Prima di affrontare l’argomento, ricordiamo al lettore alcuni concetti base della genetica.
Cos’è il DNA
È una struttura a doppia elica costituita da due catene anti-parallele tenute insieme da coppie di basi complementari. Si trova all’interno del nucleo di ogni cellula.
Cos’è un gene
Il gene è una porzione di DNA.
Cos’è il genoma o codice genetico
L’insieme di tutti i geni costituisce il genoma; esso determina ciò che siamo, sia a livello fisico che caratteriale, e come vivremo.
Come agisce il DNA
Il DNA è in pratica uno stampo e su di esso vengono costruite delle catene di basi azotate dette RNA; questo nuovo filamento andrà poi nella “fabbrica della cellula” dove permetterà la produzione delle proteine che ci permettono di vivere.
La prima scoperta della presenza del DNA nella cellula, una sostanza diversa dalle proteine e i lipidi che all’epoca si credevano essere i costituenti principali delle cellule, fu fatta nel 1868 ad opera del medico Friedrich Miescher. Come spesso accade alle grandi scoperte, però, la notizia dell’esistenza di questa nuova e inattesa sostanza nel nucleo, ovvero la sede cellulare dell’ereditarietà, incontrò inizialmente lo scetticismo di molti scienziati dell’epoca; l’importanza del DNA (come poi fu chiamato) venne riconosciuta quasi un secolo dopo.
“Il genoma, il DNA, è una struttura sostanzialmente stabile e indifferente ai cambiamenti delle condizioni di vita generate dal genoma stesso.”
In pratica, secondo questa teoria, il genoma descrive come siamo e come saremo sempre, senza alcuna possibilità di essere influenzati, sia in positivo che in negativo, dal nostro modo di vivere e dall’ambiente e le circostanze in cui viviamo.
Così scrive il dr Bruce Lipton (biologo cellulare):
“Molto presto nel corso della mia carriera di scienziato ricercatore e professore di medicina, ho sostenuto attivamente la prospettiva che il corpo umano fosse una macchina biochimica “programmata” dai suoi geni. Noi scienziati ritenevamo che le nostre forze, quali le capacità artistiche o intellettuali, e le debolezze, come le malattie cardiovascolari, il cancro o la depressione, rappresentassero caratteristiche distintive pre-programmate nei nostri geni. Di qui, ho percepito le qualità e i deficit della vita, oltre alla salute e alle fragilità, semplicemente come un riflesso della nostra espressione ereditaria.”
Ma poi aggiunge:
“Ma nel 1980, la mia ricerca cominciò a rivelare che questa prospettiva sul corpo umano era imperfetta. Dal 1985 mi accorsi che le nostre cellule non erano controllate dai nostri geni ma piuttosto dalle loro percezioni dell’ambiente…”
Ed è grazie a scoperte di questo genere che nasce una nuova branca della scienza: l’Epigenetica.
Secondo l’epigenetica, il DNA non è solo una struttura rigida a doppia elica costituita da alcune sostanze chimiche, ma è una struttura vibrante che produce “biofotoni” ovvero informazioni sotto forma di fasci di luce. Questo significa che quello che avviene nella nostra giornata può influenzare i nostri geni.
Una prova classica di questa teoria è il caso dei gemelli omozigoti che risultano essere diversi: diversi fisicamente e diversi nel carattere. I loro codici genetici sono identici, in quanto provengono dalla stessa cellula, eppure in qualche modo “si sono espressi” in modo diverso.
“L’epigenetica permette interpretazioni diverse di un modello fisso e può dare luogo a diverse letture, a seconda delle condizioni variabili in cui il modello viene interrogato. “
In altre parole, il gene c’è e può tramite l’RNA realizzare delle proteine, ma non è detto che lo faccia in ogni caso. Il gene si esprime differentemente a seconda delle condizioni “ambietali” in cui si trova.
“La nuova prospettiva sulla biologia umana non considera il corpo solo uno strumento meccanico, ma include il ruolo della mente e dello spirito. Questa svolta in biologia è fondamentale per la guarigione perché mostra che quando cambiamo le nostre percezioni, o convinzioni, mandiamo alle nostre cellule messaggi completamente diversi.” (Dr Lipton)
I geni e la meditazione
Premesso che i nostri geni, che sono la base della nostra vita, possono essere influenzati da fattori esterni e possono essere addirittura modificati per adattarsi opportunamente alle varie situazioni, ci si chiede come la meditazione possa influenzare il loro comportamento.
Nel luglio 2008 esce una pubblicazione (pubblicata su Plos One), realizzata da un gruppo di studiosi, che riporta uno studio sullo yoga e i suoi effetti a livello genetico. Secondo questo studio lo yoga esercita un’influenza sui geni, in particolar modo quelli coinvolti nella risposta allo stress.
Nell’esperimento vengono naturalmente coinvolti dei campioni umani, secondo il seguente criterio: un gruppo M di persone che meditano da molti anni (non viene specificato il tipo di yoga); un gruppo N1 di controllo di persone che non praticano yoga e non lo hanno mai praticato; un gruppo N2 di persone che hanno regolarmente praticato yoga per 8 settimane.
Ogni gruppo era costituito da 19-20 persone e gli studi sono stati fatti su campioni di sangue.
Quello che è stato verificato analizzando i geni di queste persone è che nei vecchi yogi (M) ben 2209 geni si esprimevano in modo diverso rispetto ai non meditanti (N1), ovvero davano un’informazione diversa rispetto a quella che avrebbero dovuto dare. Mentre quelli del gruppo N2, che meditavano da 2 mesi, presentavano 1561 geni cambiati rispetto all’inizio e 433 geni si esprimevano nello stesso modo che negli anziani (M).
Questi dati sono interessanti perché mostrano come la meditazione influenza l’espressione dei geni in tempi brevissimi. Inoltre in questo cambiamento c’è un’evoluzione: i nuovi yogi non raggiungono subito il livello degli yogi anziani, ma c’è un’evoluzione graduale.
Inoltre hanno visto che chi medita è in grado di spegnere i geni dello stress. Essi ci sono ma non fanno più produrre proteine e questo avviene con effetti a lungo termine.
Durante lo studio hanno raccolto altri dati su come emozioni, comportamento, coscienza possono modificare l’espressione del DNA. Il genoma inoltre risponderebbe ai suoni, al timbro della voce, ai mantra.
I geni e Sahaja Yoga
Quella svolta finora è una descrizione approssimativa di come la scienza si sia evoluta nello studio della genetica. Gli studi di epigenetica sono alquanto recenti, eppure Shri Mataji aveva affermato da tempo che i nostri geni possono cambiare e che proprio questo processo di trasformazione dei geni è alla base del miglioramento che possiamo avere in Sahaja Yoga.
Shri Mataji dice nel suo libro “Oltre l’Era Moderna”:
“La conclusione cui si è giunti – ossia che i geni rimangono quelli che abbiamo ereditato – è assolutamente errata. Di fatto i geni riflettono anche la nostra personalità, la personalità che ognuno di noi si crea giorno per giorno. Tutta l’attività del sistema simpatico si riflette sui nostri geni”
Andando più nel dettaglio:
“Tanto per cominciare abbiamo lo zucchero, che serve al nutrimento dei cromosomi. I carboidrati, come lo zucchero, sono fatti di carbonio, idrogeno e ossigeno. Il carbonio viene dalla Madre Terra, l’idrogeno e l’ossigeno dall’acqua.
L’evoluzione è passata attraverso varie fasi:
- idrogeno + ossigeno = H2O
- H2O + carbonio = carboidrati
- carboidrati + azoto = aminoacidi
Quando l’azoto si aggiunse ai carboidrati diede origine agli aminoacidi, e quindi portò la vita nei carboidrati.
Il DNA possiede una base unitaria di azoto, zucchero e fosfati e quando le sequenze di DNA mutano posizione, la cellula manifesta il cambiamento nel carattere di una persona. Pervenire alla conclusione che questi geni sono innati è molto pericoloso, perchè questo implica che chiunque può giustificare qualsiasi stile di vita empio, crudele o criminale che sia….
In realtà il codice genetico è formato da fosfati, basi azotate e carboidrati. Quando a causa dell’azione del lato destro del sistema nervoso simpatico la cellula si disidrata, il fosfato diventa volatile e la persona diventa violenta. Quando una persona è già molto mite, i carboidrati la rendono letargica e sottomessa. Il lato destro al suo estremo diventa sadismo, il lato sinistro masochismo.L’azoto dà equilibrio e, quando l’energia interiore dell’evoluzione dà azoto alla cellula, questa raggiunge una nuova forma, quella di un sé evoluto.”
“Esiste un’altra via per giungere alla comprensione di questi processi. Ogni cellula possiede un recettore che si prende cura dell’atmosfera interna della cellula. Andando un poco più nel sottile è possibile scoprire che esiste, lungo la spina dorsale, un meccanismo davvero perfetto, un controllo a distanza collegato con questi recettori e dotato di sette circuiti. E’ quello che nelle scritture viene chiamato anima.
L’anima è responsabile della cura del nostro benessere e della nostra innocenza. Protegge la rettitudine e la bontà della mente umana. Ci salva dalla distruzione. Controlla l’ambiente interno della cellula attraverso il controllo del recettore. Allorché per esempio l’anima viene sollecitata da azioni sbagliate, essa agisce sul recettore della cellula il quale allora perturba l’ambiente interno della stessa, determinando il mutamento della sequenza delle unità del DNA…
I geni sono certo in qualche misura innati e possono essere posti in sequenze improprie sia prima della nascita, a causa della natura del padre e della madre, sia dopo a causa della vita di tutti i giorni (soprattutto in questi tempi moderni) che va a disturbare l’atmosfera interna delle cellule.Insomma, vari disturbi possono mutare la successione dei dati nel codice genetico che determina il carattere-genetico totale, sia innato che acquisito.”
Questa è una conclusione molto importante, perché indica che chiunque può migliorare se stesso a partire da qualsiasi condizione inziale in cui si trovi. Possiamo quindi diventare persone completamente diverse rispetto a ciò che eravamo alla nascita o rispetto a ciò che siamo diventati.
Video della conferenza del dr Ivano Ferri
Per conoscere le prove di reale modifiche di DNA che succedono nei ultimi anni
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