....ANSA e Al Jazeera insieme appassionatamente. L’informazione di Regime si coalizza per sostenere Il “Democrazismo” di invasione
E’ in atto un vero e proprio incesto mediatico che oggi grazie alla sua ufficializzazione esce allo scoperto.
Segue: FIRMATO ACCORDO ANSA AL JAZEERA DA LEGGERE DOPO AVER CAPITO COS’E' ANSA
Paolo Garimberti presidente Rai con Arrigo Levi
Il giornalismo in Italia è … un computer collegato e abbeverato all’ANSA!
Il 7 novembre 2008 appena partita Stamplaibera abbiamo postato questo
articolo per inquadrare il nemico, ovvero quella che per noi è l’arma
più letale esistente ovvero la disinformazione di massa, la fabbrica dei
cervelli vuoti.
Abbiamo però postato prima un articolo illuminante di M. Blondet.
Dopo che avrete capito di chi è l’ANSA e perchè è nata, capirete la
drammaticità di questa ferale alleanza Ansa – Al Jazeera in funzione di
sostegno al progetto criminale mondialista che gioca a dadi nello
scacchiere mondiale e mediorientale con Israele nel ruolo di croupier e gli USA come buttafuori.
di Maurizio Blondet dal sito www.effedieffe.com– 20/11/2007
Mi è venuto un dubbio: che Michael Levi altri non sia che figlio di Ricardo Franco Levi,
il sottosegretario alla presidenza di Prodi, con delega all’editoria,
l’autore del progettino di museruola su internet alle notizie sgradite
alla nota lobby, un mezzo burocratico-fiscale per punire le opinioni.
Il che spiegherebbe le ingiunzioni di Michelino a far tacere, a far
licenziare giornalisti, a invocare contro di loro «provvedimenti
urgenti», a «informare» certe ditte, che alcuni periodici sui quali
fanno apparire la loro pubblicità ospitano articoli di «antisemiti», per
cui è meglio che li mettano alla fame negando loro ulteriori
inserzioni.
Questo atteggiamento verso la libertà di stampa e d’opinione sarebbe una tendenza di famiglia.
Sarà? Non sarà?
Contemplo la foto che il giovine psico-poliziotto ha postato nel suo
sito – dal Council on Foreign Relations, nientemeno – e mi par di notare
una somiglianza.
Inquietante.
Se il mio dubbio è fondato, sono davvero nei guai, cari lettori.
Perché se Michael è il germoglio di Ricardo, allora è anche il nipote di Arrigo Levi.
Una dinastia potente.
E che, nonostante una certa apparenza di declino intellettuale scendendo per li rami, potente resta.
Arrigo Levi, nato nel 1926, ha costantemente accompagnato l’avvocato
Agnelli alle riunioni del Bilderberg e della Commissione Trilaterale,
insieme al sindacalista preferito dall’Avvocato, Giorgio Benvenuto, per
una vita segretario della UIL.
E’ raro che la Trilateral accolga sindacalisti nei suoi consessi
segreti: ma l’Avvocato garantiva per il suo sindacalista di casa.
Tanto più che secondo i maligni, oltre che segretario della UIL, Benvenuto ne era anche l’unico membro.
Cosa credibile, visto che la UIL era emanazione del Partito Repubblicano.
Il quale – secondo i suddetti maligni – teneva i suoi congressi plenari in una cabina telefonica.
E tuttavia De Gasperi non potè fare a meno, nel suo primo governo, di
imbarcare quel partito repubblicano e il suo segretario Ugo La Malfa.
E a chi gli chiedeva il perché, spiegava che senza La Malfa imbarcato, non sarebbero arrivati i soldi del Piano Marshall.
Questo per dire che tipo di potere è quello.
Difatti, m’è parso di vedere Benvenuto nel direttivo del nuovissimo partito americano di Uòlter Veltroni.
Si vede che serve ancora.
(di Maurizio Bondet dal sito Effedieffe.com)—-Arrigo Levi era
riparato, durante il fascismo, in Sudamerica: ecco perché il rampollo
Ricardo Franco è nato a Montevideo.
Vista la discendenza, c’è da rimpiangere il vecchio Arrigo, e da capire
la sua luminosa carriera, corrispondente de Il Corriere da Londra poi
suo commentatore internazionale, poi direttore della Stampa, poi al
vertice Rai… fino a diventare un Venerato Maestro.
Ricordo che discettava, con voce nasale e didattica, spiegando a noi
italiani dappoco le norme e regole della democrazia unica e vera, quella
USA.
Non ricordo se fosse davvero intelligente.
Ma non ne aveva bisogno.
Henry Kissinger
Henry Kissinger
Era di casa al Council on Foreign Relations, dava del tu a Kissinger:
da lì venivano le idee e le direttive, che Arrigo si limitava a
riportare per noi dappoco.
Del resto, ai tempi, la dottrina economica unica non era ancora il
liberismo assoluto e devastatore della scuola di Chicago, era un
keynesismo rooseveltiano, il che andava benissimo per la Fiat, in quanto
legittimava la socializzazione delle perdite della Casa e il denaro
pubblico che riceveva per «mantenere l’occupazione».
L’Avvocato teorizzava una pace sociale in cui l’inflazione era il
«lubrificante» della dialettica capitale-lavoro: gli aumenti salariali
venivano dalla stampa di lire, e il potere d’acquisto era sùbito
divorato dal rincaro dei prezzi, ma la macchina sociale, pistone e
cilindro, funzionava come l’olio.
Altri tempi.
Arrigo Levi era uno dei tre personaggi notevoli tornati sugli
automezzi dei liberatori americani a insegnarci la democrazia.Il secondo
era Renato Mieli, il papà di Paolo, direttore de Il Corriere: venuto
tra noi in uniforme USA, con i gradi di ufficiale, nei primi mesi di
occupazione era un «capitano Smith» (o qualcosa del genere) a cui i
giornalisti italiani dovevano rivolgersi per ottenere l’autorizzazione a
lavorare e ad aprire giornali, insomma il responsabile della epurazione
morbida del giornalismo per conto degli Alleati.
Allora, parlava esclusivamente inglese.
Subito dopo, fondò l’ANSA.
Ancora qualche mese, e molti di quei giornalisti che avevano chiesto
l’autorizzazione a scrivere al capitano Smith si stupirono poi di
ritrovarlo, sotto il nome di Renato Mieli, come direttore de L’Unità.
L’organo del PCI diretto da un ufficiale americano?
Evidentemente l’OSS (futura CIA) aveva deciso che occorreva loro un controllore dentro quel partito.
Renato Mieli, che probabilmente era tanto comunista quanto era un
dromedario, resistette disciplinato dieci anni: nel ‘56, la rivolta
d’Ungheria gli diede il destro di andarsene sbattendo la porta, e
scrivendo peste e corna sugli orrori staliniani del Partito comunista.
Scrisse anche una sua biografia, «Deserto Rosso, dieci anni da
comunista»: titolo rivelatore. Effettivamente, dieci anni di recitazione
da comunista sono tanti.
Si finisce per non poterne più.
Trovò ospitalità da Montanelli.
Ma anche un altro lavoro: la direzione del CESES, un «osservatorio
sui Paesi dell’Est» pagato dagli USA, affollato di agenti slavofoni che
andavano e venivano da là (ma mi pare ci fosse anche Giuliano Amato) e
diretto nelle cose concrete da tale Warren Nutter, un economista
(chiamiamolo così) che era stato allievo di Milton Friedman a Chicago.Il
terzo personaggio notevole di quella generazione fu Ugo Stille.
Anche questo sbarcò nel ‘43 con le truppe USA, in veste di «sergente
Micha Kamenetzky» (il suo vero nome) e subito divenne direttore di Radio
Palermo.
Era l’emittente allestita dagli Alleati subito dopo la conquista della Sicilia.
Ma per poco: Stille seguì la truppa yankee su per l’Italia, fino a Milano.
A Il Corriere, naturalmente.
Pronti: che mansione preferiva?
Dica, Kamenetzsky, oggi la stampa è libera in Italia.
Stille preferì tornare a Washington, commentatore per il Corriere.
Se Arrigo Levi da Londra echeggiava le visioni di Kissinger e del
Council on Foreign Relations di Rockefeller, Kamenetszky spezzava, per
noi italiani, il pane della sapienza della Brookings Institution, un
think tank un tantino più liberal ma non meno potente, visto che questa
fondazione privata stilò da capo a fondo il Piano Marshall, che poi il
Congresso approvò senza variazioni
nel 1948.
Insomma fra Levi e Stille correva la stessa differenza che corre tra i
«repubblicani» e i «democratici» in USA, due sfumature di tinta dei
poteri forti che in Italia erano rappresentati dal partito liberale (di
«destra») e dal repubblicano («sinistra», diciamo).Due partiti
artificiali, creati in laboratorio – nell’ufficio studi della Banca
Commerciale dove Raffaele Mattioli, il laicissimo, aveva allevato La
Malfa e Malagodi, Merzagora e Cuccia, distribuendo le parti fra loro
quando l’Italia sarebbe stata liberata: tu Malagodi farai il liberale,
tu La Malfa farai da mazzinianno, repubblicano intransigente…
Tu Merzagora alle Assicurazini Generali, tu Cuccia, Enrichetto mio, a Mediobanca – insomma avete capito.
Era la libertà, finalmente.
PLI e PRI poi gli italiani non li votarono, e non si riuscì a fare il bipartitismo perfetto della perfetta democrazia americana.
Stavolta si spera che andrà meglio a Uòlter e al Belursca.
Perché il potere di quella prima generazione sussiste.
Emana ancora un raggione da teletrasporto da far impallidire il dottor Spock.
Basta pensare a dove sta Paolo, il figlio di Renato Mieli.
Basta dire che Gianni Riotta, per il solo fatto di aver scodinzolato per
anni attorno ad Ugo Stille chiamandolo Venerato Maestro e professato
per lui la sua infinita ammirazione (slurp slurp) è diventato direttore
del TG1: e mica nel 1943, oggi.
Ricardo Franco Levi, seconda generazione, è stato elevato anche lui
sul raggio di quel potere.Allevato in Inghilterra dove abitava papà, si
considera «very british» e si veste di conseguenza, ossia come gli
immigrati italiani quando credono di vestirsi da veri inglesi.
Pare sia stato giornalista a 24 Ore, ma non restano memorie incisive del suo passaggio.
Di fatto, la sua carriera comincia da direttore, subito.
Egli ci spiegò che stava per introdurre in Italia il giornalismo
anglosassone, compassato, «i fatti separati dalle opinioni» e tutto il
resto, insomma il vero giornalismo.
Fondò l’Indipendente e lo diresse.
Chi glielo pagava non è chiaro, probabilmente Mediobanca e la Fiat.
Nel gergo dei cronisti, che tende ad essere escatologico, fu una loffa.
Fondato e diretto da Ricardo Franco nel ‘91, fu s-fondato nel ‘92, ossia
chiuso senza suscitare proteste nelle masse dei lettori, contenibili
nella solita cabina telefonica.
Ricardo Franco capì che la sua vocazione era un’altra, vicina a quella
del Renato Mieli prima maniera, a quella di Ugo Stille direttore della
radio alleata: non giornalista, ma controllore dei giornalisti e delle
idee autorizzabili nella libertà di stampa.
Per conto dei soliti noti.
Viene aggregato a Prodi quando questi diventa presidente della
Commissione Europea, e riceve – come rivelò una telecamera rimasta
aperta – quell’Israel Singer, capo del Congresso Ebraico Mondiale, che
la stessa comunità persegue per storno di fondi ebraici in un conto
svizzero che ha intitolato «per la mia vecchiaia».
La telecamera mostra il figuro mentre agita il nodoso ditone sotto il
naso di un Prodi intimidito, come se gli desse ordini… un fatto che
l’Indipendente non avrebbe certo pubblicato, nemmeno separato dalle
opinioni.
Siamo inglesi, my God.
Il resto è noto.
Ricardo Franco viene eletto nella circoscrizione Lombardia III
nell’Ulivo: uno dei più inspiegati miracoli della democrazia
all’americana (ci piacerebbe conoscere gli elettori).
Viene elevato dal raggio di teletrasporto a sottosegretario alla presidenza del consiglio, ossia Prodi;
e da Prodi riceve la delega per la stampa.
Di cui fa l’uso che sappiamo: i siti internet devono registrarsi in
apposito registro, preludio a misure e provvedimenti restrittivi, magari
di natura fiscale.
Insomma il lavoro che per i superiori comandi svolse il primo grande
Mieli in uniforme yankee, prima di sorbirsi «dieci anni da comunista»:
l’autorizzazione, il controllo, la epurazione soft.
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2425¶metro=
Elenco dei quotidiani i cui editori sono soci dell’ANSA:
- L’Adige
- Alto Adige
- L’Arena
- Avvenire
- Bresciaoggi
- Il Centro
- Corriere della Sera
- Corriere dello Sport
- Il Corriere Mercantile
- L’Eco di Bergamo
- La Gazzetta del Mezzogiorno
- Gazzetta del Sud
- La Gazzetta dello Sport
- Gazzetta di Mantova
- Nuova Gazzetta di Modena
- La Nuova Ferrara
- Gazzetta di Parma
- Gazzetta di Reggio
- Il Gazzettino
- Il Giornale
- Giornale di Brescia
- Giornale di Sicilia
- Il Giornale di Vicenza
- Il Giorno
- Libertà
- Il Mattino
- Il Mattino di Padova
- Il Messaggero
- Messaggero Veneto
- La Nazione
- Il Piccolo
- La Prealpina
- La Provincia
- La Provincia (di Cremona)
- La Provincia Pavese
- Il Resto del Carlino
- La Sicilia
- Il Secolo XIX
- Il Sole-24 Ore
- La Stampa
- Il Tempo
- Il Tirreno
- Trentino
- La Tribuna di Treviso
- La Repubblica
- La Nuova Sardegna
- L’Unione Sarda
- L’Unità
- La Nuova Venezia
Allora che ne dite? Se tutti o quasi, i giornali italiani
propongono le notizie provenienti da un organo governato ad arte per
pilotare l’informazione, quale differenza di opinione volete che ci sia
nelle notizie? Se d’ora in poi la Stampa italiana si abbevererà e
ruminerà le stesse notizie, dalla stessa greppia di Al Jazeera, quale
pluralità di opinioni e di notizie volete che esca?
Se poi anche la Rai è governata da uomini della stampa di Regime,
anche qui, quale informazione critica, quale diverso punto di vista
sulle notizie possiamo avere? Si può chiamare questa pratica col nome di
dittatura dell’informazione di regime? Lo vogliam chiamare Regime
Democrazista!
Al Jazeera si è distinta per aver montato notizie false, aver
creato scene e girato filmati falsi, esibendo una scenografia fatta di
fondali disegnati che rappresentavano Piazza Verde di Tripoli su cui
erano mandate a recitare centinaia di comparse per simularne la presa
della capitale della Libia da parte dei tagliagole mercenari della
Nato. I filmati sono andati poi in rete ed hanno disinformato come al
solito.
L’emittente dell’Emiro del Qatar ha parlato di bombardamenti e morti uccisi per mano di Assad ed anche di fosse comuni. (Questa
accusa è ricorrente in ogni pseudo rivoluzione colorata per nascondere
il perenne tentativo di sottomissione degli Stati liberi)
omettendo sempre di elencare informazioni provenienti dal popolo e cioè
le voci autentiche di siriani di ogni confessione e credo religioso.
Costoro sostenevano che la Siria stava e stà subendo un poderoso attacco
terroristico Atlantico con inglesi e francesi in prima linea e Israele e
Usa nelle retrovie. Perfino i vescovi cattolici siriani si erano e sono
tuttora schierati a fianco di Assad.
Insomma Al Jazeera è pura disinformazione in funzione di
delegittimazione dei paesi liberi dall’influenza anglousraeliana. ANSA
da par suo si è distinta nel dare il massimo risalto alle menzogne
assolute e allucinanti che Al Jazeera sputava. Nel recente caso delle
Pussy Riot (trad. Bernarde Rivoltose e Rivoltanti) giusto per
attaccare la Russia, responsabile di non aver abbandonato la Siria ai
terrosti e mercenari atlantici, sono arrivati a dire che queste
poverette sono andate in Cattedrale per una preghiera rock, omettendo di
dire che era un attacco violento alla religione ed ai credenti raccolti
per la messa, ai quali sono andate ingiurie e bestemmie innominabili
per la tanta virulenta oscenità. Altro che critica a Putin, quell’atto
fu di devastante portata e solo adesso con la storia del film blasfemo
su Maomentto ne comprendiamo appieno le finalità distruttive, divisorie e
di forzatura di schieramenti e posizioni.
L’Ansa sa bene come lo sanno tutti i giornalisti italiani, (anche perchè tanti di questi leggono il nostro blog),
chi sono i veri mandanti ed autori delle stragi in tutto l’Oriente e
mondo intero direi, ma non lo dicono e nemmeno sfiorano l’argomento.
Pensate, con i mezzi che abbiamo oggi per controllare le persone,
nessuno apparentemente riesce a scoprire chi sono i responsabili degli
atti di terrorismo e perché avvengono? Come per la nostra mafia n’est
pas? (ndr).
Riceviamo e pubblichiamo
Or bene, la bellezza cinque giorni fa l’Ansa ha firmato un accordo
con l’Emiro del Qatar, ma nessuno lo ha saputo. Si badi bene che però la
fonte di quanto asserisco è l’ANSA stessa
http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_cultura/09/18/Firmato-accordo-Ansa-agenzia-Qatar-Qna-_7493280.html
La domanda quindi che sorge spontanea è ovviamente questa: come mai i
media non hanno emesso un fiato sulla vicenda? Già perché è quantomeno
strano visto che abitualmente è proprio l’ANSA a fornire loro le
notizie. Si vede che questa non l’hanno ritenuta di alcun valore. Ma su
questo punto da giornalista io mi sarei fatto delle domande (se avessi
letto il comunicato ANSA) e cioé:
perché per esempio in detto comunicato non vengono specificate alcune
informazioni basilari, né vengono tantomeno date risposte alle domande
che anche un cercopiteco minus habens si sarebbe fatto?
Ora vestendomi dei panni del cercopiteco mi chiedo:
Chi è questo benedetto (da Maometto o Allah ovviamente) Emiro Hamad bin Khalifa Al Thani?
Come mai costui arriva a prendere accordi ora?
Come mai una questione di “normale amministrazione o quasi” porta l’Emiro in persona a venire in Italia a firmare l’accordo?
Quali sono i rapporti che il nostro Paese aveva ed ha con l’Emiro?
Come mai Monti ha già in agenda un prossimo viaggio in Qatar?
Qualcuno è al corrente che il 25% del PIL di questo staterello in mezzo
al deserto è destinato all’acquisto di armi e che i tre piccoli
porcellini che gliele vendono solo : Gran Bretagna, Italia e Francia.
Qualcuno è stato informato da qualche media che l’Emiro in questione
oltre che essere il più importante fornitore di petrolio dell’Italia è
il maggior azionista (al 59% !!! Per cui praticamente il proprietario)
della emittente Al Jazeera?
L’Ansa ci ha spiegato, per bocca del suo direttore Giuseppe Cerbone,
che “con questo accordo, il sistema di telecomunicazioni e l’intero
sistema mediatico italiano fa un balzo in avanti anche dal punto di
vista culturale”.
Quindi, noi Italia, ottava potenza industriale ed economica del
pianeta, facciamo un balzo in avanti grazie a una nazione di un milione e
mezzo di abitanti che è retta da “una monarchia assoluta islamica”, con
un’unica famiglia che governa il paese, gli El-Thani, e che possiede il
95% della ricchezza nazionale?
Facciamo un balzo nel futuro accordandoci con uno Stato la cui
maggioranza della popolazione vive di stenti, dove c’è uno dei tassi di
mortalità infantile più alti del mondo, il più alto tasso di
denutrizione infantile nel mondo islamico; dove ancora oggi 2012 alle
donne è vietato l’accesso al mondo del lavoro?
Entriamo nel futuro attraverso un Paese dove non esiste una rete
ferroviaria, dove non esiste rete di autobus, dove non esiste rete
idrica al di fuori della capitale Doha, piena di alberghi a 5 stelle
dove vanno i nostri imprenditori mitomani?
Complimenti a Monti, Cerbone e compagnia, un bell’esempio di accordo tra democrazie eh?
Mi domando, ma qualcuno dei media ha mai informato l’opinione
pubblica italiana che l’Emiro è anche l’azionista di maggioranza
dell’Unicredit e possiede il pacchetto di maggioranza delle azioni,
acquistato nel gennaio del 2012 che viene gestito da un delegato
ufficiale – nominato personalmente dall’Emiro- presso il consiglio di
amministrazione della banca, che si chiama Luca Cordero di Montezemolo e
rappresenta il Fondo Qatar? No? Ma Guarda un po’!
Qualcuno di noi ha per caso letto, sentito o visto da qualche parte
che, subito dopo aver firmato quest’accordo, l’Emiro si è incontrato con
la signora Tarantola, presidente della Rai, ex banca d’Italia e
“commosso” dai grossi problemi della nostra emittente di Stato ha
dichiarato di essere a disposizione per coprire il buco della Rai di 289
milioni di euro di debito, attraverso prestiti agevolati di Unicredit
(ovviamente gestiti da Cordero di Montezemolo) e mediante nuove joint
venture con la concessionaria di pubblicità della Rai? No? Ma
poffarbacco!
Qualcuno ha per caso mai informato noi cittadini che Al Jazeera
attraverso questi affarucci sta praticamente prendendo il controllo del
sistema ufficiale governativo delle notizie italiane? No? Ohibò!
Per caso è stato paventato in qualche modo da qualche trasmissione
televisiva o su qualche giornale il rischio di un ulteriore inquinamento
dell’informazione proveniente per esempio dal medio-oriente,
considerata questa operazione? No? Ça va sans dire!
Vi risulta per caso che ci sia stata anima viva che, nonostante ciò
sia avvenuto nella sua forma ufficiale davanti alle telecamere delle Tv
italiane, abbia segnalato su un qualunque media che tutto l’ambaradam è
stato gestito personalmente da Jamie Dimon presidente di J.P.Morgan,
venuto appositamente a Cernobbio per incontrarsi poi privatamente con
l’Emiro, Monti, Passera, la Tarantola e Montezemolo?
E’ mai venuto in mente a nessuno, giornalisti, giuristi,
costituzionalisti, che Monti a Cernobbio e in qualunque altro posto
sulla terra rappresenta sempre e comunque la Presidenza del Consiglio
dei Ministri del Parlamento Italiano e non può chiudersi a suo
piacimento in una stanza a trattare affari proibendo l’accesso a stampa e
telecamere come se nulla fosse?
Per caso, vi è mica capitato di leggere da qualche parte che circa 30
ore dopo quest’incontro J.P.Morgan ha gestito la vendita di 1,7
miliardi di euro di quote della Snam-Eni all’Emiro del Qatar? No? Ma
guarda un po’ il destino alle volte…
Qualcuno di voi ritiene accettabile e normale che l’Ansa, ovverossia
l’Agenzia NAZIONALE Stampa Associata, possa diventare socia di Al
Jazeera?
Per concludere: non pensate che i cittadini italiani avrebbero
dovuto avere il diritto di sapere su quali basi il premier Mario Monti
ha dichiarato di “aver deciso di andare in visita ufficiale nell’emirato
del Qatar, nazione amica, e punto di riferimento costante sia del
Governo che dell’imprenditoria avanzata italiana”?
Non dovrebbe quantomeno per correttezza almeno spiegarci per occuparsi di quali “affari di interesse nazionale?”
fonti: http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_cultura/09/18/Firmato-accordo-Ansa-agenzia-Qatar-Qna-_7493280.html
http://www.sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/09/media-comunicazione-in-italia-con.html
Fonte: stampalibera
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