Joumana Haddad
Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
nessuno sa
che per me andare è ritornare,
e ritornare è indietreggiare
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e creo.
Hanno costruito per me una gabbia
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia
intorno alle dita del mio desiderio
e al mio desiderio non impartiscono ordini.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Joumana Haddad nata a Beirut nel 1970. Ha studiato al Cairo e in America all’Università dell’Indiana. E’ una giornalista , scrive poesie ed ha fondato una rivista trimestrale in lingua araba che tratta i temi del corpo, dell’erotismo e della sessualità, dal titolo Jasad. Conduce una personale battaglia per la liberazione della donna dall’oscurantismo islamico, che ha sintetizzata in una delle sue poesie più sentite, il ritorno di Lilith, contenuta nella raccolta Non ho peccato abbastanza.
http://www.antoniosammartino.it/blog/default.aspx?id=464
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