Imprenditore batte le banche: nessun interesse se i tassi sono quelli dell’usura
Sentenza innovativa: neppure in caso di mancata restituzione del prestito può essere richiesto un compenso eccessivo
di Giuseppe Pietrobelli
BELLUNO – E adesso le banche tremano. Una sentenza della Corte
d’Appello di Venezia, Terza Sezione Civile, ha stabilito che in caso di applicazione di tassi usurari per prestiti ai clienti,
questi ultimi non sono tenuti a versare nessun interesse. Il dovere del
risarcimento è limitato alla restituzione del capitale. Ovviamente è
necessario che sia riconosciuto lo sforamento dei tassi consentiti e
l’applicazione di percentuali così onerose da rendere i funzionari in
doppiopetto di una banca simili, nella sostanza, ai “cravattari”.
La causa ha contrapposto una società bellunese, assistita dall’avvocato Luca Dalle Mule,
a una banca nazionale, assistita dall’avvocato Davide Moretto di
Bologna. L’imprenditore in primo grado (sezione staccata di Pieve di
Cadore) aveva visto riconosciuto che il prestito era assoggettato a
tassi usurari di mora nel momento in cui non aveva rispettato il
pagamento. Ma il Tribunale bellunese non aveva applicato quello che
prevede l’articolo 1815 del Codice Civile, ovvero che “se sono convenuti
interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi”.
È su questo punto che si è avuto lo scontro delle toghe in appello (collegio
presieduto da Giuseppe Silvestre). La causa era iniziata con la
notifica (avvenuta nel lontanissimo 1996) di un decreto ingiuntivo per
26 milioni e mezzo di lire, di cui 16 milioni e mezzo per sorte capitale
e 10 milioni per interessi di mora. Il primo giudice aveva «ritenuta
comprovata la natura vessatoria delle clausole» del prestito, visto che
esse «definivano nel 36 per cento annuo (3 per cento moltiplicato per 12
mensilità) la misura degli interessi di mora». Aveva così definito il
debito residuo in 7.385 euro, applicando sul capitale anche gli
interessi al tasso legale. Insomma, nessun esonero nonostante l’usura
bancaria.
Ma i giudici d’appello hanno ribaltato tutto, stabilendo «la conversione forzosa del mutuo usurario in
mutuo gratuito». E hanno spiegato che tale norma risponde «all’esigenza
di maggiore tutela del debitore e ad una visione unitaria della
fattispecie, connotata dall’abbandono del presupposto soggettivo dello
stato di bisogno del debitore, a favore del limite oggettivo della
“soglia”». Scatta l’usura quando si supera il tasso medio per la
categoria di operazione aumentato della metà, «nel momento in cui gli
interessi sono stati promessi o convenuti, a qualunque titolo».
«Si tratta di una sentenza rivoluzionaria. – spiega Alfredo Belluco di Confedercontribuenti del Veneto -
È stata chiarita per la prima volta, con estrema limpidezza, che per
commettere l’illecito di usura, sia civile che penale, è sufficiente la
semplice contrattazione del compenso usurario che era del 3 per cento
mensile. Sia che si tratti di strozzini, che di banche». Gli effetti?
«Rilevantissimi, perché interessano potenzialmente tutti coloro che
hanno sottoscritto un contratto usurario in banca. Hanno diritto al
finanziamento a tasso zero, con la totale restituzione di quanto pagato
per interessi, spese, commissioni, indennità di extrafido, anche se poi
non c’è stato superamento del tasso “soglia”».
Un caso isolato? «Macché, come documentano i casi che ci arrivano al numero verde gratuito
800814603. – conclude Belluco – C’è un’importante banca veneta che si
fa promettere nella fascia di extrafido fino a 5 mila euro un vantaggio
usurario minimo del 73 per cento. E nella fascia da 5 mila a 50 mila
euro si va dal 18.05 al 180.5 per cento».
Nessun commento:
Posta un commento