Spagna, Marinaleda: ma allora il socialismo non è un’utopia?
Solo oggi, colpevolmente, vengo a conoscenza, grazie ad un articolo apparso su La Repubblica, di una piccola comunità in Andalusia dove non esiste la disoccupazione, ed in più la gente vive di ciò che ricava dalla coltivazione della terra e dalla trasformazione dei frutti della stessa.
Il paese si chiama Marinaleda, circa 2.700 abitanti. Dal 1979, a Marinaleda la giunta è guidata da Juan Manuel Sánchez Gordillo, una figura storica all’interno del Sindacato dei lavoratori agricoli, il Soc, cuore del Sindacato andaluso dei lavoratori (Sat).
Da quando lui è al governo, la popolazione, dapprima assai povera, ha occupato terreni abbandonati di latifondisti per metterli a reddito, ed in seguito una grossa tenuta è stata ceduta dal proprietario al comune perché fosse assegnata alla popolazione più povera. Dall’inizio del suo mandato quasi tutta la popolazione in grado di lavorare si è dedicata appunto alla coltivazione ed alla trasformazione dei frutti della terra riunendosi nella Cooperativa Humar – Marinaleda SCA, creata dagli stessi lavoratori. In più sono sorti un piccolo commercio ed una piccola distribuzione locale.
A Marinaleda oggi si producono, conservano ed esportano (anche in Italia e persino in Venezuela) peperoni, carciofi, legumi, olio d’oliva. La disoccupazione è allo 0%, mentre nel resto dell’Andalusia la media è il 34% ed arriva al 63% fra i giovani con meno di 25 anni. Il salario è lo stesso per tutti, qualunque sia la mansione: 47 euro al giorno per sei giorni la settimana. E se in qualche stagione il raccolto non è soddisfacente per via delle intemperie, si lavora meno ma si lavora tutti.
Sempre improntato ad un principio solidaristico anche il diritto alla casa. Il sistema di welfare messo su negli anni permette ai cittadini di costruirsi una casa con un anticipo di 15 euro. Basta mettere a disposizione la propria forza lavoro. Nessun mutuo e nessun interesse da versare ad istituti di credito: il terreno e il progetto li mette il Municipio, il denaro lo presta a tasso zero il governo andaluso e la quota mensile da versare per l’acquisto la decidono in assemblea gli stessi cittadini autocostruttori.
I servizi alla cittadinanza: l’asilo è aperto dalle 7 alle 16 e la mensa scolastica costa 12 euro al mese, la piscina 3 euro per tutta l’estate. E la cura degli spazi comuni compete a tutti i cittadini: durante le cosiddette “domeniche rosse” la popolazione si dedica a pulire strade, aiuole e giardini. La Polizia locale si decise di non istituirla, sia per risparmiare soldi pubblici, sia perché non esiste criminalità.
La gestione della cosa pubblica è estremamente partecipativa e si svolge attraverso Assemblee Generali, che si riuniscono 25/30 volte l’anno per dare voce alla popolazione ed alle sue istanze, e Gruppi d’Azione che si prefiggono di risolvere gli specifici problemi.
Deputato del Parlamento andaluso dal 2008 nel partito Izquierda Unida (“Sinistra Unita”), il sindaco Juan Manuel Sanchez Gordillo decise di devolvere il suo compenso da parlamentare alla comunità di Marinaleda. Nel discorso di insediamento egli pronunciò le seguenti parole: “Davanti alla legge prometto e mi riprometto di lottare con tutte le mie forze per sovvertire il sistema di produzione capitalistico.”
Il simbolo di Marinaleda è una colomba che vola sul paese ed intorno la scritta: “Marinaleda – Un’utopia verso la pace”. Le vie della città sono dedicate ora a Salvador Allende ora a Che Guevara, ora a solidarietà, o fraternità, o speranza.
Certo, mi rendo conto che una cosa è governare una piccola località ed un’altra un intero paese. Però credo che davvero dall’esperienza di Marinaleda si possano comunque trarre ottimi spunti. E quante piccole località potrebbero seguirne l’esempio? Nel frattempo, qualcuno può girare per favore questo post ai capi della nostra pseudo sinistra?
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Nel cuore dell’Andalusia sorge una piccola comunità rurale che è riuscita a sconfiggere la piaga dei senza lavoro. Un esempio unico nell’Europa colpita dalla crisi e dalla recessione creato dallo storico sindaco della cittadina. Juan Manuel Sànchez Gordillo ha fondato la politica economica e sociale su un principio che ha avuto successo: non più copetività ma cooperazione. Ispirandosi ai valori del socialismo ha costruito nell’arco di 30 anni un sistema che garantisce la sussistenza all’intera comunità agricola. Il risultato è la piena occupazione e un sogno che resiste: l’utopia di un sistema di convivenza e produttivo diverso. Siamo andati a visitarlo. Ecco quello che abbiamo scoperto
MARINALEDA - A poco più di 100 chilometri da Siviglia, nel cuore dell’Andalusia, si trova una piccola comunità rurale di circa 2700 abitanti. Si chiama Marinaleda. Comune agricolocircondato da campi coltivati e migliaia di alberi di ulivo che si perdono all’orizzonte fin dove l’occhio può arrivare. La particolarità di questo luog oapparentemente simile a molti altri delle aree interne al Mediterraneo, non è il paesaggio e tanto meno la natura, ma la sua forza economica che lo rende unico. Qui la disoccupazione non esiste.
Dal 1979, con le prime elezioni democratiche del post franchismo, a Marinaleda la giunta è guidata dallo storico Alcalde, Juan Manuel Sánchez Gordillo. Additato come una specie di folle e anacronistico rivoluzionario, il sindaco ha basato la politica economica e sociale della comunità dandole una definizione molto chiara: utopia. Consapevole che l’unica forza in possesso della gente andalusa era la terra, fin dall’inizio ha guidato una campagna politica per ottenere una riforma agraria che permettesse a questo piccolo popolo di essere in grado di poter sostenere al meglio l’economia locale. Ed è così che la maggior parte della popolazione è impiegata in una grande cooperativa agricola perché qui non è la competitività il fondamento che regge l’economia, ma il suo esatto contrario: la cooperazione.
Questo piccolo comune, ispirandosi agli ideali del socialismo storico, ha costruito nell’arco di 30 anni un sistema economico e sociale che garantisce la sussistenza dell’intera comunità e che ha permesso alla cittadina di reggere ai colpi della crisi economica che proprio in Andalusia ha prodotto negli ultimi anni gli effetti più devastanti.
Sulla bandiera tricolore, lo stemma al centro riporta la scritta “Marinaleda: una utopia verso la pace”. Juan Manuel Sanchez Gordillo, già sindacalista dei lavoratori agricoli, capeggiò dai primi anni 80 una mobilitazione per l’occupazione dei latifondi appartenenti ai grandi proprietari terrieri affinché fossero redistribuiti ai contadini senza terra. Una battaglia che nei primi anni 90 portò alla cessionedel fondo El Humoso – 1.200 ettari di proprietà di un nobile locale – all’Ayuntamiento di Marinaleda.
Esperanza del Rosario Saavedra Martin – giovane e combattiva vice Alcalde – ci racconta che oggi, grazie alla cooperativa Humar, il 70% della popolazione residente ha un reddito sufficiente prodottodal lavoro nei campi e dall’industria della trasformazione. Il resto della popolazione lavora in piccoli esercizi commerciali e ovviamente qualche impiego pubblico in scuole e uffici.
A Marinaleda si producono, conservano ed esportano peperoni, carciofi, legumi, olio d’oliva. La disoccupazione è allo 0% contro il 30% di media nazionale e il 21% della provincia di Siviglia. Il salario è lo stesso per tutti, qualunque sia la mansione: 47 euro al giorno per sei giorni la settimana. E se in qualche stagione i raccolti non vanno bene per via delle intemperie, si lavora meno ma si lavora tutti.
Deputato del Parlamento Andaluso dal 2008 nel partito Izquierda Unida, il sindaco Sanchez Gordillo ha deciso di devolvere il suo compenso da parlamentare alla comunità di Marinaleda. Durante il discorso di insediamento ha pronunciato un giuramento inusuale lasciando sbigottita l’intera aula, impegnandosi a “lottare con ogni forza per sovvertire il sistema di produzione capitalistico e a ribellarsi alla dittatura del mercato, alle sue ricette e ai suoi mandati.”
“Chi viene eletto in Municipio non percepisce nulla per il proprio incarico”, sottolinea la consigliera Esperanza, “quello che muove chi si presenta alle elezioni è lo spirito di servizio verso la comunità e non l’ambizione personale”, aggiunge.
Il sistema di welfare messo su negli anni permette ai cittadini di costruirsi una casa di 90 metri quadri con un anticipo di 15 euro. Basta mettere a disposizione la propria forza lavoro. Nessun mutuo e nessun interesse da versare ad istituti di credito: il terreno e il progetto li mette il Municipio, il denaro lo presta a tasso zero il governo andaluso e la quota mensile da versare per l’acquisto la decidono in assemblea gli stessi cittadini autocostruttori.
Anche i servizi alla cittadinanza hanno un costo simbolico: la mensa scolastica costa 12 euro al mese, la piscina 3 euro per tutta l’estate. E la cura degli spazi comuni compete a tutti i cittadini: durante le cosiddette “domeniche rosse” ci si rimbocca le maniche dedicandosi a pulire strade, aiuole e giardini. La Polizia Locale non esiste e, manco a dirlo, non esiste la criminalità. Come la disoccupazione.
Nella Spagna stretta dalla morsa delle politiche di austerità, Marinaleda ha risposto all’impatto della crisi peggiore che l’Europa abbia conosciuto nel dopoguerra con la costruzione di un tessuto sociale e vincoli di solidarietà. Vivere qui non è semplice, ci raccontano alcuni lavoratori. “Il lavoro nei campi per noi è parte integrante di un sistema che dura da 30 anni e non tutti sarebbero disposti ad accettare queste condizioni”. Ci vuole “volontà politica, prima di tutto”, chiosa Esperanza.
E a chi li accusa di essere dei pazzi fuori dal tempo e dall’economia globalizzata, arriva la risposta di una produzione agricola che oggi giunge sulle tavole di tutta la Spagna, di alcuni paesi europei - Italia compresa - fino al lontano Venezuela.
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FONTE:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/13/spagna-marinaleda-ma-allora-il-socialismo-non-e-unutopia/840936/
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/12/27/news/marinaleda_il_paese_dove_non_esistono_disoccupati-74586848/?ref=HREC1-20
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