Il Carrarmato ed Io
Il carrarmato ed io, come dire quella strana coppia.
Ad ognuno nella propria vita capita l’incontro fatale: una persona, un cane, una situazione. A me è toccato un carrarmato. Ma non mi lamento, poteva andarmi peggio. In fondo non è un carrarmato qualunque, si tratta del carrarmato disegnato da Leonardo Da Vinci.
La prima volta che lo vidi avevo 9 o 10 anni. Era in un libro che riguardava appunto Leonardo nel quale l’autore cercava di dare l’idea della portata del genio mettendo insieme un po’ di tutto, dagli aforismi alle favole, dalla geometria alla pittura, e quindi le invenzioni.
Per una famiglia di artisti come la mia quel libro era un serio indizio di quale fosse per ciascun membro il vero livello a cui aspirava. Come membro incontestato di quella famiglia anch’io lanciai il mio segnale forte e chiaro. Presi quel libro e gli dedicai molto tempo. Cercai, perfino, di capire il più possibile quella strana lingua con cui Leonardo si esprimeva pur di entrare in contatto profondo con lui.
Leonardo esercitava su di me un’attrazione indefinibile che già allora non riuscivo a spiegarmi solo con l’influenza dell’aria di casa. Le pagine del libro che più mi appassionavano, naturalmente, erano quelle della sezione “invenzioni”.
Ricordo che dedicai un tempo indefinito all’osservazione delle macchine volanti, un’altra “terribile” passione che sarà vissuta concretamente come una febbre, nella quale il pericolo era cercato e usato né più né meno di una qualsiasi leva di comando del mezzo aereo.
Era sufficiente leggere che Leonardo aveva inventato l’elicottero o che il suo aliante era stato realmente pilotato da lui stesso o dal suo operaio Tommaso Masini per entrare letteralmente in un’altra dimensione. Chiamiamola pure Fantasilandia o Mondo dell’Immaginazione, va bene lo stesso. Finite le macchine volanti riprese il normale scorrere del tempo.
Quindi, so che trascorsero altri 10 minuti prima di incontrare lui: il carrarmato. Come spesso mi è capitato di notare nel corso della mia vita, proprio le cose o le persone che mi apparterranno di più sono stranamente vissute nel primo incontro con “conflittualità”.
La mia ostilità si manifestò con una parola che pronunciai ad alta voce: “teiera”. Era ridicolo e irritante. Somigliava veramente ad una teiera fumante. Ma nonostante ciò, o a causa di ciò (non sarà mai chiaro fino in fondo), provavo ugualmente attrazione. Nonostante il tempo trascorso, sono abbastanza certo del fatto che anche allora come ora il motivo dell’attrazione ad oltranza era la convinzione che non poteva essere così come sembrava, ci doveva essere certamente un’altra spiegazione.
Non molto tempo dopo si rese evidente in una forma compiuta la mia naturale vocazione alla totale ed insindacabile indipendenza. Molte cose accaddero nei molti anni che seguirono ma non quella di rivedere il carrarmato di Leonardo. Ma quando poi trascorse il tempo esatto che fu di molti anni più uno allora lo rividi. Accadde in un museo. Era molto cambiato. Lo avevo lasciato teiera e lo ritrovavo tenda indiana o qualcosa del genere.
Avevo davanti a me un piccolo modello in legno e ferro, quest’ultimo materiale nella quantità di qualche chiodino. Mi sentii molto disorientato, e cercai immediatamente il disegno di Leonardo perché mi rassicurasse. Lo trovai un paio di metri più in là ben stampato in mezzo ad una scheda esplicativa. La mia piccola teiera. Come era stato possibile un simile cambiamento? Quel modello era così diverso, anzi, estraneo al disegno di Leonardo.
L’indignazione fu enorme. Mi sentii letteralmente preso in giro. Fu allora che decisi di prendermi cura di quel carrarmato, e insieme a lui, di tutte le altre cose di Leonardo da Vinci. Avevo già una buona base di conoscenze che mi avrebbe facilitato il compito. Ma non so perchè, quando decido di prendermi cura di qualcuno o qualcosa a cui tengo succede l’esatto contrario.
Studiai bene molte delle macchine di Leonardo ma non altrettanto bene il carrarmato.
Ma nonostante ciò, per ogni macchina da me elaborata e diversamente interpretata, compreso quindi il carrarmato, volli realizzare costosissimi progetti esecutivi chiedendo assistenza professionale ad un ingegnere docente dell’Università di Napoli. Pretendevo da me stesso molta serietà, e un giorno, quando avrei avuto i soldi per farlo, avrei realizzato macchine per una mia mostra con un tasso di scientificità certamente superiore a quello riscontrato fino a quel momento.
Ma la parte dolorosa è che al carrarmato, proprio al carrarmato non dedicai tempo. Mi lasciai prendere dalla foga di chiudere il lavoro di realizzazione dei progetti esecutivi. Giocai sporco con me stesso. Mi preoccupai soltanto di farlo grande e robusto, il più grande e il più robusto del mondo. E così, rimase una teiera, una gigantesca teiera, un enorme monumento alla stupidità.
Alcuni anni dopo ebbi l’occasione di realizzare le macchine, quelle macchine, grazie all’incontro con persone che avevano gli strumenti adeguati per fabbricarle. E così ebbi modo di vedere in tutta la sua consistente e smisurata vacuità l’ “Oggetto”.
Fu collocato nel museo di Firenze e fu al centro di una serata memorabile da me organizzata, dedicata alla sua presentazione e a quella più in generale della mostra permanente, attiva soltanto da qualche giorno. Alla serata-evento parteciparono il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Nencini, il Vicepresidente Mondiale dell’Unesco, il massimo esperto al mondo di Leonardo da Vinci Carlo Pedretti, il direttore del “ Museo Ideale” di Vinci Alessandro Vezzosi, il Direttore dell’ApT di Firenze , Il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico della Toscana, Assessori Regionali e Comunali, Presidenti delle più svariate organizzazioni, giornalisti delle maggiori testate ecc. Una conferenza da me condotta fu il centro dell’incontro.
Un evento irripetibile, testimoniato da riprese filmate e da articoli sui giornali del giorno dopo. In mezzo a tutto questo troneggiava l’immensa quanto ingiustificabile teiera. Esattamente un anno dopo decisi che quell’esperienza mi aveva tenuto fermo fin troppo rispetto alle cose che sentivo necessarie. Mi misi, così, nuovamente in cammino. Ripresi i miei studi, la mia personale ricerca della realtà dei fatti e dei significati reconditi dei disegni di Leonardo e della sua stessa vita. Sapevo che quei significati ulteriori esistevano, e che erano nascosti sotto gli occhi.
Dovevo trovare il modo di decodificare. Un giorno, uno come gli altri, dopo aver dato istruzioni ai miei operai per la costruzione di nuove macchine, sentii che era arrivato il momento. Era arrivato il momento di capire che cos’era il carrarmato di Leonardo, sicuro del fatto che ci sarei riuscito e che la scoperta sarebbe stata la chiave per interpretare tutto il resto. Ecco uno di quei momenti che non è facile né spiegare né capire e, ancora meno, accettare. Non avevo fatto nessun ragionamento, nessuna programmazione né del gesto né del modo e neppure del momento.
Mi sedetti per terra, al sole, e cominciai determinato a non smettere fino a quando non avessi trovato ciò che per il resto del mondo semplicemente non esisteva. Avevo una lente d’ingrandimento del costo di 2 euro e una piccola foto del catalogo di una mostra che ritraeva il carro sia coperto che scoperto, foto di due o tre centimetri. Due ore dopo avevo già scoperto quasi la metà delle cose nascoste in quelle due piccole immagini. Un mese dopo avevo costruito un esemplare del carrarmato di grandi dimensioni: m 6.20x3.50 (ancora una volta il più grande del mondo).
Due mesi dopo quella stessa macchina era immortalata in un CD molto professionale della durata di 14 minuti e tradotto in cinque lingue. Da allora sono trascorsi 4 anni senza che né il carrarmato né il CD venissero presentati al mondo. Un fatto apparentemente inspiegabile. Posso dire soltanto che sentivo che non era ancora arrivato il momento.
Che abbia sentito bene lo dimostra il fatto che negli ultimi quattro anni ho scoperto un’infinità di altri elementi nascosti ancora in quel carrarmato, e che quelle scoperte mi hanno dato la possibilità di comprendere il significato e scoprire i contenuti di decine e decine di altri grandi misteri sparsi in tutto il mondo.
Ora, e solo ora, posso dire con assoluta certezza che il momento è finalmente arrivato.
Sembra assurdo, ma il carrarmato di Leonardo ha materialmente controllato e determinato l’andamento di molti anni della mia vita, decidendo autonomamente quando trattenerla e quando rilanciarla.
Tutto molto bello ma non vorrei che prima o poi mi succedesse di aver bisogno di uno psicanalista a cui dover dire di essere convinto di aver sposato un carrarmato.
di Michele Lombardi
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