Gli astrofisici confermano: il sistema solare sta entrando nella Dark Rift o Crepa Oscura della Galassia
06/12/2012
La National Academy of Sciences degli
Stati Uniti, insieme con la NASA e molti altri scienziati, sono
abbastanza preoccupati del fatto che la Terra (e il Sistema Solare) sta
iniziando ad attraversare il centro assoluto della Galassia, chiamato
anche fessura oscura (“spaccatura scura”), o Dark Rift nella Via Lattea,
il cui epicentro sarà il il 21 Dicembre 2012. Il Dark Rift, o fessura
scura, sarebbe piena di spazzatura spaziale, costituita da pietre e
massi ma soprattutto da alcuni asteroidi e oggetti delle dimensioni dei
pianeti. Questa “spaccatura scura” è il piano gravitazionale galattico
della Via Lattea e nasconde le insidie di questa spazzatura spaziale.
Che cosa accadrà il 21 dicembre 2012?
Secondo il ricercatore John Major Jenkins,
a Izapa, dove vi è scritta la storia di questo Dark Rift, è un sito
archeologico pre-colombiano della civiltà Maya, il più grande nello
stato messicano del Chiapas, che fiorì nel tardo periodo formativo. La
città era sorta sul fiume Izapa vicino al vulcano Tacaná. La città
raggiunse il periodo di massimo splendore tra il 600 a.C. e il 100;
anche se alcuni archeologi hanno proposto una teoria che daterebbe il
primo insediamento nella zona intorno al 1500 a.C. Izapa si trova su un
terreno formato da materiale di origine vulcanica, fertile e adatto
all’agricoltura, dove si produceva il cacao. Izapa era un sito esteso
che comprendeva un gruppo di 80-130 tumuli, dei quali solo metà sono
stati scavati e restaurati. Nella città vi erano piramidi, piazze e due
giardini da gioco della palla. Izapa è stato costruito allineato con il
vulcano Tacaná e sembra essere situato verso l’orizzonte corrispondente
al solstizio invernale.
Oggi,
una dozzina di siti archeologici presentano costruzioni stilisticamente
collegate a quelle di Izapa, che è chiaramente il luogo cerimoniale più
importante della regione. Il Sole passa sulla verticale di Izapa,
collocata nella fascia tropicale a 15 gradi di latitudine, il 1 maggio e
l’11 agosto. Questa felice circostanza divide l’anno in due parti, una
di 260 giorni e l’altra di 105. Per questo motivo alcuni studiosi
considerano Izapa il luogo di nascita del calendario tzolkin di 260
giorni e del Lungo Computo. La posizione geodetica di Izapa è perfetta,
perché ad altre latitudini la divisione dell’anno sarebbe diversa.
Il Lungo Computo compare nei reperti archeologici del I secolo a.C.,
all’apice della civiltà di Izapa. Le più antiche rappresentazioni del
Lungo Computo sono distribuite in un ampio arco attorno a Izapa, e una
estremamente affascinante, datata 37 d.C., si trova nella città gemella
di Izapa, Takalik Abaj.
Izapa venne scavata negli anni ’60 da
una squadra di archeologi della Brigham Young University. Vennero
portate alla luce sessanta stele scolpite, alcune delle quali nello
stesso luogo in cui si trovavano quando la città venne abbandonata circa
1800 anni fa. Per questo motivo è possibile mappare con precisione
l’orientamento delle stele e dei loro principali raggruppamenti.
Il
libro di John Major Jenkins “Maya Cosmogenesis 2012″ richiamò
l’attenzione su Izapa e sul collegamento tra le divinità e gli episodi
mitologici incisi nella pietra e i moti astronomici celesti sulla
verticale del sito. E’ perfettamente logico, perché sappiamo che la
mitologia e l’astrologia maya sono strettamente interconnesse. Le scene
mitologiche sono facilmente riconoscibili: i due Eroi Gemelli, il
presuntuoso reggitore Seven Macaw e il padre solare dei gemelli, Uno
Hunaphu. Il mito della creazione è quindi un elemento centrale delle
stele di Izapa. Anzi, alcuni dei più antichi miti di creazione maya sono
già presenti a Izapa, suggerendo che, assieme al Lungo Computo, anche
il mito della creazione abbia avuto origine qui.
I
tre principali gruppi di stele di Izapa, i gruppi A, B e F,
rappresentano i tre centri cosmici dell’astronomia maya: il centro
polare, zenitale e galattico. Lo si evince dal loro orientamento e dai
simboli. Più sorprendenti sono le figure delle tre note divinità
associate ai tre centri cosmici, rappresentate in varie scene e gesta:
Seven Macaw (a sinistra), Quetzacoatl e Uno Hunab Ku. Seven Macaw è una
divinità in forma di uccello raffigurata nel gruppo A e simbolo
dell’Orsa Maggiore, la costellazione che circonda la stella polare.
Un’altra divinità a forma di uccello presente a Izapa è probabilmente
una precedente versione di Quetzacoatl, raffigurato mentre ascende allo
zenit nelle stele del gruppo B. Siamo di fronte a un complesso
collegamento misterico di tre forze cosmiche che sono altrettanti
insegnamenti spirituali per l’umanità, soprattutto in relazione alle
dinamiche della fine di un ciclo. L’intero mito della creazione parla di
un’età del mondo formata da ere lunghissime e dai loro momenti di
transizione, con riferimento diretto al mistero del 2012.
Per comprendere la profezia e gli
insegnamenti racchiusi nel cortile del gioco della palla nel gruppo F,
dobbiamo rivolgere l’attenzione alle dinamiche tra Seven Macaw e Uno
Hunab Ku. Queste storie non sono semplici racconti di fantasia, ma
racchiudono una profonda saggezza perenne, insegnamenti spirituali
rivolti all’umanità che si trova a vivere alla fine di un ciclo.
Queste sculture sono rivolte verso nord, in direzione del vulcano Tacanà, dietro il quale sorge e tramonta l’Orsa Maggiore. La raffigurazione di Seven Macaw rappresenta l’elemento profondamente umano dell’ambizione, della tracotanza e della caduta. E’ il presuntuoso e falso reggitore della precedente età del mondo, deciso a ingannare l’umanità. Il suo potere mondano deriva dall’essere completamente votato all’egoismo e all’opportunismo, ma questo potere ha un prezzo, perché il suo votarsi a questa visione limitata del mondo lo esclude dalla conoscenza del suo vero creatore, della sua fonte infinita ed eterna. E’ un’alienazione che lo fa soffrire e lo spinge a proiettare la sua sofferenza sul mondo.
Queste sculture sono rivolte verso nord, in direzione del vulcano Tacanà, dietro il quale sorge e tramonta l’Orsa Maggiore. La raffigurazione di Seven Macaw rappresenta l’elemento profondamente umano dell’ambizione, della tracotanza e della caduta. E’ il presuntuoso e falso reggitore della precedente età del mondo, deciso a ingannare l’umanità. Il suo potere mondano deriva dall’essere completamente votato all’egoismo e all’opportunismo, ma questo potere ha un prezzo, perché il suo votarsi a questa visione limitata del mondo lo esclude dalla conoscenza del suo vero creatore, della sua fonte infinita ed eterna. E’ un’alienazione che lo fa soffrire e lo spinge a proiettare la sua sofferenza sul mondo.
Gli Eroi Gemelli entrano in scena quando
il loro padre, Uno Hunaphu, ha la testa mozzata dai Signori del Mondo
Sotterraneo. Il loro destino è quello di vendicare la morte del padre,
farlo rinascere e reinsediarlo nel ruolo di reggitore della nuova età
del mondo. Ma prima devono eliminare Seven Macaw. L’illustrazione su
questa stele mostra uno dei due Eroi Gemelli che colpisce Seven Macaw
facendolo cadere dal suo trespolo, simbolo del suo trono nel centro
polare del cielo boreale.
La bellissima scena riportata in questa
stele, definita una nuova “stele di Rosetta” cosmologica, è conservata
nel museo di Tapachula, una cittadina a una quindicina di chilometri da
Izapa. Si noti l’uccello in cima all’albero: Seven Macaw. Hunaphu,
figlio di Uno Hunaphu, vuole far cadere Seven Macaw. Il coccodrillo a
sinistra rappresenta la Via Lattea e la sua testa rappresenta il
rigonfiamento del nucleo nel centro galattico. Si noti anche l’asse che
collega le fauci del coccodrillo in basso alla divinità polare in alto.
In questa immagine è contenuto uno stupefacente messaggio, una
sorprendente conoscenza della dialettica tra il centro polare e il
centro galattico. Gli attori astronomici determinano l’azione
mitologica, che si sviluppa come un’azione misterica mirata a offrire un
insegnamento spirituale sulla fine di un ciclo: il 2012. Le fauci del
coccodrillo sono un importante elemento della mitologia maya che
rappresenta il “dark rift”, la zona oscurante di polvere interstellare
che percorre verso nord la Via Lattea a partire dal rigonfiamento del
nucleo del centro galattico. I Maia la chiamavano Xibalbà be, la “strada
per l’altro mondo”. Le fauci del coccodrillo vengono anche
rappresentate come la bocca di una rana.
Nella scrittura geroglifica maya, il segno della bocca aperta della
rana significa “nascere”. La divinità che emerge dalla bocca della rana è
Uno Hunaphu, il Primo Signore del Sole che all’alba di una nuova era
misura l’universo con le braccia aperte. Uno Hunaphu ha associazioni
calendariali, direzionali e stagionali che lo identificano con il Sole
del solstizio d’inverno. La stele 11 rappresenta il Sole al solstizio
d’inverno che rinasce dal dark rift, ed è quindi un’immagine del raro
allineamento galattico che avverrà nell’era-2012.
La stele 11, incisa
oltre 2.000 anni fa, rappresenta il raro allineamento astronomico che si
verifica ogni 26.000 anni cadendo il prossimo nell’era-2012. Poiché la
strada che conduce nell’altro mondo è associata alle caverne
cerimoniali, alle porte dei templi e al canale della nascita umana,
comprendiamo perché i Maya pensassero all’allineamento del 2012 come a
una rinascita sacra. Il codice iconografico di Izapa, antico di 2.000
anni, fa un’affermazione sorprendente: il mondo rinascerà quando il Sole
del solstizio d’inverno si allineerà, lungo il dark rift, con il centro
galattico.
Il gioco della palla Maya e l’allineamento del Sole
Prima
di tutto, occorre capire in che modo il gioco della palla riflette
l’allineamento galattico. Dai paralleli simbolici, ampiamente accertati,
tra l’astronomia e il gioco della palla, emergono con certezza alcuni
elementi. Osservando l’immagine più in basso, il cortile rappresenta la
Via Lattea. La palla rappresenta la testa recisa di Uno Hunaphu, ovvero
il Sole al solstizio d’inverno. Il cerchio infisso nel muro rappresenta
il dark rift, la nube di polvere interstellare al centro esatto della
Via Lattea (foto in basso).
I giocatori mettono in scena il mistero narrato nel mito di creazione
del Popol Vuh in cui i due Eroi Gemelli combattono contro i Signori
Oscuri del Mondo Sotterraneo nel campo di gioco cosmico del sacrificio,
della giustizia e della resurrezione. Ecco come il gioco della palla si
può considerare l’evento centrale dell’allineamento galattico
dell’era-2012 cifrato nel mito della creazione. Quando la palla entra
nell’anello, il Sole solstiziale entra nel dark rift e un ciclo
temporale giunge alla sua fine. In quel momento ha fine anche la vecchia
età del mondo dell’inganno e dell’illusione, sostituita da una
coscienza rinnovata e più elevata attraverso la rinascita a una luce più
alta.
Il complesso monumentale del cortile del gioco della palla di Izapa
contiene un messaggio rivelatore di questo gioco misterico, inteso dagli
astronomi di Izapa come una rivelazione ricevuta da una fonte
superiore. Il messaggio del 2012 va quindi compreso alla luce
dell’orientamento del cortile verso il punto occupato dal Sole al
solstizio d’inverno, del significato degli sciamani seduti in trono, del
vero significato del sacrificio (che rappresenta le energie alla fine
di un ciclo) e del rapporto tra l’io e il sé divino. Incominciamo da
quest’ultimo punto.
Il mito di creazione maya di Seven Macaw e Uno Hunahpu riflette un
insegnamento perenne riassunto da Aldous Huxkey nella sua introduzione a
The Song of God: Bhagavad-Gita. Distillando la saggezza universale al
centro delle grandi religioni del mondo, Huxley elenca quattro principi.
Primo, gli esseri umani contengono due sé: l’io limitato, che serve a
scopi pratici ma che può trasformarsi in megalomania, e il sé divino, lo
sfondo eterno e infinito della manifestazione.
Il mondo costituito di
elementi, oggetti, stelle, pianeti e fenomeni (tra cui gli esseri
viventi) sgorga da questo divino sfondo incondizionato. Secondo,
l’eccessiva identificazione con l’io provoca la dimenticanza del sé
divino. Terzo, il sé divino illimitato non può essere compreso né
conosciuto dalla mente razionale, ma va sperimentato direttamente.
Questa esperienza comprende l’iniziazione presente negli insegnamenti
esoterici di tutte le religioni. Quarto, lo scopo dell’esistenza umana è
la riunificazione dell’io con il sé divino, per vivere in piena
coscienza dello sfondo eterno e infinito della manifestazione.
La chiave per la nostra epoca è una visione iniziatica che abbia
valore e significato per il mondo moderno. In che modo sviluppare questa
visione? Il messaggio nelle pietre di Izapa allude a tre metodi: il
tantrismo, la guarigione sciamanica mediante le piante sacre e la
meditazione sul respiro. La chiave di tutte e tre le pratiche è il
sacrificio (il lasciar andare), e la chiave del sacrificio è l’umiltà e
la compassione.
L’immagine in alto schematizza il cortile del gioco della palla di Izapa
e le sue costruzioni. Il cortile è orientato a sud-est, verso il punto
in cui al solstizio d’inverno del 2012 il Sole nascerà allineato al dark
rift e quindi al centro galattico. Circa 2.100 anni fa, gli astronomi
di Izapa dovettero vedere il dark rift sorgere all’orizzonte prima
dell’alba di un solstizio d’inverno. Quegli antichi cosmologi
osservarono l’allineamento e calcolarono che si sarebbe ripetuto nel
2012, ponendo il termine del loro calendario in questa data. (Vi sono
validi motivi per ritenere che questo allineamento preannunci un
importante cambiamento energetico nei cieli temporali, come spiegato da
John Major Jenkins in Galactic Alignment).
All’estremità più lontana del cortile, una stele rappresenta Hunahpu
eretto su Seven Macaw caduto a terra. Osservando questa stele alla luce
del prossimo allineamento che avverrà nel punto indicato dalla stele,
l’antico iniziato vedeva reiterarsi il mito della creazione: Seven Macaw
(l’io) deve cadere affinché Uno Hunahpu (il sé divino) possa rinascere.
L’antico dio polare muore e il nuovo dio galattico nasce. Un modello
solare-galattico viene così a sostituirsi a un modello geo-polare. L’io
deve umiliarsi per poter recuperare il giusto rapporto con il sé divino,
consentendo alla saggezza eterna di risplendere.
L’unione di astronomia, mitologia e insegnamento spirituale è la
cifra di quella che Jenkins definisce la profezia del 2012, lo scenario
che si presenta nel punto di transizione alla fine di un’età. Che cosa
dice questa profezia? Seven Macaw, l’egoismo che pensa solo a se stesso,
governerà il mondo e lo porterà alla rovina, facendo dimenticare agli
uomini la loro natura eterna e spingendoli a identificarsi con l’io
limitato. Secondo Jenkins, è questa la vera profezia del 2012. La
seconda parte della profezia, perfettamente leggibile nel mito della
creazione, dice che l’io può farsi umile, lasciar andare la credenza
illusoria di essere il vero centro e ricollegarsi al sé divino eterno.
In questo modo Uno Hunahpu, l’anima rinata al giusto rapporto con il sé
superiore, può risplendere. L’io diventa trasparente ed è illuminato
dalla mene divina che sinora era celata al suo interno. La chiave di
questa profezia è la volontà, perché ciò di cui facciamo esperienza
dipende dalle nostre scelte: che scegliamo di rimanere aggrappati per
paura alla familiare illusione o che scegliamo di aprirci con amore e
fiducia al grande mistero che vuole elevarci e trasformarci.
Al
centro della parete settentrionale del cortile del gioco della palla
troviamo la stele 67, che mostra la vittoriosa rinascita di Uno Hunahpu
dentro una canoa che simboleggia la Via Lattea. Come nella stele 11,
appare nella posizione dell’allineamento galattico, “in mezzo” alla Via
Lattea. Dietro la stele, a nord, l’osservatore ha davanti a sé il
vulcano Tacanà, su cui Seven Macaw sorge e tramonta, un memento delle
vicissitudini e della follia dell’egoismo.
Sul lato opposto del cortile si trovano
sette sedili o troni di osservazione. Su questi troni sedeva un gruppo
di maestri o sciamani-astronomi che osservavano il gioco misterico che
si svolgeva nel cortile e il cielo sopra l’orizzonte.
Questi tre elementi (il trono, il gioco della palla e la bocca del serpente) racchiudono il triplice insegnamento del 2012, simboleggiando nello stesso tempo l’allineamento del Sole al solstizio con il centro galattico. Il primo (il trono) rappresenta il centro del cosmo, dalle cui gambe stilizzate emerge una divinità solare. Rappresenta anche il sole e il canale della nascita, simboleggiando il futuro allineamento all’orizzonte durante il solstizio d’inverno. E’ un’immagine di rinascita. Il secondo (la testa di serpente che in origine recava i bocca un piccolo disco solare) è un’altra immagine del Sole nel dark rift, ma con una connotazione di divoramento e di morte.
Abbiamo quindi la morte e la rinascita, una polarità usata spesso per indicare il solstizio d’inverno, che segna la fine di un anno e l’inizio di un successivo. La nascita del nuovo è preceduta dalla morte del vecchio. Ma l’immagine divoratrice simboleggia anche la trasformazione. Ciò che muore non finisce, ma si trasforma in ciò che rinasce. Allo stesso modo, l’io non va distrutto, ma trasformato attraverso il contatto con la luce rinnovatrice del sé divino. Questo è il vero significato del sacrificio e della trascendenza, perché la trascendenza non annulla ciò che trascende ma lo include in una visione più globale.
La palla e l’anello nella parte inferiore della figura rappresentano il gioco della palla e, come abbiamo già visto, l’allineamento galattico tra il Sole solstiziale e il dark rift. Qui entra a far parte della simbologia anche il gioco, che è la danza o l’attività della coscienza, il movimento dell’umanità verso la rinascita e la partecipazione cosciente a questo processo. E’ un’esigenza di trasformazione positiva attraverso la volontà di lasciar andare l’illusione che vincola l’io ai suoi stati limitati. Nel mito, Seven Macaw cade perché rifiuta di lasciar andare l’attaccamento all’io. Uno Hunahpu, che perse la testa recandosi volontariamente a Xibalbà, la riottenne alla rinascita, assieme a molte altre cose.
di John Major Jenkins
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