L’Amore tradito Tratto da “L’ebrezza amorosa”
blog.libero.it
Antonio Sbisà
L’amore viene tradito quando viene affermato, evocato, e poi
limitato, rimosso, distrutto. Questo avviene a tutti i livelli. L’amore
viene tradito quando una persona non ama e non cura se stessa: così
facendo non conosce direttamente l’amore.
Amare vuol dire vivere,
accogliere, sperimentare, un sentimento di gioia, di entusiasmo, di
elevazione e di donazione, vissuto autonomamente nel proprio cuore,
nella propria anima, nel proprio corpo, a prescindere dalle condizioni,
dagli eventi e dalle persone esterne.
Ma quando noi ci lasciamo vivere,
subiamo, ci comportiamo meccanicamente, obbediamo passivamente alle
istituzioni ed al potere, non accettiamo una parte del corpo o del
carattere, sicuramente possiamo affermare che non viviamo l’amore, per
noi ed in noi.
Come poi potrebbero amarci gli altri, se non ci amiamo
noi stessi? Non ci si ama quando ci si abbandona alle emozioni negative:
se noi viviamo senza controllo le ansie, le insicurezze, le rabbie, le
rinunce, le gelosie, le avidità, la depressione, la noia, certamente
queste non ci trasformeranno in una persona amabile, né per noi, né per
gli altri.
Il primo tradimento verso l’amore avviene quando non lo viviamo, non
lo realizziamo, non lo conosciamo. Se non liberiamo le nostre emozioni,
se non approfondiamo le nostre sensazioni ed intuizioni, se non
coltiviamo la gioia, la fiducia, la stima, il coraggio, in ogni
occasione, l’amore non ha la possibilità di conoscerci, di farci visita,
di amarci, di sgorgare dal nostro cuore. L’amore di noi stessi
comprende la cura della nostra autonomia.
Se non coltiviamo la fiducia
nelle nostre possibilità, l’esperienza del creativo, le mancanze si
faranno sentire come complessi d’inferiorità, e quindi come proiezioni
del bello e del bene solo sugli altri, o particolarmente sulle persone o
sulle cose cui si rivolge la persona che ci ama. Se osserviamo bene, le
bramosie, le gelosie, nascono quando sentiamo forme d’impotenza e di
depressione dentro di noi. In questa situazione di vuoto interiore,
l’innamoramento di una persona costituisce la nostra difesa
antidepressiva, la consideriamo una felicità provvidenziale…
Quando questa persona si rivolge ad altri e ad altro, pensiamo che per
lei tutto costituisca una fonte di attrazione maggiore rispetto
all’esperienza che vive con noi: ci spaventiamo di fronte al confronto
indiretto con le altre persone, possibili oggetti di attenzione.
Avvertiamo il pericolo di una perdita del nostro stesso essere. Ma
questa emozione è provocata dalla consapevolezza della nostra impotenza
od inferiorità, e questa esisterebbe sempre, anche se l’amante ci
riservasse in ogni momento tutte le sue cure. Le soddisfazioni ed i
piaceri sarebbero soltanto delle forme provvisorie di occultamento della
realtà interiore di vuoto, il vivere delle energie dell’altro ci
potrebbe dare soltanto l’illusione di avere risolto qualcosa.
Una
persona dovrebbe quindi risolvere le proprie sensazioni d’inferiorità e
d’incompletezza, prima o durante l’amore, senza difendersi ignorandole e
coprendole. Se siamo aperti nel cuore, apprezziamo i sentimenti, ma li
rivolgiamo prevalentemente verso le persone esterne, rischiamo di
considerare la vita e l’amore presenti soltanto nelle persone che amiamo
e nelle esperienze che viviamo.
Se mi amo, mi curo, ma poi penso di
dipendere da qualcosa, da qualcuno, in realtà non mi amo. Se siamo
formati in un modo per cui il cuore e la sensibilità non trovano la
saggia mescolanza con la volontà, il pensiero, lo sviluppo delle
capacità, non possiamo contenere l’amore.
Tradiamo l’amore se non siamo capaci di realizzare i nostri
interessi, i nostri desideri, i nostri sogni. La nostra stessa vita in
costante realizzazione è il primo amante del nostro cuore. Chiaramente
la vita presenta comunque sofferenze, prove, delusioni, fallimenti,
impotenze, ma la forza dell’amore presenta quel mondo di entusiasmo, di
visioni interiori, di possibilità di sentire, pensare e godere la vita,
per cui si superano le prove con coraggio e con fiducia.
Tutte le nostre
abitudini di appoggiarsi sugli altri, di trovare l’oggetto dell’amore
prima di tutto fuori di noi, di sentire che la nostra stessa vita ha
significato soltanto se veniamo accettati ed amati da certe persone,
tutto questo non è amore. Sarà molto umano, tristemente, continuamente
umano, ma non è il vero amore.
Cerchiamo gli amanti ideali, coloro che
daranno significato alla nostra vita, che valorizzeranno la nostra
persona. Se non abbiamo quella persona, ci arrabbiamo, ci lamentiamo,
soffriamo, alimentiamo la sfiducia in noi stessi, fino a forme di
ossessione. Ci hanno sempre insegnato questo, a cercare una relazione
che ci renda interi e completi.
Altrimenti ci sentiamo soli. Ma non siamo mai soli, e l’eventuale
solitudine diventa una possibile fonte di percezione nuova e profonda,
un modo per scoprire e manifestare se stessi. Se nell’amore cerchiamo la
sicurezza affettiva, la tranquillità, il rilassamento, la conferma
degli altri, il rinforzo della fiducia in noi, creiamo una strana
formazione alla rovescia, per cui costruiamo sul nulla degli eventi
psicologici che poi ci sembrano reali.
Crediamo di essere più forti,
sicuri, creativi, tutte cose di per sé bellissime, se gli altri ci
amano. Se poi gli altri ci lasciano, ecco che crollano miseramente tanti
presunti successi. Un altro tradimento dell’amore riguarda la scelta di
preferire l’affetto sicuro, fraterno e solidale alle intensità delle
passioni: in questo modo non vivremo un vero amore sessuale.
Molte volte
viviamo rapporti amorosi completamente convinti che sia giusto, bello e
desiderabile, cercare degli affetti sicuri e stabili, sui quali ci
possiamo appoggiare. Abbiamo paura delle passioni, dell’intensità del
sentire, abbiamo paura dei vortici amorosi che ci sembra ci allontanino
dalla tranquillità superficiale della vita comune.
Tradiamo allora l’amore perché non vogliamo abbandonarci ai misteri
ed alle profondità sconvolgenti dell’amore: abbiamo paura di perderci,
per cui non vogliamo coinvolgimenti intimi, non crediamo al cuore, non
ci facciamo liberare ed innalzare dai venti delle emozioni. Quando poi
in qualche modo scegliamo dei rapporti, emergono altre forme di
tradimento.
Se non manteniamo la lealtà e la continuità della fedeltà a
noi stessi, tradiamo noi stessi, l’amore e la persona che amiamo. Per
due persone che si amano intensamente, il primo tradimento riguarda il
non avere la cura costante di coltivare l’innamoramento permanente. Se
riteniamo l’amore un fenomeno ricco soltanto di spontaneità, se
condividiamo le abitudini di una vita esteriore, prima o poi la passione
scenderà e si dissolverà, l’attrazione si cristallizzerà.
Coltiviamo
quindi la divinità dell’amore nostro intimo come in un santuario
solenne. Se ci facciamo invadere dalle insicurezze, dalle depressioni,
se scarichiamo tutto questo nel rapporto con il partner, tradiamo la
giocosità dell’amore che vuole nutrirsi solo di ebbrezza. Senza dubbio
l’amore è fatto di rinunce, attenzioni, sacrifici, solidarietà: ma tutto
questo va indirizzato alla nostra crescita personale ed alla crescita
della coppia.
L’amore implica lo sforzo personale di superare le emozioni negative,
risolvendo le prove della vita con fiducia e con coraggio, per poi
abbandonarsi con il partner alla condivisione del piacere, della gioia,
dell’entusiasmo, della fantasia, dell’abbandono, della donazione della
parte migliore di noi, che fiorirà bene soltanto se sapremo coltivarla.
L’amore ha bisogno di continuità energetica, di presenza corporale ed
animica; si coltiva nel mistero, nella bellezza, nell’impegno della
volontà a proteggere ed espandere l’amore, in sé, nella coppia e verso
il mondo. Un modo di tradire l’amore riguarda la convinzione che possa
finire. Può essere che la forma dell’amore sessuale per qualche motivo
possa esaurirsi, può succedere che un amore cambi forma e presenza.
Ma
l’intenzione della fedeltà all’impegno amoroso per la crescita, di se
stesso e dell’altro, dovrebbe trovare nuove forme, per continuare in
modo diverso. Un vero amore fra due persone non muore mai. Nell’amore ci
vogliono anche quelle doti di disciplina, costanza ed attenzione, per
cui si sa che si tratta di un impegno creativo, in cui la volontà
esplicita e forte di amare si esercita anche quando i sentimenti, le
attrazioni ed i desideri possano esaurirsi.
L’amore può attraversare il vuoto. Tutto questo non vuol dire che due
amanti non possano considerare esaurita una fase di convivenza amorosa
sessuale, che due amici intimi non possano decidere di rallentare la
frequenza, anche perché la vita è fatta di molte esperienze, di molti
amori, di molte conoscenze.
Ma la fedeltà creativa terrà sempre comunque
acceso quel flusso di comunione che ha unito due esseri. Tutto questo
assume una forma di urgenza pensando alle separazioni di coppie che
hanno dei figli. La forma comune dell’affidamento ad un genitore, od a
tutti e due, non è assolutamente sufficiente.
I figli hanno il diritto
di continuare ad essere amati dai genitori, che dovrebbero continuare a
vivere insieme, pure organizzando la situazione diversa di sospensione
dell’amore sessuale. Si tradisce l’amore per i figli, in seguito alle
separazioni, quando li si costringe ad abbandonare la convivenza con uno
dei due genitori.
Mutando serenamente la forma dell’amore, si
potrebbero formare dei nuclei comunitari in cui i genitori rimangono
amici ed i nuovi compagni eventuali si aggiungono alla comunità
familiare.
Mi sembra un segno di rispetto profondo e di reale amore anche per il
compagno o la compagna, dal quale ci si separa soltanto per quanto
riguarda l’amore sessuale. L’altro grande tradimento verso l’amore è
l’amore esclusivo, parente stretto dell’amore-consumo e
dell’amore-possesso.
L’amore si coltiva nella concentrazione animica
profonda, ma non nell’esigenza o nell’aspettativa della convivenza
costante, o nella concentrazione ossessiva dei due ego, o nella
separazione fisica degli amanti dal mondo e dalla società, o nella selva
oscura dei bisogni e delle difese incrociate dei due amanti. Non si
coltiva l’amore escludendo le altre persone dall’amore.
La
concentrazione amorosa non è una segnaletica spaziale, in base alla
quale si giudica che si sta con una persona perché questa è vicina
fisicamente, ed invece le altre sono lontane. Non si sta con una persona
cercando di non stare con gli altri.
L’intensità energetica di una
relazione si basa sulla fusione di due esseri unici, fusione che non
viene disturbata dalla vicinanza di altre fusioni con altri esseri.
Anzi, l’appartenenza in un ambiente energetico ed amoroso di una rete di
rapporti offre energia, sostegno e slancio all’ebbrezza di ogni singolo
amore fra i diversi individui.
Si tradisce l’amore e si tradisce il partner quando ‘non’ amiamo gli
altri, il mondo, il divino. Si tradisce l’amore per se stessi e l’amore
per l’altro quando pretendiamo di vivere il corpo ed il piacere
unicamente come una forma di consumo e di possesso all’interno di una
coppia.
Per cui non può mai risultare come tradimento nella storia di
una relazione una disponibilità amorosa di un partner verso altre
persone, realizzata con la mente, con l’anima o con il corpo.
Il senso
del tradimento, come mancanza di lealtà, mancanza di amore, un venir
meno dell’accordo amoroso, può avvenire pertanto soltanto all’interno di
un rapporto, mai facendo riferimento a comportamenti verso persone
esterne.
Si può tradire una persona, nella coppia, fra gli amici, in
genere, se si rinnega o si nega l’amore verso quella persona, o se si
danneggia direttamente la vita e l’esperienza della persona che abbiamo
deciso di amare.
Oggi si continua a pensare che una persona tradisca il
partner se fa all’amore con un’altra persona. Si pensa lo stesso al
tradimento, ma molto meno, se la stessa persona sviluppa interessi,
verso un’altra persona o verso ideali o altre attività, che possono
coinvolgere anche molto di più del singolo atto sessuale.
L’amore ha una natura espansiva, esaltante, intrisa di felicità e di
beatitudine, che costituisce una forma di ambiente universale. Quando
questo amore viene sentito e coltivato, aumenta, e non diminuisce,
l’energia dell’amore verso una persona precisa. L’amore aumenta se si
espande, si ritira se esclude.
Tutto questo non vuol dire che gli amori,
come le persone, non siano unici. Ma l’unicità viene vissuta vivendo
profondamente il rapporto con la persona o l’attività che si ama, e non
al contrario, vivendo superficialmente il rapporto, e poi negando tutti
gli altri tipi di amore.
Si tradisce l’amore non vivendolo fino in
fondo, e non perché altri amori si accendano verso altre persone. Io
posso amare intensamente Claudia, avvertire un amore per Irene, fare
all’amore con Chiara, in un modo che l’amore per Claudia aumenti a
dismisura.
Io posso amare intensamente Claudia, ma posso anche essere
innamorato di Dio, di una comunità, di un’arte, di uno sport. Potrebbe
quindi succedere tranquillamente che una persona innamorata, e che vive
nella parte profonda di se stessa, abbia un cuore ed una mente aperti.
In questa apertura entrano la vita, l’universo, gli altri. Può anche
essere che con questo spirito incontri un’altra persona, se ne innamori,
nell’anima o nel corpo, o in tutti e due. Chiaramente darà attenzione a
questo nuovo rapporto, vivrà intensamente il nuovo amore, ma senza
togliere nulla all’amore con la persona che già amava. Anzi, la nuova
ricchezza, si trasformerà in una nuova energia anche per il rapporto
precedente.
Chiaramente occorre avviare un processo di trasformazione
profonda delle persone per realizzare in modo autentico ed ardente
questa prospettiva. Occorrerà realizzare il viaggio dell’eroe. Viviamo
oggi tutti la coesistenza del richiamo alla coppia, alla monogamia ed
alla famiglia, con una vita sociale che moltiplica a dismisura le
situazioni di promiscuità fra i sessi, determinando una stimolazione
continua di aspetti degli amori, delle amicizie, delle collaborazioni,
dei desideri sessuali. L’alternarsi fra la fedeltà alla coppia e
l’apertura come amanti tradizionali agli altri rapporti, sembra una
malattia congenita
. Questa ha le radici inevitabili sia nell’esistenza
di una sessualità di specie che produce continuamente attrazioni e
pulsioni naturali, come funzione positiva e sovrabbondante della natura,
sia nell’esistenza di una socializzazione che pone a confronto continuo
le persone fra di loro.
La socializzazione si coltiva attraverso i ruoli sociali, le maschere
psicologiche, i comportamenti opportunistici, i principi di prestazione
e di competitività. Accanto a questa abbiamo una formazione delle
persone abbandonata a se stessa: non esiste un’educazione della sfera
emotiva, affettiva e morale. Per cui le persone ritengono normale vivere
nelle insicurezze, nelle impotenze, nelle nevrosi, nelle reattività,
non pensano neppure che possono intervenire e risolvere i problemi di
identità.
E’ naturale che le ansietà, i bisogni, le dipendenze e le
gelosie poi si moltiplichino nei rapporti affettivi. Aggiungiamo la
considerazione che gli innamoramenti, in queste condizioni sociali,
tendono ad esaurirsi, quindi o le persone si abituano ad una forma di
amore sentimentale o abitudinario, o tendono a mutare i rapporti, o
cercano di affiancare l’amore abitudinario delle famiglie con le
avventure occasionali. L’invito all’amore universale, al rispetto ed
all’amore per gli interessi e gli amori dei partner, può essere quindi
accolto dalle persone che vogliano diventare autonome e mature sul piano
della trasformazione personale.
Sul piano delle libere scelte delle persone e delle coppie, possono
esistere oggi diversi tipi di contratto di relazione che le persone
possono concordare fra di loro. Il principio del rispetto del mistero
delle persone e dei rapporti non vuol dire che si debbano giustificare
ipocrisie, opportunismi e falsità deliberate.
Precisato tutto questo,
non rimane che ribadire…. Sì, è bello pensare che si possa finalmente
liberare l’amore !!! Liberare l’essenziale da quello che non è
essenziale, liberare le finalità più profonde dalle necessità radicate,
la felicità e la gioia dalla prudenza e dalla paura, i desideri ed i
sogni dai bisogni incessanti.
Guardiamo lontano, apriamo nuovi
orizzonti, e domandiamoci veramente se non sia possibile introdurre un
radicale cambiamento storico, una mutazione epocale, in tutti i rapporti
amorosi ed affettivi. Non abbiamo timore, nessuno vuole intaccare
quello che possediamo oggi, nessuno vuole aprire crisi a catena, ma
guardiamo dove ci sono gli indizi e le tracce per iniziare un percorso
che conduca verso queste forme di nuova realizzazione amorosa.
Liberiamo l’amore dal bisogno: dal bisogno dell’altro che sostituisca
i propri eventuali vuoti interiori, dal bisogno dell’altro che occupi
il tempo libero e che soddisfi la presenza, dal bisogno dell’altro che
sostituisca la nostra diretta personale stima di noi stessi.
Liberiamo
l’amore dal possesso e dalla protezione, non confondiamo l’amore con la
pretesa della disponibilità dell’altro, con l’esigenza di guidare la
vita dell’altro, con la tendenza a difenderlo dalla vita. Liberiamo
l’amore da ogni forma di esclusività, da ogni forma di monopolio. Non è
vero che non si ama una persona se si ama un’altra.
Non è vero che
sembra impoverito o spento un rapporto se un uomo od una donna provano
piacere ed amore anche con altre persone. Liberiamo l’amore dall’ipoteca
corporea, il corpo non è in proprietà ed in usufrutto per certi
rapporti, mentre per gli altri intervengono forme di lontananza, di
distanza emozionale ed espressiva.
Abbiamo sempre con noi il corpo, non
possiamo farne a meno. Liberiamoci dalle forme di pretese e di
richieste. Una cosa è auspicare una comprensione, un dialogo, una forma
di attenzione, un’altra cosa è imporre una specie di aggressiva
richiesta di amore come rinuncia a se stessi, un’altra cosa è imporre i
propri bisogni interpretando arbitrariamente i silenzi o le reazioni
dell’altro.
Liberiamoci allora dalle nostre paure, dalle nostre insicurezze, dai
nostri complessi d’inferiorità, dalle rigidità dei nostri io.
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