Scienziati: gli antibiotici provocano la
comparsa di batteri pericolosi
Gli antibiotici possono causare la comparsa di nuovi batteri nocivi, come suggerisce una nuova ricerca scientifica. La preoccupazione degli scienziati è che l’uso eccessivo di antibiotici possa contribuire alla formazione di batteri resistenti e l’emergere di nuovi batteri noti come “superbatteri”.
Gli scienziati della University of North Carolina a Chapel Hill e San Diego, (USA), ha scoperto un effetto collaterale del consumo di antibiotici: la produzione di biofilm , una specifica forma di esistenza di alcuni batteri.
“La nostra scoperta indica chiaramente che alcuni antibiotici stimolano la formazione di biofilm, che non ha nulla a che fare con la sua capacità di uccidere i batteri “, spiega il capo ricercatore, Elizabeth Shank. “Altri batteri definiti appunto “superbatteri”, sono resistenti agli antibiotici, per esempio, nei casi di malaria, tubercolosi e tifo” . Allo stesso tempo, diversi studi hanno confermato che il consumo di antibiotici può essere dannoso per i batteri buoni, che può anche danneggiare le cellule sane e distruggere le funzioni vitali del corpo.
Scoperto un nuovo antibiotico utilizzando lo stesso metodo della penicillina
Come riportato dal “il Fatto Quotidiano”, finalmente è stato scoperto un nuovo antibiotico, in grado di neutralizzare i batteri sempre più potenti contro cui gli antibiotici disponibili ormai sono inefficaci. E questo grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori della Northeastern University di Boston, coordinati da Kim Lewis, che utilizzando lo stesso metodo con cui si è scoperta la penicillina, hanno trovato la teixobactina, dimostratasi efficace contro tre dei più pericolosi superbatteri, e che sembra non sviluppare resistenze.
Sulle pagine della rivista Nature, lo studio spiega che molti degli antibiotici finora ricavati, erano prodotti analizzando imicroorganismi del suolo, ma già dagli anni ’60 si erano esauriti i batteri coltivabili in laboratorio. “Nel terreno ci sono più specie di batteri di quante ve ne siano nell’uomo, ma in laboratorio riusciamo a coltivare solo l’1% di loro – spiega Antonio Lanzavecchia, direttore dell’Istituto di ricerca in Biomedicina di Bellinzona – peché non sappiamo quali sono i nutrienti necessari che si trovano nel terreno”.
In questo caso i ricercatori, usando il ‘metodo classico’, sono riusciti a studiare dei batteri altrimenti non coltivabili. “Il ‘trucco’ è stato l’impiego dell’Ichip, delle specie dinanotubicini, con cui sono riusciti a isolare i batteri uno a uno dal terreno – continua – e poi a coltivarli nel suolo, facendone crescere tanti da poterli studiare”. In questo modo hanno ricavato 10mila composti, e tra questi uno, la teixobactina appunto, che si è dimostrata efficace contro tre dei più pericolosi superbatteri: ilClostridium difficile, il Mycobacterium tuberculous e loStaphylococcus aureus. Nei test condotti finora sugli animali non sono stati riscontrati fenomeni di resistenza.
I ricercatori non escludono l’eventualità che i superbatteripossano sviluppare forme di resistenza anche contro il nuovo antibiotico, ma questo potrebbe accadere nell’arco di almeno 30 anni, se non di più. La teixobactina uccide i batteri facendo crollare le cellule del loro involucro in modo simile a quanto fa un altro antibiotico, la vancomicina. Riesce ad ottenere i suoi effetti legandosi a bersagli multipli, molecole di lipidi e non proteine, come gli altri antibiotici, rallentando così lo sviluppo di eventuali resistenze. “Questo antibiotico è molto promettente – conclude Lanzavecchia – ed è stato trovato con un metodo che consente di studiare il 99% dei batteri che altrimenti non potremmo esaminare, espandendo così di 100 volte la nostra capacità di scoprire nuovi antibiotici”.
Redazione Segnidalcielo
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