Conflitto
d’interessi, avviata un' indagine su Mario Draghi, presidente della banca centrale
europea.
di
Checchino Antonini – Il Megafono Quotidiano
Il
comitato di sorveglianza interna dell’Ue ha avviato un’indagine su Mario
Draghi, presidente della Banca centrale europea (BCE) per conflitto di
interessi. Lo annuncia la Reuters ma su un’altra agenzia, l’Afp, Gundi
Gadesmann, la portavoce del mediatore europeo, smentisce e deplora la
“drammatizzazione di questo caso” due giorni prima di un’importante riunione
del Consiglio direttivo della BCE. “Nessuna indagine è stata aperta”, ha
assicurato.
L’accusa
a Draghi giunge dall’Osservatorio dell’Europa industriale (Corporate Europe
Observatory, CEO), una campagna indipendente che monitorizza l’influenza dei
poteri forti sulle decisioni di Strasburgo e Bruxelles. Draghi, secondo CEO,
non sarebbe totalmente indipendente a causa della sua appartenenza al G30, il
forum internazionale che riunisce i leader di pubblico e privato del settore
finanziario....
“Abbiamo
ricevuto una denuncia e abbiamo inviato una lettera alla Bce. Ora stiamo
aspettando una risposta”, ammette la signora Gadesmann. La BCE ha tempo fino
alla fine di ottobre per rispondere. A quel punto il mediatore, Nikiforos
Diamantoros, formulerà raccomandazioni “che non sono vincolanti”, ha detto la
sua portavoce. “Non abbiamo il potere di imporre sanzioni, cerchiamo di trovare
una soluzione amichevole con cui tutti possono vivere”.
“Il
G30 ha tutte le caratteristiche di un veicolo di lobbying per le grandi banche
private internazionali e il presidente della Banca centrale europea, non
dovrebbe essere in grado di essere membro”, ribatte l’Osservatorio.
Il
2 agosto, intanto, si riunirà il vertice della BCE per la sua decisione mensile
di politica monetaria. Una data più attesa del solito dopo che la scorsa
settimana Draghi ha dichiarato di essere “pronto a fare tutto il necessario per
proteggere l’euro”, provocando un rilassamento significativo nei mercati, in
particolare obbligazionari.
Draghi
era già stato criticato sulla sua carriera a Goldman Sachs dal 2002 al 2005
quando la banca Usa (in cui ha militato anche Monti) ha “aiutato” la Grecia a
fare i suoi conti.
Alla
fine del novembre scorso il presidente del CEO ha scritto al neo capo della
Bce: «Dear Mr. Draghi si dimetta o lasci il Gruppo dei 30», aveva scritto
Kenneth Haar per conto della campagna, citando le norme in materia di
indipendenza della Bce. L’articolo 130 del trattato Ue recita infatti
che”nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri né
la Banca centrale europea, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono
sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, organi, uffici o agenzie,
da qualsiasi governo di uno Stato membro o da qualsiasi altro organismo”.
Anche
il settore finanziario privato ed i suoi rappresentanti sono tra gli organi che
potrebbero esercitare un’influenza indebita sulla banca. Di conseguenza, la Bce
e il suo presidente hanno l’obbligo di mantenere una distanza adeguata da
qualsiasi veicolo del settore finanziario. Il Gruppo dei Trenta è un gruppo di
pressione dei banchieri del settore pubblico e privato. Tra i suoi membri
spiccano dirigenti e consulenti di Morgan Stanley, JP Morgan Chase
International e BNP Paribas. Quando il gruppo si presenta al pubblico, di
solito è Jacob Frenkel da JP Morgan Chase International, che agisce come suo
portavoce. Il Gruppo ha le caratteristiche di un veicolo lobbying per privati
interessi finanziari.
Solo
un altro banchiere può fingere di non vedere che la mission del gruppo è quella
di influenzare il dibattito sulla regolamentazione del settore finanziario in
tutto il mondo. Il Gruppo dei Trenta, ricorda Kenneth Haar è stato attivissimo
in occasione di Basilea II, l’accordo del 2004 sui requisiti minimi di capitale
in seguito accusato di molte delle calamità nel crisi finanziaria nel 2008. Il
Ceo punta l’indice sulla «natura opaca delle attività dei membri. Non abbiamo
modo di conoscere i dettagli del tuo coinvolgimento, dato che le riunioni dei
soci sono riservate, inaccessubili al pubblico».
Il
27 giugno il CEO ha presentato una denuncia formale presso il Mediatore europeo
perché l’appartenenza di Draghi al Gruppo dei Trenta è in contrasto con le
regole della BCE in materia di etica. Il Gruppo dei Trenta è un forum esclusivo
per i banchieri di alto livello, che riunisce i banchieri del settore privato,
accanto a figure del governo e del mondo accademico. Il suo obiettivo
dichiarato è quello di influenzare il banking pubblico e privato.
LE
SUPERLOBBY, IL GOTHA SEGRETO DELL’ALTA FINANZA
Il
Gruppo dei Trenta, spesso abbreviato in G30, si definisce un organismo
internazionale di finanzieri leader e accademici che mira ad approfondire la
comprensione delle questioni economiche e finanziarie e di esaminare le
conseguenze delle decisioni prese nei settori pubblici e privati correlati a
queste problematiche. È composto di trenta membri e comprende i capi delle
principali banche private e banche centrali, così come i membri del mondo
accademico e delle istituzioni internazionali.
Tiene due riunioni plenarie ogni
anno e organizza anche seminari, convegni, e gruppi di studio. Ha sede a
Washington. E’ stato fondato nel 1978 da Geoffrey Campana su iniziativa della
Fondazione Rockefeller che ha anche fornito un finanziamento iniziale. Il suo
primo presidente fu Johannes Witteveen, ex direttore di gestione del Fondo monetario
internazionale. Oggi lo presiede Jean-Claude Trichet, predecessore di Draghi a
Francoforte.
Nomi
che ricorrono nelle superlobby internazionali di cui s’è occupato di recente il
giornale Liberazione. Sempre il miliardario Rockfeller, cinque anni prima,
aveva fondato la Trilateral commission, nome che deriva dalle tre aree a
maggior sviluppo capitalistico: Nord America, Europa e Asia-Pacifico. Ognuna
delle tre aree ha un suo presidente: per l’Europa è stato Mario Monti finché
non è diventato presidente del consiglio; lo ha sostituito Jean-Claude Trichet,
appunto. Il presidente italiano attualmente è Carlo Secchi (ex rettore della
Bocconi).
Della
Commissione fanno parte circa 400 persone tra banchieri, politici, editori,
giornalisti, accademici; vi si entra solo su invito.
È considerata una
filiazione diretta del Gruppo Bilderberg, di cui condivide membri e ideologia.
Il nome, stavolta, deriva dall’albergo in cui s’è riunito la prima volta nel
’54, l’hotel Bilderberg di Oosterbeek, per iniziativa del principe Bernardo
d’Olanda. È la più ristretta, esclusiva e segreta delle società (o sette)
“internazionaliste”. È governato da un comitato esecutivo, di cui fanno parte
circa 30 persone (tra le quali Mario Monti e Franco Bernabè per l’Italia)
elette per quattro anni rinnovabili. Il Gruppo si riunisce una volta l’anno in
località esclusive e hotel di lusso, protetto da guardie armate che non fanno
avvicinare nessuno, tanto meno la stampa. Le date e i luoghi sono segreti e chi
vi è invitato ha l’obbligo della riservatezza, pena l’esclusione. Tra i nomi
italiani: Giulio Tremonti, John Elkan, Paolo Scaroni, Tommaso Padoa-Schioppa.
L’ultima conferenza nota si è svolta nel giugno 2011.
«Alcuni
credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi
degli Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia come “internazionalisti” e di
cospirare con altri nel mondo per costruire una struttura politica ed economica
integrate – un nuovo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro
colpevole e sono rogoglioso di esserlo», scriveva nelle sue memorie David
Rockfeller. Ancora: «I Bilderbergers sono in cerca dell’era del
post-nazionalismo: quando non avremo più paesi, ma piuttosto regioni della
terra circondate da valori universali.
Sarebbe a dire, un’economia globale; un
governo mondiale (selezionato piuttosto che eletto) e una religione universale.
Per essere sicuri di raggiungere questi obiettivi, i Bilderbergers si
concentrano su di un “approccio maggiormente tecnico” e su di una minore
consapevolezza da parte del pubblico in generale», scriveva William Shannon del
New York Times, ambasciatore in Irlanda per Carter e naturalmente membro del
Bilderberg.
Il
loro è uno sforzo costante contro gli «eccessi della democrazia» e il
«sovraccarico del sistema decisionale all’origine della crisi economica». Il
barone Denis Winstop Healey, due volte ministro britannico tra i 60 e i 70, ne
era convinto: «Quel che accade nel mondo non avviene per caso; si tratta di
eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni nazionali o
commerciali e la maggioranza di questi eventi sono inscenati da quelli che
maneggiano la finanza».
«Le
idee e la linea politica che vengono fuori dagli incontri annuali del Gruppo
Bilderberg – scriveDaniel Estulin, un giornalista spagnolo che ha scritto un
libro molto informato (“The true story of the Bilderberg Group”, TrineDay) –
sono poi usate per creare le notizie di cui si occuperanno le maggiori riviste
e i gruppi editoriali del mondo. Lo scopo è quello di dare alle opinioni
prevalenti dei Bilderbergers una certa attrattiva per poterle poi trasformare
in politiche attuabili e di far pressione sui capi di stato mondiali per
sottometterli alle “esigenze dei padroni del mondo”. La cosiddetta “stampa
libera mondiale” è alla completa mercè del gruppo e dissemina propaganda da
esso concordata».
(31
luglio 2012)
Fonte:
http://ilmegafonoquotidiano.globalist.it/news/il-vizietto-di-draghi
http://fintatolleranza.blogspot.it/2012/08/il-caso-draghi-compagno-del-comunista.html#more
Tratto
da: terra real time
Lo specchio del pensiero
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