Insegnare ai nostri figli a comunicare
Un articolo di Marco Malacarne
I 5 sensi sono lo strumento che usiamo per formare i nostri schemi mentali e
per interpretare la realtà. Il mondo oggettivo NON esiste: ognuno di noi vive il
mondo che crea giorno per giorno ponendo l’attenzione su determinate esperienze
e attribuendo i significati che riteniamo più opportuni. Insomma questa realtà
ce la creiamo proprio noi con le nostre intuizioni e i nostri pensieri,
registrando questi “dati” su determinati canali preferenziali e agendo
conseguentemente. Interpretiamo il mondo con i canali VISIVO, UDITIVO e
CINESTESICO, il più delle volte miscelando i 3 canali.
Individuando il sistema rappresentazionale corretto, se voglio trasmettere un
messaggio e voglio aumentare la possibilità di essere ascoltato con attenzione e
compreso, devo usare il sistema rappresentazionale del mio interlocutore. Con un
po’ di pratica e attenzione è facile riconoscere le parole chiave che ci danno
l’indicazione corretta se vede, immagina o sente, ascolta o martella,
sussulta.
Insegna a CALIBRARE la comunicazione a tuo figlio giocando:
insegnagli ad accorgersi e sperimentare tutti e 3 i sistemi rappresentazionali.
Si troverà avvantaggiato nel comprendere meglio un più ampio numero di persone e
a farsi capire meglio.
Ecco qualche idea di dialogo:
Che cosa ti fa provare questa esperienza?
Prova a disegnare questa
melodia.
Che colore ha questo suono per te?
Pensa al tuo piatto preferito:
è cremoso, profumato, ti piace vederlo?
Qual’e’ il tuo più bel ricordo della
giornata che abbiamo passato insieme?
Perché?
Inventa tu e “calibra” su tuo figlio, su tua figlia le domande che creano il
miglior “stato”, le domande che arrivano nel profondo della sua anima. Lo
comprendi immediatamente: non c’è bisogno della PNL per questo …
Questo aspetto è fondamentale per la felicità dei nostri figli: nei momenti
più belli attiveremo tutti e 5 i sensi e tutto sarà più bello, amplificato e
completo.
Prova anche a mettervi insieme di fronte ad uno specchio a
raccontarvi esperienze stupende, sensazioni piacevoli e scambiarvi complimenti.
E’ un’ancora formidabile che rende più intenso il vostro rapporto.
Crescendo come genitore, allenati ad accorgerti della pluralità dei loro
sentimenti e sarai più propenso a comprendere la comunicazione delle altre
persone anche se è diversa dalla tua. Dando l’ESEMPIO con il tuo comportamento,
sarai la guida per tuo figlio. Perché le parole si perdono col tempo, ma
l’esempio rimane per sempre nella mente di chi lo percepisce. Rendi l’esempio
congruente, con le tue parole (tono e volume), le tue azioni, il linguaggio del
tuo corpo.
Rispetto ai giudizi invece, come comunichiamo con nostro figlio?
Se gli dico sempre bravo, lega la sua autostima al giudizio degli
altri.
Se gli dico sempre bravo, può sedersi e abbassare i suoi
standard.
Se gli dico sempre bravo, come reagirà quando si troverà di fronte
a persone che lo criticano?
Prova a chiedergli : COME TI SENTI DOPO AVER FATTO QUESTO BEL DISEGNO? COME
TI SENTI ORA CHE HAI MESSO A POSTO I TUOI GIOCHI? CHE EMOZIONE PROVI A GIOCARE
CON ME ORA?
In questo modo nostro figlio penserà a qualcosa che trova dentro di sé e
quindi la sua felicità non sarà più eccessivamente dipendente dal giudizio degli
altri, ma sarà parte di lui, dentro il suo misterioso essere.
Acquistare una barca non ci fa diventare marinai, similmente nostro figlio
che viene alla luce non ci fa diventare automaticamente genitori.
E’ un processo lento ed entusiasmante, e dobbiamo restare focalizzati sulla
bellezza della creatura di cui abbiamo la responsabilità almeno per i primi 5
anni della sua vita, perché proprio in questo tempo si forma in modo importante
il suo modo di pensare, agire e credere.
E’ più facile crescere una pianta armoniosa dall’inizio, piuttosto che
correggerla quando il suo fusto ha preso una direzione che vogliamo
cambiare.
Sono moltissimi i problemi di comunicazione che ricevo quando incontro
genitori preoccupati di ragazzi dai 10 ai 18 anni. Difficile comunicare,
comportamenti che non sono accettati, reazioni che non si comprendono. Viene
alla luce spesso una mancanza di conoscenza profonda dei figli e difficoltà di
“ricalcare” per guidare la comunicazione.
Sia Bandler che Don Bosco dicono la stessa cosa (pur con fini leggermente
diversi…): Se volete che a vostro figlio piaccia fare quello che volete voi,
fate con lui ciò che gli piace!
http://www.enciclopediadellapnl.com/art/insegnare-ai-nostri-figli-a-comunicare.php
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