Ve lo ricordate il diritto di rettifica? Quella norma
allucinante contenuta nel Ddl Intercettazioni che estendeva alla rete
una serie di obblighi che avevano un senso se pensati nel 1948 per la
carta stampata? Avevamo lavorato molto, io e voi, su questo blog, per
scongiurarla. E ci eravamo riusciti, riuscendo a a far passare il nostro
emendamento in Commissione Giustizia. Ecco l'ultimo l'annuncio che ne avevo dato.
Poi il Ddl Intercettazioni si era arenato. Ma non si sono dati per
vinti: il diritto di rettifica applicato al web 2.0 è stato
ripresentato, grazie al caso Sallusti, ed è più feroce e inconcepibile di prima. E il Senato l'ha già approvato.
Abbiamo meno di 24 ore di tempo. E' la vendetta dei partiti contro il
web che gli ha rotto il giochino. Per spiegarvi perché, faccio anch'io
copia-incolla delle parole di Guido Scorza, una nostra
vecchia conoscenza, riprese anche dal blog di Alessandro Gilioli che aggiunge carinamente gli indirizzi email dei responsabili.
Ma prima vi dico una cosa. Non solo io non rimuoverò un singolo bit da questo blog,
ma annuncio anche la formazione di un'associazione che tutelerà tutti i
blogger, compreso me stesso, dall'avanzata di questo medioevo di
barbari dell'informazione.
LA VENDETTA DEI PARTITI SULLA RETE
«Tutte le “testate giornalistiche diffuse per via telematica” –
definizione tanto ambigua da abbracciare l’intero universo
dell’informazione online o nessuno dei prodotti editoriali telematici –
saranno obbligate a procedere alla pubblicazione delle rettifiche
ricevute da chi assuma di essere stato ingiustamente offeso o che i
fatti narrati sul suo conto non siano veritieri.
In caso di mancata pubblicazione della rettifica entro
quarantotto ore, si incapperà in una sanzione pecuniaria elevata fino a
25 mila euro ma, prima di allora, si correrà il rischio di essere
ripetutamente trascinati in Tribunale ingolfando la giustizia e facendo
lievitare i costi per difendere il proprio diritto a fare libera
informazione.
Proprio mentre la Cassazione prova a mettere un punto all’annosa
questione dell’applicabilità della vecchia legge sulla stampa
all’informazione online, escludendola, il Senato, la riapre stabilendo
esattamente il contrario: la legge scritta per stampati e manifesti
murari si applica anche ad Internet.
Ce ne sarebbe abbastanza per definire anacronistica e liberticida la
disposizione appena approvata dalla Commissione Giustizia del Senato ma
non basta.
La portata censorea di questa norma è nulla rispetto a quella di
un’altra disposizione contenuta nello stesso provvedimento appena
licenziato dal Senato: l’art. 3, infatti, stabilisce che “fermo restando
il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle
informazioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti,
l’interessato può chiedere ai siti internet e ai motori di ricerca
l’eliminazione dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati
in violazione della presente legge”.
E’ una delle disposizioni di legge più ambigue ed insidiose contro la
Rete che abbia sin qui visto la luce perché è scritta male e può
significare tutto o niente.
Una previsione inutile se la si leggesse nel senso che chiunque può
chiedere ciò che vuole a chi vuole, senza, tuttavia, che il destinatario
della richiesta sia tenuto ad accoglierla.
Una previsione liberticida se, invece – come appare verosimile –
finirà con l’essere interpretata, specie da blogger e non addetti alle
cose del diritto, nel senso che, a fronte della richiesta, sussiste un
obbligo di rimozione.
In questo caso, infatti, assisteremo ad una progressiva cancellazione
dell’informazione libera e scomoda online, giacché, pur di sottrarsi
alle conseguenze della violazione della norma o, almeno, non trovarsi
trascinati in tribunale, blogger, gestori di forum di discussione,
piccoli editori e motori di ricerca, finiranno con l’assecondare ogni
richiesta di rimozione.
Sarebbe la fine della Rete che conosciamo e la definitiva prevaricazione della voce del più forte sul più debole.
Esattamente il contrario di ciò di cui avremmo un disperato bisogno in
un Paese come il nostro che vive, da anni, il problema della mancanza di
informazione libera: una norma che punisca chiunque provi a censurare,
imbavagliare o mettere a tacere un blogger o chiunque faccia
informazione.
Domani il testo approda all’assemblea di Palazzo Madama per la
discussione ed il voto definitivo: ci sono meno di 24 ore per salvare
quell’informazione online che, ovunque nel mondo, sta dando prova di
rappresentare la più efficace alleata di ogni società democratica contro
i soprusi e le angherie di ogni regime palese od occulto».
Ringraziamo quindi tutta la Commissione, in particolare il senatore Filippo Berselli (PdL: berselli_f – chiocciola – posta.senato.it oppure on.filippo.berselli – chiocciola - studioberselli.com) e la senatrice Silvia Della Monica (Pd: dellamonica_s – chiocciola – posta.senato.it).
Sono ovviamente indirizzi mail pubblici, presenti nelle pagine ufficiali sul sito del Senato.
http://www.byoblu.com/post/2012/10/25/ABBIAMO-MENO-DI-24-ORE.aspx
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