MAURIZIO BAIATA: "IO, RAPITO DAGLI ALIENI"
"Ho fatto diversi avvistamenti,
anche abbastanza eclatanti, che mi avevano già convinto che si
trattassero di ufo. Ma quando te li ritrovi in camera da letto, beh, il
discorso cambia!" Si apre un sorriso sul volto di Maurizio Baiata,
mentre mi racconta questo incontro ravvicinato del 4° tipo. A tu per tu
con gli alieni, roba da film di fantascienza o, peggio, da esaltati. Non
ti aspetti che a parlartene, senza remore e senza imbarazzi, con una
serenità stile zen, sia invece un collega, una persona sicuramente seria
e senza dubbio pure sana di mente... Stupisce dunque l'esperienza
incredibile che Baiata- giornalista e scrittore, con un passato di
brillante critico musicale e un presente di ufologo stimato in tutto il
mondo (insomma, “dischi&dischi volanti”, come ama scherzare lui) -
dice di aver vissuto 13 anni fa.
Un incontro che lo ha cambiato per sempre, come spiega nel suo libro "Gli alieni mi hanno salvato la vita", un'autobiografia che si legge come un romanzo.
Un incontro che lo ha cambiato per sempre, come spiega nel suo libro "Gli alieni mi hanno salvato la vita", un'autobiografia che si legge come un romanzo.
Lo
ho incontrato durante l'International X Congress organizzato a Pescara
dall'amico Pino Morelli ed ha accettato di ripercorrere con me quei
momenti che anche lui ha saputo rielaborare e comprendere solo adesso, a
distanza di oltre un decennio.
"Una
notte del 1999 mi sono svegliato alle 4 del mattino e mi son trovato 3
classici grigi accanto al mio letto. Ho comunicato con loro più o meno
telepaticamente. Ma ho capito quello che è successo veramente solo in
regressione ipnotica negli Stati Uniti, a Phoenix. Cosa volevano da me?
Quando vengono, usano una frase chiave che è uguale per tutti i
contattati del mondo: "Non ti preoccupare, non ti faremo alcun male".
Sono un po' biblici, nel loro approccio...
Ma
in effetti ti ritrovi in uno stato di paralisi fisica e puoi solo
gestire un rapporto mentale con loro. Gli occhi -che ancora sono aperti-
possono guardare e vedere attorno a te tutto quello che sta accadendo,
ma il tuo corpo è immobilizzato. La mente invece è vigile. Eppure
l'interazione che ha luogo in quel momento non è più legata ad una
straordinarietà: diventa ordinaria per la persona che la sta vivendo,
perché a quel punto tu sei in contatto con loro. Fai conto di poter
parlare con un gorilla. È chiaro che sarebbe estremamente strano,
giusto? Il nostro linguaggio, il livello di comunicazione è molto
diverso. Bé, è la stessa cosa con loro, solo che avviene
telepaticamente.
Questa
comunicazione telepatica però durò pochissimo e io fui convinto di
averli mandati via: con la forza del pensiero o con il vuoto delle arti
marziali, visto che ne sono stato un praticante per molti anni. E invece
non andò così. Nel 2010, 11 anni dopo, ho capito che venni portato da
un'altra parte e sottoposto a degli esami medici, ad un qualcosa che poi
ho capito esser stato determinante nell'arco della mia vita. La loro
presenza è da sempre con me."
Gli
anglosassoni le chiamano "abductions": veri e propri rapimenti dove le
vittime sono esseri umani e gli aguzzini entità provenienti da altri
mondi. Spesso i racconti sono drammatici: gli addotti vivono come un
trauma quell'esperienza che la maggior parte del mondo scientifico
spiega come semplici allucinazioni ipnagogiche. Insomma, si tratterebbe
solo di sogni, ma così realistici da essere scambiati per eventi davvero
accaduti. Maurizio Baiata però è sicuro di essere stato ben sveglio,
durante quel contatto straordinario che ha assunto per lui un
significato speciale. I suoi profondi occhi neri hanno un guizzo quando
glielo domando.
"Per me in primis
è scattata una forma di rimozione totale dell'esperienza e non ho più
voluto pensarci per molti anni. Però dopo gli incontri con tante persone
che si dicevano addotte e mi chiedevano una mano, ovviamente dentro di
me è iniziata a sorgere l'esigenza di saperne sempre di più. Così da 2 o
3 anni a questa parte ho cambiato atteggiamento nei confronti del
fenomeno e non lo considero assolutamente di natura negativa.
Ovviamente, esistono gli alieni negativi, come esistono gli uomini che
non vogliono il nostro bene. Ma io direi- come diceva il colonello
Corso- che in fondo il loro atteggiamento nei confronti dell'essere
umano è sostanzialmente neutrale. Però è evidente che hanno bisogno di
qualcosa che noi possediamo. Questo è uno dei punti in discussione."
Una
vicenda eccezionale, la sua, ma- assicura- non unica. Anzi, secondo il
giornalista/ufologo esisterebbe una casistica impressionante, anche qui,
in Italia, con un numero di presunti rapimenti alieni da brivido. Anche
se pochi, pochissimi lo raccontano. Perché hanno paura di passare per
pazzi, perché non riescono a comprenderne la reale natura di ciò che è
avvenuto o forse perché non ne hanno un ricordo consapevole...
"Sono
tutte buone ragioni per evitare di parlarne, tutte insieme. Ma il primo
motivo è perchè non capiscono che cosa sia successo e non sanno come
vivere questo tipo di esperienza. A chi la vanno a raccontare? Quindi,
tengono tutto per sé e si rivolgono ad un supporto di ordine terapeutico
solo quando si convincono di averne bisogno. Si arriva così a capire
che quelle esperienze fanno parte di un altro livello della nostra
esistenza. A livello di coscienza, il fenomeno delle abduction è un
fenomeno di carattere evolutivo, non involutivo, perché ti pone rispetto
alla presenza dell'alieno su un piano quasi di parità, di dignità.
Ovvero, se loro sono interessati a noi- a me, ad esempio -anch'io sono
interessato a loro; c'è una forma di scambio e di dialogo e la cosa è
funzionale per tutti.
Però senza
dubbio c'è un mondo sommerso, una realtà che non emerge, proprio perché
le persone sono estremamente reticenti. Negli Stati Uniti va un po'
diversamente, ma solo perché c'è stato il Professor John Mack, docente
di psichiatria ad Harvard, che probabilmente ci ha rimesso la vita oltre
che la carriera per aver voluto affrontare questo tipo di problematica
da un punto di vista accademico e scientifico. A tutt’oggi
l'impostazione generale nel confronto del problema delle 'abduction'- o
'fenomeni di contatto', come io preferisco chiamarle- è appannaggio di
pochissimi ricercatori, tra psicologi, psicoterapeuti, ipnoterapeuti.
In
Italia si contano sulle dita di una mano. Così tra ufologi, alienologi e
gli esperti deputati scientificamente allo studio ancora non c'è
quell'interazione che potrebbe far portare il livello della ricerca un
po' più in alto. Ma i contattati invece sono migliaia! Sicuramente, in
Italia sono migliaia. Anzi, con il professore Corrado Malanga, molti
anni fa, riuscimmo più o meno ad individuare con un sondaggio la
percentuale degli addotti: è circa il 5 per cento della popolazione
italiana. Quindi, fai il conto..."
L'intervista integrale a Maurizio Baiata sarà pubblicata nel prossimo numero della newsletter di Extremamente, in data ancora da definirsi.
Intervista di Sabrina Pieragostini
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