Siamo nani sulle spalle dei giganti, diceva Bernardo di Chartres. E
quando ho finito – tutto d’un fiato – di leggere il libro più famoso di Mauro Biglino,
mi sono sentito proprio così, seduto su migliaia di pensatori e di
teologi del passato, che non hanno avuto la fortuna che ho avuto io.
Nessuno di loro è riuscito a leggere la Bibbia in chiave ufologia e
ad accorgersi che non c’era bisogno di interpretare le Sacre Scritture,
perché bastava seguirne il senso letterale.
Nessuno di loro è stato capace di applicare il “rasoio di Occam”, nemmeno il monaco che ha dato il nome a quella particolare tecnica retorica.
Tanto per cominciare, in principio due degli Elohìm sbarcati sulla
Terra crearono l’uomo a loro immagine e somiglianza. Non era proprio il
vero principio, giacché, insaziabili come siamo di conoscenza, vorremmo
sapere chi ha creato la materia e l’universo intero, ma questo la Bibbia
non lo dice o, se lo dice, sopravvaluta, esagerando, il potere degli
Elohìm. E quindi non tutte le nostre curiosità saranno soddisfatte.
Sembra che l’idea nascesse nella mente di Enki, ma che fosse Enlil a fare il grosso del lavoro,
benché di malavoglia.
Il lavoro è consistito nel manipolare geneticamente il loro DNA
unendolo a quello del primo ominide che gli è sembrato idoneo e che
forse si chiamava Homo abilis.
Enki, che incarna l’aspetto materno, aveva preso a cuore le sorti del
neonato ibrido, mentre Enlil, più prosaicamente, rappresentando
l’aspetto paterno, mirava ad ottenere vantaggi pratici dalla nuova
invenzione. Gli Elohìm infatti avevano bisogno di manodopera, in
particolare di minatori.
Si dice che i due fossero fratelli e che avessero ricevuto l’avallo
dei colleghi Elohìm per attuare il progetto di ibridazione. Arrivati sul
nostro – si fa per dire – pianeta, gli Elohìm, accompagnati dai loro
servitori, si spartirono i popoli che derivarono da quella prima
operazione d’ingegneria genetica.
Avevano tutti il vizio di comandare e farsi servire, come i nostri signorotti medievali.
Non è dato di sapere se ciò che accadde nella penisola del Sinai
fosse la prima e unica operazione d’ingegneria genetica o se altre
simili fossero compiute da altri Elohìm in Asia o nelle lontane
Americhe, ma ciò che racconta la Bibbia offre un quadro dettagliato
degli eventi e la prima cosa da fare, se si vuole proseguire la lettura
di questo articolo è resettare tutti gl’insegnamenti che ci sono stati
impartiti dalle mendaci guide religiose e gettare nel cestino le
sovrastrutture dottrinali di cui nostro malgrado siamo equipaggiati.
Cominciando dal monoteismo, che fu un’invenzione posteriore, del tutto assente nel Vecchio Testamento.
Gli autori della Bibbia, infatti, erano del tutto consapevoli che
c’era una molteplicità di Elohìm in circolazione e che ci si sarebbe
potuti sottomettere indifferentemente a uno o a un altro.
Per comodità e pigrizia, Mosè, Abramo, Isacco e Giacobbe decisero di
sottomettersi a quello stesso Elohìm che aveva realizzato la prima
operazione genetica nel giardino recintato chiamato Eden.
Devono aver pensato che uno valeva l’altro e poi Baal era troppo lontano, su al nord, in Libano.
Oltretutto, nel loro caso, era come andare al supermercato: prendi due e paghi uno.
Come succede nelle migliori famiglie, anche per Enlil ed Enki valeva
il principio “fratelli coltelli”. Infatti, Enki dovette agire di
nascosto, e all’insaputa del fratello maggiore, per spingere i nostri
progenitori ad un atto di disubbidienza, rappresentato simbolicamente
dal frutto proibito.
Forse questo è l’unico passaggio non letterale della Genesi. Fatto
sta che Enki si presentò a Eva nei panni di un serpente e la spinse a
ribellarsi alle regole. Grazie alle sue grazie, Eva ebbe buon gioco a
giocare con i sentimenti di Adamo e insieme si giocarono le comodità del
laboratorio.
Scoprirono d’essere nudi, ovvero di essere in grado di riprodursi senza l’intervento dei loro creatori.
Non ci fu nessuna colpa e nessun peccato originale, perché
semplicemente dovettero lasciare lo stato di dipendenza in cui si
trovavano e guadagnarsi da vivere autonomamente.
Una volta conquistatasi l’indipendenza riproduttiva, Enlil dovette
adeguarsi anche lui e cercò di trarne i vantaggi che si era prefisso
all’inizio: avere una moltitudine di servitori devoti.
Per inciso, alla domanda se gli Elohìm esistono ancora, si potrebbe
rispondere affermativamente, se la teoria del NWO non è solo una teoria,
dal momento che l’idea originaria di avere un popolo di servitori è
esattamente ciò che gli Illuminati hanno in mente di realizzare con un
governo unico mondiale: qualche milione di sudditi obbedienti.
Da dove venissero gli Elohìm non si sa. Per quel che ne so potrebbe
essere Sirio o le Pleiadi o Nibiru, se invece di chiamarli Elohìm li
vogliamo chiamare Anunnaki. Fatto sta che sono venuti qui con
l’intenzione di crearsi degli schiavi umani e in parte ci sono riusciti.
Dico in parte e penso al libero arbitrio, che non è una nostra
invenzione, ma che era implicito nella discordia stessa dei due
fratelli. Se Enki ha agito contro la volontà di Enlil, è chiaro che si
trattava dello scontro di due volontà, benché non del tutto opposte e
cosa ci si aspetta da noi se non che seguiamo le orme dei nostri
creatori?
La discordia è divina e i greci lo avevano capito.
Passarono le generazioni, Enki morì di morte naturale o fu ucciso dal
suo ambizioso fratello, gli ebrei ne combinarono di tutti i colori,
mettendo a dura prova la pazienza di Enlil, molti patriarchi passarono a
miglior vita e anche Matusalemme, alla fine, morì.
Gli Elohìm sembrava non invecchiassero mai e infatti vivevano
centinaia d’anni. I servitori che si erano portati dietro dal loro
pianeta
d’origine, da noi chiamati angeli o messaggeri, non si sa se fossero
longevi quanto i padroni, ma si sa che alcuni di loro si accoppiarono
con femmine della nostra specie, dando luogo ai Nephilim, i cosiddetti
giganti. Golia era uno di loro. E forse anche Polifemo.
Erano piuttosto brutali e arroganti, in virtù della loro superiorità
fisica ed è forse per colpa d’essi che ci beccammo il diluvio
universale, ovviamente circoscritto al territorio di competenza di Enlil
(che nel frattempo si era fatto chiamare Yahwèh).
Enlil, vista la situazione degenerata, volle resettare il tutto. Ogni
tanto bisogna farlo. E praticò alcune piccole modifiche genetiche sulla
moglie incinta di Lamech, facendo nascere quel bambino un po’ diverso chiamato Noè. Con lui Enlil/Yahwèh sperava di ricominciare daccapo.
Se fosse ancora vivo oggi avrebbe un’altra delusione.
La Bibbia non ci dice quali altre occupazioni avessero gli Elohìm
sulla Terra quando non erano alle prese con i riottosi israeliti, ma
sappiamo che Yahwèh aveva dato precise disposizioni su come costruire
quella potente radio ricetrasmittente chiamata Arca dell’Alleanza, con
la quale poteva parlare con i suoi intermediari tutte le volte che era
assente.
Per
gli spostamenti usava i cherubini, non quelli sul coperchio dell’Arca
dell’Alleanza, che erano semplici poli magnetici, ma quelli con le ruote
visti da Ezechiele.
Se poi voleva andare più lontano, usava la cosiddetta “Gloria di
Dio”, che dev’essere stata un’astronave più potente. Come avere in
garage il SUV e l’utilitaria, da usarsi a seconda dei bisogni e delle
distanze da percorrere.
Anche gli altri Elohìm avevano il loro parco macchine e il cugino
Baal, con cui Yahwèh proprio non andava d’accordo, teneva la sua navetta
parcheggiata a Baalbeck, su quei tre monoliti pesantissimi che nemmeno le nostre gru più potenti riescono a spostare.
Che delle loro creature umane si curassero fino a un certo punto, lo
si evince dalla continue guerre che Yahwèh spingeva gli israeliti a fare
contro i popoli vicini, governati a loro volta da altri Elohìm.
Che gli esseri umani, a loro volta, non fossero farina da ostie lo si capisce dal comportamento del re Acab che diede retta a sua moglie Gezabele, cananea, che lo convinse a cambiare padrone, sottomettendosi a Baal.
Non l’avesse mai fatto!
Geova, dio geloso, non gliela perdonò e li fece uccidere tutti. Che
la vita umana avesse scarso valore per gli Dei ormai dovrebbe essere
chiaro. E se le guerre tra gli uomini non sono mai cessate non è perché
non siamo ancora abbastanza evoluti, ma perché quello è precisamente il modus operandi
dei nostri creatori. Siamo fatti a immagine di Dio anche quando si
tratta di bombardare città nemiche e passare a fil di spada gli abitanti
dei villaggi conquistati.
E’ così che ci vogliono gli Elohìm e quando in battaglia, su opposti
fronti, si dice “Dio lo vuole” o “Gott mit uns”, si dice una cosa
verissima. In quest’ottica, aveva ragione Feuerbach a dire che questo è il migliore dei mondi possibili.
Anche gli animalisti, quando s’interrogano sul “mysterium
iniquitatis” in riferimento al male fatto agli animali, innocenti per
antonomasia, devono mettersi il cuore in pace. Geova vuole esattamente
quello. Vuole la vivisezione, la caccia, la pesca, il circo con animali,
i macelli e gli allevamenti intensivi. E’ tutto previsto e voluto dai
nostri padroni occulti e gli uomini che praticano tutte queste
cattiverie non sono altro che degli esecutori materiali della loro
volontà.
Così si spiega la predilezione di Yahwèh per l’aroma delle carni
degli animali sacrificati e bruciati: era un odore che lo
tranquillizzava perché lo faceva sentire a casa, cioè nello spazio dove,
a detta degli astronauti che ci sono stati, l’odore di carne bruciata,
proveniente da loro stessi, si sente perfettamente.
Abbiamo quindi a che fare con un Dio malvagio, che ci prende pure in
giro raccontandoci tante belle favole. Se, dopo Enki, anche Yahwèh è
morto, come intuì Nietzsche, e se entrambi erano sbarcati da Nibiru in
una delle sue apparizioni del passato, può darsi che abbia lasciato dei
governatori occulti qui sulla Terra, capaci di gestire le nostre vite
come volevano i loro defunti padroni. In questo caso, avrebbe ragione
Charles Fort a dire che l’umanità è di proprietà di alieni cattivi.
Se fra poco Nibiru torna a passare nelle vicinanze della Terra, può
darsi che i veri Anunnaki sbarchino di nuovo, non quelli di migliaia di
anni fa, ma i loro discendenti, e prendano in consegna il gregge umano
tenuto in caldo dai vigilanti, che si sono fatti furbescamente chiamare
angeli.
A questo punto, ha ragione David Icke a dire che i padroni occulti
del mondo non sono terrestri, ma entità aliene ostili che seguono
logiche tutte particolari. Insomma, i tasselli vanno al loro posto.
Il ritorno di Cristo, per i cristiani, e la venuta del medesimo, per
gli ebrei, altro non sono che lo sbarco prossimo venturo degli
Elohìm/Anunnaki, facilitato dall’orbita ellittica del pianeta
misterioso di cui parlano i sumeri, che lo porta vicino alla Terra ogni
3600 anni.
Se Sitchin ha visto giusto fra poco ci sarà da divertirsi. Non per
noi, naturalmente, ma per i discendenti di Yahwèh e di sua moglie
Asheràh, che sbarcheranno sulla Terra con lo stesso spirito dei nobili e
degli aristocratici medievali che andavano alle battute di caccia.
Lo zio alieno della Bibbia tornerà più incazzato che mai e metterà le
cose a posto alla sua maniera. Con un altro diluvio. Un diluvio di
fuoco, stavolta.
Ma guarda un po’ se alla mia età dovevo tornare a dire le stesse cose
che predicavo in gioventù, quand’ero Testimone dello zio Enlil!
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