martedì 14 gennaio 2014

I SISTEMI DELLO YOGA



Sri Aurobindo

L’essenza dello yoga è il contatto della coscienza umana individuale con la coscienza divina. Lo yoga è l’unione tra ciò che nel giuoco dell’universo è stato separato dal suo vero Sé, e dalla sua stessa origine ed universalità. Il contatto può aver luogo in qualsiasi punto di questa coscienza varia e complessa che chiamiamo la nostra personalità. 

Può effettuarsi nel fisico per mezzo del corpo, nella mente, sia attraverso le emozioni del cuore o la volontà attiva e l’intendimento, sia con la conversione della coscienza mentale in tutte le sue attività. Può anche compiersi attraverso un risveglio diretto alla Verità e alla Beatitudine universali o trascendenti quando nella mente l’ego centrale si converte. 


Il punto di contatto che scegliamo determina il tipo di yoga che praticheremo. 
Se fissiamo lo sguardo sul principio centrale delle principali scuole di yoga ancora diffuse in India, vediamo che queste si presentano secondo un ordine ascendente che parte dal gradino più basso della scala – il corpo – ed arriva in alto fino al contatto diretto dell’anima individuale con il Sé trascendente e universale. 


Lo Hatha yoga sceglie il corpo e le funzioni vitali come strumenti di perfezione e di realizzazione; la sua attenzione è rivolta al “corpo grossolano”. 


Il Raja yoga sceglie come leva l’essere mentale e le sue differenti parti; si concentra sul “corpo sottile”. 

La triplice via delle Opere, dell’amore e della Conoscenza prende come punto di partenza una parte qualsiasi dell’essere mentale – la volontà, il cuore o l’intelletto – e cerca con la loro conversione di raggiungere la Verità liberatrice, la Beatitudine e l’Infinità che sono la natura stessa della vita spirituale.


Nello Hatha yoga lo strumento è il corpo e la vita. Tutti i poteri del corpo vengono calmati, fusi, purificati, sollevati e concentrati sino a raggiungere i più estremi limiti e oltre, mediante le asana(posture del corpo) e altri processi fisici; il potere vitale viene esso pure purificato, accresciuto, concentrato dalle asana e dal pranayama (esercizi di respirazione). Infine questa concentrazione di poteri viene proiettata su quel centro fisico del corpo umano in cui la coscienza divina si trova nascosta : il “muladhara” , situato alla base della colonna vertebrale. 


Il potere di Vita, il potere della Natura, arrotolato su se stesso, nel più basso dei plessi nervosi dell’essere terrestre, con tutte le sue forze segrete assopite, si risveglia e salendo di centro in centro (chakra) risveglia al suo passaggio le forze contenute in ogni centro successivo – la vita nervosa, il centro emotivo, la mente ordinaria, la parola, la visione, la volontà, la conoscenza superiore – per poi incontrare attraverso ed oltre il cervello, la conoscenza divina con cui si fonde. 


Nel Raja Yoga lo strumento scelto è la mente. Dapprima la mente viene disciplinata, purificata e diretta verso l’Essere divino, poi, mediante un sommario procedimento di asana e pranayana, la forza fisica del nostro essere viene calmata e concentrata, mentre la forza vitale liberata assume un movimento ritmico ascendente, che può essere arrestato e concentrato in un potere di azione superiore finché la mente si depura delle sue agitazioni, emozioni e abitudini di pensiero, liberandosi dalle distrazioni e dispersioni, e in virtù di tale superiore forza di concentrazione sfocia in una trance di completo assorbimento. 

Con questa disciplina si ottengono due risultati: uno temporale e uno eterno. In virtù della concentrazione il potere mentale acquisisce capacità supernormali di conoscenza ed efficace volontà, una profonda e luminosa virtù ricettiva e una potente luce irradiante tutto il pensiero, che superano di gran lunga le facoltà concesse alla mente normale; ottiene infine poteri yoghici e occulti, intorno ai quali si è avvolto tanto gratuito e tuttavia forse salutare mistero. Però, lo scopo finale, la conquista veramente importante, è rappresentato dal fatto che la mente, calmata e immersa in una assorta trance, può perdersi nella coscienza suprema, e l’anima liberata può unirsi al Divino. 


La Triplice Via sceglie come strumento nell’essere umano i tre poteri principali della vita mentale dell’anima. 


La via della Conoscenza sceglie la ragione e la visione mentale e mediante la purificazione, la concentrazione ed una certa disciplina nella ricerca di Dio, trova il mezzo per raggiungere la conoscenza e la visione supreme: conoscenza di Dio e visione di Dio. Il suo scopo è di vedere, conoscere ed essere il Divino stesso. 

La via delle Opere sceglie per suo strumento la volontà dell’artefice delle opere, fa della vita un’offerta sacrificale alla Divinità, e mediante la purificazione, la concentrazione ed una certa disciplina di sommissione alla Volontà divina la rende un mezzo di contatto e di crescente unità dell’anima dell’uomo col divino Maestro dell’universo. 

La via della Devozione predilige i poteri emotivi ed estetici dell’anima e volgendoli verso il Divino con perfetta purità e intensità e con infinita passione di ricerca, ne fa il mezzo per possedere Dio in uno o più rapporti di unità con l’Essere divino. Tutte queste vie tendono, ciascuna a suo modo, all’unione o all’unità dell’anima umana con lo Spirito supremo. 


Ogni yoga, nel suo processo, assume i caratteri dello strumento che usa: così il procedimento dello Hatha yoga è quello psico-fisico; il procedimento del Raja yoga quello mentale e psichico; la via della Conoscenza è spirituale e conoscitiva; la via della Devozione è spirituale emotiva ed estetica; e quella delle Opere è spirituale e dinamica nella sua azione. 


Ogni yoga si conforma a modo proprio al suo potere caratteristico. Ma in realtà tutti i poteri si fondono in uno solo, ed ogni potere è in fondo un potere dell’anima. 

Sri Aurobindo La sintesi dello yoga 



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