venerdì 15 febbraio 2013

Ma Benedetto XVI si è dimesso o è stato licenziato? 
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Sconcerto ed incredulità! Queste sembrano i due sentimenti che hanno accompagnato le dimissioni rassegnate lunedì 11 febbraio 2013 del primate della Chiesa Cattolica Romana.
“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”.

Con queste parole, Benedetto XVI, durante il concistoro tenuto per la beatificazione dei Martiri di Otranto, ha dichiarato di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma.
Apparentemente, il papa tedesco ha motivato la sua decisione riconducendola all’età avanzata e alla mancanza di forze necessarie per continuare a condurre la barca di Pietro in un mondo molto più complesso di quanto poteva immaginare.


Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha tenuto a precisare che “non risulta nessuna malattia in corso che influisca su questo tipo di decisione. Il Papa dice molto chiaramente, con la sua straordinaria onestà, che negli ultimi mesi è diminuito il vigore in lui”.

Eppure, a poche ore dalla inedita abdicazione, tutti avvertono che c’è qualcosa di anomalo in quello che sta succedendo a Roma. Mettendo una parentesi tra le innumerevoli lodi proferite da politici, giornalisti e analisti per il gesto carico di umiltà e di responsabilità del pontefice, sono in molti a credere che dietro le dimissioni di Benedetto ci sia ben altro. E’ possibile che il papa sia stato licenziato o costretto a dimettersi?


È la prima volta che accade nell’epoca moderna. Non essendoci evidenti e conosciuti impedimenti fisici, il Papa lascia perché non si sente più in grado di svolgere il suo compito. La possibilità è prevista dal canone n. 332.2 del Codice di Diritto Canonico, il quale prescrive che esse siano operative senza accettazione:
Can. 332, §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.
Secondo l’opinione riportata su Vatican Insider di Giovanni Battista Varnier, ordinario di storia dei sistemi di relazione tra Stato e Chiesa all’Università degli Studi di Genova, benchè siano previste dalla giurisdizione ecclesiastica, le dimissioni del papa sono un precedente che potrebbe influenzare anche l’applicazione futura del diritto canonico.

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Il problema è capire se il pontefice abbia preso la sua decisione “liberamente”, senza alcun condizionamento esterno. Alla luce dei gravi scandali che hanno accompagnato gli otto anni di pontificato di Benedetto – dallo scandalo sulla pedofilia nella Chiesa, al caso Vatileaks e al  “Corvo”, dalle dimissioni del presidente della banca vaticana Ior (l’Istituto per le Opere di Religione) Ettore Gotti Tedeschi, alla vicenda del San Raffaele e delle spericolate operazioni finanziarie del Cardinal Tarcisio Bertone – l’inconfessabile dubbio sul fatto che il papa sia stato costretto a dimettersi per una qualche causa di “forza maggiore”, viene un pò a tutti.

Senza parlare, poi, delle divisioni all’interno del collegio cardinalizio, tra tradizionalisti e modernisti, tra la vecchia guardia, la diplomazia della prestigiosa scuola di piazza della Minerva (Sodano, Sandri) e il nuovo che avanza: Bertone e i suoi fedelissimi (Versaldi, Calcagno, Coccopalmerio, Bertello): una vera è propria guerra tra bande. Così ebbe a dire Gian Luca Potestà, docente di Storia del cristianesimo all’Università cattolica di Milano, in una intervista rilasciata per l’Unità pubblicata lo scorso 29 maggio 2012:
«Da tempo è diffusa l’impressione di uno stato di insoddisfazione esteso e profondo nella curia romana. In ogni istituzione ci sono motivi di insoddisfazione. Un principio elementare di governo esigerebbe che le criticità vengano per quanto possibile superate, e che le insoddisfazioni insanabili restino confinate nei rispettivi ambiti.
Ora le paratie in Vaticano si sono infrante, e la diffusione di documenti riservati mostra la portata generale dei contrasti e delle recriminazioni: conflitti di competenza tra cardinali e cardinali, fra gendarmeria e guardie svizzere, scontri e paralisi fin negli uffici numismatici e filatelici del Vaticano». 
E come dimenticare il documento diffuso dal Cardinale Darío Castrillón Hoyos, pubblicato da Il Fatto Quotidiano, sul quale veniva riportato quanto detto nel novembre del 2011 dall’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo in alcuni colloqui tenuti durante una visita in Cina, secondo il quale, da lì a dodici mesi, Benedetto sarebbe stato vittima di un attentato.
Un vero complotto che il documento inserisce nelle divisioni interne alla Chiesa che vedevano contrapposti il Papa e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone alla vigilia di una presunta successione. Una Santa Sede, insomma,  che nell’ultimo periodo, è sembrata ad alcuni come un “ingranaggio” impazzito.
Tra le voci più critiche sul pontificato di Benedetto XVI c’è quella di ‘dom’ Giovanni Battista Franzoni, teologo “eretico” ed ex sacerdote, già il più giovane tra i padri conciliari italiani, poi dimesso dallo stato clericale in seguito ad alcune prese di posizione considerate troppo progressiste dalle gerarchie cattoliche. Questo è quanto riportato da un’intervista telefonica rilasciata per l’Espresso:
Un pontefice forte con i deboli e gli emarginati e troppo debole verso i comportamenti assai poco cristiani del clero, come la piaga dei preti pedofili. Dice Franzoni: «C’è stato troppo silenzio su questi crimini. Wojtyla prima e Ratzinger poi hanno dimenticato che il Vangelo dice di far esplodere gli scandali, e invece loro si sono prodigati a coprirli».
Ma non solo. Tra le critiche al pontefice dimissionario ci sono anche la debolezza della vanità e la scarsa vicinanza alla contemporaneità. Le pantofole rosse griffate Prada e la decisione di sbarcare su Twitter, tanto per far due esempi: «Persino le chiese orientali, per non parlare dei protestanti, hanno adottato costumi di maggiore sobrietà», tuona Franzoni: «Invece qui si è indugiato nel lusso, con uno spirito antifrancescano e antievangelico. E non parliamo poi della scelta di andare su Twitter, che lo ha coperto di ridicolo. Ci vuole ben altro per dimostrare di conoscere i linguaggi del presente».

Se ne è andato o è stato fatto fuori?
Come ha vissuto il pontefice questo diabolico balletto che si stava consumando all’interno delle mura vaticane? Cosa può averlo spinto a fare “l’umile passo indietro”, lasciando il timone della barca di Pietro in balia della tempesta? C’è chi ritiene che il papa abbia deciso di ritirarsi a vita privata in nome del pragmatismo tedesco che lo caratterizza, semplicemente prendendo atto del fatto che le forze fisiche e spirituali non sono più in grado di sostenerlo nell’affrontare la cura pastorale dei fedeli del mondo e le lotte intestine dei sacri palazzi.

Eppure, quello che stupisce, è la repentinità e il tempismo della decisione. Proprio in nome della pragmaticità nord europea, ci si sarebbe aspettati una preparazione alle dimissioni più soft e non così improvvisa. Alcuni, quindi, sospettano che il papa sia stato costretto a dimettersi in vista di un qualche scandalo gravissimo che si profila all’orizzonte che potrebbe riguardarlo, la madre di tutti gli scandali. Oppure, c’è chi ritiene che un qualche potere occulto, particolarmente forte, abbia cordialmente “licenziato” B16. Ma perchè?

Normalmente, i papi vengono licenziati da Dio, quando sopraggiunge la morte naturale del Vicario di Cristo. Non è mai capitato nella storia che un papa si dimettesse per anzianità! Altre volte, come scrivono sarcasticamente gli autori di veteranstoday.com, è Satana ad intervenire attraverso una delle società segrete che infestano il Vaticano, facendo fuori un pontefice scomodo o non adatto allo scopo.

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A rinfocolare la teoria del complotto, ci sarebbero i fatti capitati sabato scorso 9 febbraio. Il papa è intervenuto alle celebrazioni per i 900 anni di vita dei Cavalieri di Malta, uno dei più antichi e potenti ordini elitari del Vaticano, diffuso in tutto il pianeta, con la facoltà concessa nel 1113 da papa Pasquale III di eleggere liberamente i suoi superiori, senza interferenze da parte di altre autorità laiche o religiose.
Una autonomia eccezionale che nei secoli ha reso i Cavalieri di Malta una vero stato tra gli stati, tanto avere dei rapporti diplomatici, come la Santa Sede, con quasi tutti i paesi del mondo.
L’Ordine batte una sua moneta numismatica, lo scudo maltese, immatricola veicoli con targa SMOM concessa dal ministero della Difesa italiano, emette i suoi passaporti e ha lo status di osservatore permanente presso le Nazioni Unite.  In una precisazione rilasciata il 17 ottobre 2012 dalla Segreteria di Stato della Santa Sede, si legge quanto segue:
Oltre ai propri Ordini Equestri [...], la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e non intende innovare in merito.
Insomma, si tratta di un’organizzazione mondiale abbastanza potente che, in teoria, dovrebbe obbedire solo al papa. Eppure, durante la cerimonia, alla quale era presente anche il “Gran Maestro Sua Altezza Eminentissima Frà Matthew Festing”, il papa ha sentito l’esigenza di sottolineare in due passaggi del suo discorso la necessità della fedeltà al Vescovo di Roma:
Non dimenticate mai le vostre radici, la fede e la carità che portano alla speranza e il legame forte e profondo con il Vicario di Cristo. [...]. La missione dell’Ordine è un’altra: la carità. E la fedeltà alla Chiesa e al Successore di Pietro, come anche per la sua irrinunciabile fisionomia spirituale, caratterizzata dall’alto ideale religioso. [...].
Un soggetto di diritto internazionale, non ambisce ad esercitare poteri ed influenze di carattere mondano, ma desidera svolgere in piena libertà la propria missione per il bene integrale dell’uomo, spirito e corpo, guardando sia ai singoli che alla comunità, soprattutto a coloro che più hanno bisogno di speranza e di amore”.
Perchè il papa ha richiamato l’ordine alla fedeltà al successore di Pietro? Quali margini di autonomia sono stati oltrepassati? E quali sarebbero questi “poteri e influenze” di carattere mondano esercitate dall’Ordine? Non è mistero che l’Ordine di Malta operi al modo delle migliori organizzazioni massoniche, sfornando prelati, politici e dirigenti in grado di influenzare l’andamento delle istituzioni politiche, economiche e religiose.

Inoltre, non bisogna dimenticare, che i maltesi vedono se stessi come i difensori della cristianità. Le loro radici affondano nel periodo delle crociate, nel corso della guerra contro i musulmani per la conquista della Terra Santa. Non è escluso che tra le sue fila esista qualche influente frangia fanatica che considera l’Islam come il proprio nemico giurato, convinti di dover trasformare le moschee in cattedrali.

Secondo alcuni commentatori, i Cavalieri di Malta sono convinti che quella in atto è una guerra culturale, una guerra tra religioni. Se così fosse, non devono essere molto piaciute le parole proferite da Benedetto XVI il 27 ottobre 2011 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, durante una giornata di riflessione per il dialogo e la pace tra le culture:
“Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del bene perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza [...].
Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura”.
Parole coraggiose che potrebbero aver convinto gli influenti cavalieri ad esercitare una qualche forma di pressione per convincere il papa ad andarsene. Sconvolgono le parole pronunciate dal “Gran Maestro Sua Altezza Eminentissima Frà Matthew Festing” durante il discorso di apertura delle celebrazioni:
“Singapore, Sydney, Nord e Sud America sono molto distanti da Roma. Abbiamo bisogno di questa opportunità per imparare l’uno dall’altro. Uno degli obiettivi dei prossimi anni è rafforzare ulteriormente l’unità negli obiettivi e nelle azioni.
Unità che passa attraverso l’attenzione alla promozione dell’impegno personale di ciascun membro e volontario dell’Ordine ed alla comunicazione interna ed esterna, con un occhio rivolto ai leader di domani”.
A parte la strizzatina d’occhio ai leader di domani, le aree geografiche indicate da Sua Altezza Eminentissima potrebbero essere un indizio della provenienza del prossimo papa? Un modo neanche troppo velato di dire al pontefice “sei licenziato”? Bisognerà aspettare l’elezione del prossimo papa per capire se si tratta di parole profetiche o programmatiche. E che Dio ce lo mandi buono!

http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2013/02/12/ma-benedetto-xvi-si-e-dimesso-o-e-stato-licenziato.html
   

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