Un giorno una mia conoscente mi racconta una strana storia. Si trattava di un dottore alle isole Hawaii che aveva curato un’intera clinica psichiatrica di alienati e criminali senza mai vedere nessuno di loro. Il problema era grave poiché le infermiere fuggivano l’una dopo l’altra, gli psicologi si rifiutavano di visitare i pazienti e i malati peggioravano di giorno in giorno. Che cosa faceva quel dottore che si chiama Ihaleakala Hew Len?
Semplicemente si sedeva a tavolino, consultava una ad una le cartelle cliniche e poi…. guardava in se stesso per vedere come egli avesse creato la malattia di quella persona. Non incontrò mai personalmente i pazienti. Poi man mano che lui stesso sentiva di migliorare, il paziente stava meglio. Finché molti furono rimandati a casa e le infermiere tornarono a lavorare nella clinica.
Dapprima avevo creduto che era frutto di fantasia o di leggenda. Come poteva uno guarire qualcun altro e soprattutto un pazzo furioso, guarendo se stesso? Non aveva senso. Eppure una traccia l’avevo già in me. Da anni, anche da ragazza, qualunque cosa mi capitasse, anche se nei primi momenti lo vedevo come avvenimento esterno spiacevole, doloroso, subito dopo lo accoglievo considerandolo come aspetto non visto proveniente da me stessa. Insomma succedeva a me e quindi lo vedevo sempre come lo specchio deformato di ciò che non riuscivo a vedere in me stessa. Ma qui si andava ben oltre.
Allora mi sono informata da varie fonti e con meraviglia ho capito che il processo di guarigione è un vecchio sistema hawaiano chiamatoHo'oponopono. Nella lingua locale significa « fare ciò che è giusto, corretto », quindi correggere, rettificare. In questo caso si tratta di prendere l’intera responsabilità di ciò che ci accade.
Ma che cosa faceva il dottor Ihaleakala Hew Len? semplicemente guariva la parte di lui che aveva creato questa situazione. Questo significa prendere l’intera responsabilità per la nostra vita – semplicemente perché è nella nostra vita. In senso letterale: il mondo intero è la nostra creazione. La verità è che se assumiamo la completa responsabilità della nostra vita, allora tutto ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo o sperimentiamo in qualunque modo, fa parte della nostra responsabilità, proprio perché succede a noi.
Significa dunque che le attività terroriste, il presidente, l’economia o la suocera che ci fa impazzire o il topo che ci rode il tappeto ed anche il corpo che ci fa male – qualunque cosa noi non amiamo, siamo solo noi a poterla guarire. Esistono solo come PROIEZIONI CHE CI VENGONO DAL NOSTRO SISTEMA INTERNO.
Il problema non è nelle circostanze esterne, in lui o in lei, è invece IN NOI, e per cambiarli bisogna cambiare noi stessi. Difficile da ascoltare, ancor più difficile da mettere in pratica! Il biasimo e la critica sono scudi più pratici della responsabilità totale. Se facciamo un’analisi più accurata possiamo intravedere che in realtà ciò significa amare completamente sé stessi. Se si vuole ristabilire l’equilibrio nella propria vita, si deve prendere coscienza di quello che non vediamo. In pratica allora che cosa faceva il dottor Len e che cosa si dovrebbe fare? Ripetere solo a lungo:
«Mi scuso - vi amo - perdonatemi »
Sembra difficile credere che la ripetizione anche intensa di una frase possa produrre tali risultati.
Ma ecco un esempio semplice. Una persona aveva ricevuto un e-mail che l’aveva assai contrariata. Invece di lavorare sulle emozioni, accogliere i lati deboli o cercare di ragionare con la persona in questione, essa decise di mettere in pratica il metodo del dottor Len. Ripeté in silenzio : « Mi scuso », « Vi amo ». Non lo diceva a qualcuno in particolare, ma invocava lo spirito di amore per guarire in lui ciò che aveva creato la circostanza esteriore. Neanche un’ora dopo ricevette un messaggio dalla stessa persona che si scusava del messaggio precedente.
La persona che aveva usato il metodo non aveva preso nessuna misura esterna per ottenere scuse: non gli aveva nemmeno risposto. Ma ripetendo la frase « Mi dispiace, ti amo » aveva in qualche modo guarito in se stesso ciò che aveva creato questa situazione.
Ecco la situazione che in altre parole viene descritta e praticata da scienziati moderni, fisici, medici e saggi di tutti i tempi.
L’universo fisico è una creazione dei miei pensieri.Se i miei pensieri sono cancerogeni, creano una realtà fisica cancerogena.
Se i miei pensieri sono equilibrati, creano una realtà fisica traboccante di amore.
Sono 100% responsabile della creazione del mio universo fisico com’è.
Sono 100% responsabile della correzione dei pensieri cancerogeni che creano una realtà malata.
Nulla esiste all’esterno. Tutto esiste nei pensieri creati dalla mente.
Vi siete mai domandati perché tutte le terapie più all’avanguardia, le tecniche di medicina alternativa e non, il pensiero positivo, l’analisi dell’inconscio, ecc. non danno risultati durevoli?
PERCHÈ SONO SOLO PASSATEMPI PER LA MENTE. Questa, se viene indagato fino in fondo, si rivela… inesistente! Questi pensieri vi fanno credere che c’è un IO a tenere il timone di comando, che può controllare tutto e tutti, basta volerlo. I miracoli invece succedono di solito quando si abbandonano queste conoscenze accumulate, quando non si fa più fiducia alle elucubrazioni mentali, ma al legame col divino o se vogliamo a ciò che È e che NON conosciamo. Questo è dunque il metodo antico di guarigione dei popoli di Hawai, chiamato Huna. Abbiamo dunque visto che l’intelletto non ha le risorse per risolvere i problemi a fondo, può solo dirigerli o manovrarli, credendo di cambiare le situazioni. Con Ho’oponopono si chiede alla Vita di pulire, purificare l’origine di quei problemi che sono MEMORIE non coscienti che noi proiettiamo «all’esterno», non potendoli vedere all’interno della nostra psiche. In questo modo possiamo annullare, neutralizzare l’energia associata ad una persona o cosa. Questa «riunificazione» è energia liberata e trasformata in luce e serenità. Non c’è alcun senso di errore, di colpa, e non si deve rivivere nessuna sofferenza. Non importa sapere il perché del problema, né la sua origine. In ogni caso sono solo opinioni e spesso errate. Perché non provare? Ogni volta che si nota qualcosa di spiacevole in una persona o in un luogo o in una situazione, diciamo:«Che sia sciolto in me ciò che contribuisce a questo problema»
Oppure: «Sono dispiaciuto, perdonami, ti ringrazio, ti amo» o una di queste. Il fatto di dire «Sono dispiaciuto, perdonami» dimostra di riconoscere il fatto di dover chiedere aiuto(non importa a chi) per perdonare.. se stessi. L’altro, la situazione, la cosa che ci addolora o infastidisce, porta per noi il « non visto, il soppresso», bloccato dalle identificazioni ad un’immagine costruita da anni. «Ti ringrazio, ti amo» trasforma l’energia inibita in energia circolante che riunisce i poli opposti e la gratitudine che segue. Quello che poi succede è determinato da un’altra energia non personale. Quello che noi vediamo di erroneo nell’altro esiste anche in noi, quindi accettando l’altro come noi stessi si cancella la memoria con l’unificazione dei contrari. In questo modo ci mettiamo in contatto con il nostro subconscio, responsabile delle memorie accumulate e ripetute ad anello secondo la programmazione. In sostanza è importante sapere che stiamo integrando il nostro subconscio, chiedendo di pulire le memorie ripetitive che producono conflitti, problemi, bloccaggi energetici che si trasformano in indisposizioni o malattie fisiche o psichiche.
Ripensare a queste frasi giorno dopo giorno, per esempio al momento di uscire di casa, manterrà un’ atteggiamento vibrante di benessere e di comprensione in rapporto alle vicende della vita. Il cambiamento sarà notevole. In certe situazioni difficili sarà utile ripetere più volte queste frasi quando i pensieri e le emozioni sono troppo invadenti, per esempio: «Chiedo perdono, che queste memorie siano trasformate in luce» ecc.
Vi è un’altra cosa importante: il bisogno dell’intelletto, dell’ego di credere che può controllare, dirigere le situazioni e ottenere dei risultati. Qui si va contro l’idea alla moda del pensiero positivo. Voler purificare le memorie per ottenere un risultato non funziona. Ma quando lo si fasenza motivo preciso, con totale umiltà, i risultati sono imprevedibili, ma sempre soddisfacenti. È solo la mente, l’ego cosciente che si mantiene attivo quando ci fissiamo un obbiettivo. Obbiettivo che è solo il risultato di …memorie inconsce e che noi consideriamo frutto del nostro volere.
Anche la necessità di convertire, di guarire il prossimo, di ottenere vantaggi di qualunque genere, materiale o spirituale, è ancora un gioco della mente che vuol controllare i risultati. Infatti il dottor Len dice che il grande problema dei terapeuti in generale è che pensano di esistere per salvare delle persone, quando in realtà sono loro a doversi ripulire dalle loro memorie di angoscia, di potere ecc. camuffate da amore per il prossimo. Con Ho’oponopono assumiamo tutta la responsabilità delle memorie condivise con gli altri. L’intelletto non ha la capacità di assimilare e valutare tutte le informazioni in rapporto ad un problema. In nessun momento sappiamo quello che succede veramente. Ci crogioliamo nelle nostre opinioni. Liberando invece questi blocchi mnemonici, cambiamo il nostro mondo interno e quindi l’esterno ci risponderà adeguatamente. Purtroppo mi sono anche resa conto di recente che perfino questo modo di agire è stato deviato e sta diventando commerciale: ancora una volta un tranello della mente che vuol ottenere vantaggi, tipo il Segreto e simili! Ma se lo si pratica con umiltà e senza voler ottenere qualcosa, la mente non ha scampo. Non è certo un cammino facile da seguire, poiché l’intelletto è molto subdolo ed insistente. Quando vi è un problema, il riflesso immediato è accusare qualcuno o qualcosa. Cerchiamo sempre fuori di noi l’origine del problema. Non vediamo che l’origine è solo nella nostra mente. Non serve dunque dare troppi consigli, ma se sperimentiamo gli altri come problemi, domandiamoci subito:«Che cosa fa che in me sperimento questo problema?» La mente non capisce mai le cose come sono veramente, ma solo riceve un riflesso, una riproduzione. Essa ha un’idea di come funziona qualcosa, ma non è mai quello che succede veramente, poiché se la mente sapesse come stanno le cose realmente, vivremmo senza problemi! Quel gruppo di contenuti di memorie e associazioni che chiamiamo IO e che si attiva ogni giorno, non esiste come qualcosa di reale, ma solo come proiezione, un ologramma, un sogno: l’ego non può far fronte a questo, così si azzera. Le nostre decisioni sono prese per noi prima di esserne coscienti, poiché vi sono milioni di memorie inconsce proiettate fuori che prendono decisioni a nostra insaputa. Anche le neuroscienze confermano da anni che l’IO è un’invenzione che accade dopo che l’azione è stata decisa. (Michael Gazzaniga - La mente inventata) Anche le aspettative sono tranelli dell’intelletto: sono anch’esse memorie che si ripetono all’infinito. Nulla avviene per caso nella vita.
Detto questo, è importante trovare riscontri anche in altri campi. Nella fisica quantica si dice che il mondo confuso degli atomi può concretizzarsi solo se c’è un osservatore. Nell’assenza di un osservatore l’atomo è un fantasma. Questo ci riporta all’ologramma che si concretizza solo con un laser di luce e il riflesso. Infine nella nuova omeopatia unicista (secondo il metodo ormai noto del dottor Rajan Sankaran) il rimedio si trova solo se il paziente rivela non solo quello che ama, ma quello che detesta, o ciò di cui ha più paura, per arrivare infine ad una sensazione molto profonda e a volte sconcertante, la vera origine del suo male fisico o psichico. Non sono tanto i fatti narrati dal malato ad interessare, ma i gesti ripetitivi e incontrollabili dalla mente cosciente, o una frase che non c’entra con il contesto e così via. Non c’è «storia», solo una sensazione unica che fa «surplace» costantemente. Il rimedio «digerisce», riunifica e quindi annulla poco alla volta le memorie proiettate all’esterno, sulle situazioni e sulle persone che attorniano il paziente. Questo conferma la visione di Ho’oponopono. Il terapeuta che lo pratica, non cercherà disperatamente di guarire il paziente, ma si metterà all’unisono col malato che vedrà come suo specchio e non più come «altro». In questo modo il rimedio e la cura verranno alla luce senza previsioni o interpretazioni fallaci.
Tutto questo dimostra che ciò che avviene è solo espressione costante dell’unico senso di essere che assume tutte le forme, dando un’impressione di continuità, ma è in fondo indivisibile. L’intelletto invece divide sempre e in tal modo cerca sempre un oggetto esterno da ottenere, per tentare di riunire ciò che non è mai stato separato. Si inventa obbiettivi e finalità che mantengono invece l’illusione. Se, come affermano scienziati e mistici, lo spazio-tempo è un’invenzione del cervello, tutto avviene come in un sogno che sembra durare un’eternità e poi scompare al risveglio, rivelandosi di una durata di attimi. La coscienza, il senso di essere, appare e scompare tra sonno profondo e veglia, è temporaneo come una nuvola nel cielo. Nella piattaforma stabile del mistero, il nostro stato naturale è sempre presente, ma inconoscibile dal fragile ed effimero intelletto.
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