Amazzonia, per la prima volta deforestazione in calo: il polmone del pianeta si riprende
Izabella Teixeira, ministro dell’ambiente del governo brasiliano di Dilma Roussef, l’ha definita trionfalisticamente
la
più bella notizia del 2012: abbiamo raggiunto il grande risultato di
portare la deforestazione sotto la soglia dei 5 mila chilometri quadrati
ha detto riferendosi alla foresta Amazzonica, il più grande polmone del pianeta.
Secondo i dati pubblicati dall’Istituto nazionale di Ricerche spaziali (Inpe) del Brasile la riduzione del tasso di disboscamento in Amazzonia ha fatto registrare risultati importanti, scendendo per la prima volta sotto i 5000kmq, per la precisione attestandosi a 4656Kmq. I numeri pubblicati da Inpe si riferiscono al periodo tra agosto 2011 e luglio 2012 e, calcolatrici alla mano, comportano una riduzione del progredire della deforestazione di circa il 27%, il livello più basso dal 1988, l’anno zero per l’inizio della distruzione del polmone del mondo.
L’ecosistema più ricco del
pianeta è messo a rischio dalla scriteriata attività umana e dagli
incendi, su cui si sta cercando di mettere una toppa: nel 2004 venivano
abbattuti 27mila Kmq di alberi. Si registra dunque una riduzione
consistente della deforestazione in un tempo relativamente breve
possibile sopratutto grazie alle nuove tecnologie satellitari (che hanno
dato al governo brasiliano un importante strumento per fronteggiare il
problema).
Metà delle specie terrestri del pianeta vive nella regione amazzonica: almeno 5 mila le specie di alberi, 300 i mammiferi, 1.300 gli uccelli e milioni gli insetti: un’area fondamentale anche per 33 milioni di persone che dalle ricchezze della foresta traggono la propria fonte di sopravvivenza, un grande polmone ammalato dalla fine degli anni ‘70. Il 17% del suo territorio è stato infatti devastato negli ultimi 40 anni, con il beneplacito anche dei governi latinoamericani i quali hanno contribuito a metterci del loro, come nel progetto della diga di Belo Monte (la terza più grande del mondo) che sorgerà nel cuore dell’Amazzonia costando la modica cifra di 12 miliardi di dollari.
Metà delle specie terrestri del pianeta vive nella regione amazzonica: almeno 5 mila le specie di alberi, 300 i mammiferi, 1.300 gli uccelli e milioni gli insetti: un’area fondamentale anche per 33 milioni di persone che dalle ricchezze della foresta traggono la propria fonte di sopravvivenza, un grande polmone ammalato dalla fine degli anni ‘70. Il 17% del suo territorio è stato infatti devastato negli ultimi 40 anni, con il beneplacito anche dei governi latinoamericani i quali hanno contribuito a metterci del loro, come nel progetto della diga di Belo Monte (la terza più grande del mondo) che sorgerà nel cuore dell’Amazzonia costando la modica cifra di 12 miliardi di dollari.
L’obiettivo per gli ambientalisti, capitanati da
Greenpeace, è quello della “deforestazione zero”, una proposta di legge
di iniziativa popolare per impedire che il governo brasiliano e gli enti
locali concedano in futuro nuove autorizzazioni a disboscare. Nel
frattempo il governo di Rousseff si congratula per l’obiettivo,
certamente valido e meritevole di attenzione, “under 5000″, nella
speranza che si proceda speditamente verso una soluzione adeguata nel
rispetto delle esigenze di tutti.
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