Creature asessuate che da oltre 80 milioni di anni riescono a riprodursi senza maschi mangiando DNA
”Siamo rimasti sorpresi quando abbiamo
scoperto che quasi il 10% dei geni attivi nei bdelloidei sono esogeni,
cosa che rende ancora più strane queste bizzarre creature”, spiega il
coordinatore dello studio, Alan Tunnacliffe, dell’università di
Cambridge. ”Non sappiamo come avvenga il trasferimento dei geni –
aggiunge – ma probabilmente si deve all’ingestione del Dna contenuto nei
residui organici di cui è pieno il loro habitat: i bdelloidei mangiano
tutto quello che è più piccolo delle loro teste”.
Per sopravvivere si può fare di tutto,
anche ingoiare il Dna dei ‘vicini’. E’ il caso di alcuni minuscoli
invertebrati che vivono nei corsi d’acqua, i rotiferi bdelloidei,
creature asessuate che da oltre 80 milioni di anni riescono a riprodursi
senza maschi. Tra i geni attivi nel loro Dna, addirittura uno su dieci
deriverebbe da altri organismi quali batteri, funghi e alghe, e si
accenderebbe in condizioni estreme per favorire la sopravvivenza in caso
di disidratazione. Lo rivela uno studio britannico dell’università di
Cambridge e dell’Imperial College di Londra pubblicato sulla rivista
Plos Genetics.
Dalle analisi è emerso che i geni
ingurgitati dai rotiferi non appartengono ad altri animali, bensì a
microrganismi come batteri, funghi e alghe. Una volta adattati al nuovo
organismo, questi geni si accenderebbero in condizioni estreme, ad
esempio quando i rotiferi sono costretti a disidratarsi per sopravvivere
(anche per anni) al disseccamento delle pozze d’acqua in cui vivono.
”Altre ricerche hanno dimostrato che i
bdelloidei contengono potenti antiossidanti che li proteggono
dall’azione delle sostanze tossiche che si producono durante la
disidratazione”, spiega Tunnacliffe. ”Questi antiossidanti non sono
ancora stati ben identificati, ma pensiamo che alcuni di loro derivino
proprio dai geni degli altri organismi”.