Il Gen. Mini: Clima pazzo? No. Guerra Ambientale!
La Sconvolgente Dichiarazione del
Generale Fabio Mini
Mai come ora ci siamo accorti di quanto
sia "impazzito" il tempo. Ed ecco la straordinaria rivelazione fornitaci dal generale Mini:
"È guerra climatica, l'atmosfera
viene modificata con agenti chimici".
Riportiamo qualche passo significativo
della testimonianza di questa persona, il cui ultimo incarico è
stato esercitato al comando delle forze NATO in Kosovo; dunque non si
tratta di un generale di "cartone" come vien detto nel
gergo di coloro che non hanno mai ricoperto ruoli simili.
Sicuramente, egli conosce l'argomento
che menziona ed anche solo per questo, dovrebbe essere ascoltato.
"La guerra ambientale non è più
soltanto un'ipotesi: è un accadimento in corso. Ma guai a dirlo,
si
passa per pazzi. Eppure, "negare l'informazione è già un atto di guerra
fondamentale" ‒ denuncia il generale, che conferma tutto:
"La «bomba climatica» è la nuova arma
di distruzione di massa a cui si sta lavorando in gran segreto per
acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni,
terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che purtroppo
non è più fantascienza."
Egli racconta che nel lontano
1946, lo scienziato neozelandese Thomas Leech, lavorò in Australia
per conto dell'Università di Auckland, con fondi americani e
inglesi, per provocare piccoli tsunami.
Il «Progetto Seal» ebbe successo, ma
spaventò lo scienziato inducendolo ad interrompere le
sperimentazioni, che poi sicuramente sono state riprese e rifinite.
Le forze della natura vengono impiegate
come strumento ed arma. E tra l'altro accade ‒ sottolinea Mini ‒ che
l'opinione pubblica, alla stregua di qualsiasi altra aberrazione di
carattere mostruoso, sia innanzitutto incredula:
"La maggior parte della gente
ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è a conoscenza
delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle
conseguenti implicazioni."
"Esiste pure una rassicurante
convenzione delle Nazioni Unite del 1977, che proibisce espressamente l'uso militare,
o di altra natura ostile, di tecniche di modificazione ambientale con
effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità.
In realtà, al 90% le prescrizioni ONU vengono regolarmente disattese, in particolare dai militari".
"Essi sono già in possesso della capacità
di condizionare l'ambiente: tornado, uragani, sismi e maremoti
alterati o addirittura indotti dall'uomo sono una possibilità
concreta.
Nell'ambito militare è assente quella
rettitudine che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti
pensare allo sviluppo e alle applicazioni degli ordigni atomici. Non
esiste alcun vincolo morale, ciò che si può fare si fa."
In più, non si tratta soltanto di una
mancanza di integrità, ma secondo Mini si va anche oltre: "La
bramosia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie
senza eseguire i relativi test a sufficienza.
Soltanto una possibilità viene messa in
atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone sul campo
direttamente gli effetti."
Con l'articolo su Limes, il generale
aveva già divulgato il progetto dell'Aeronautica Militare Americana
risalente al 1995.
In «Weather as a Force Multiplier:
Owning the Weather in 2025» ossia (Meteo come moltiplicatore di
Forza: Possedere il Tempo nel 2025; ndr) si delineavano i piani non
«di possedere il clima», ma di controllare il meteo, lo spazio
atmosferico per condurre operazioni belliche in sicurezza, dice
sempre l'alto ufficiale:
"Per esempio, irrorando le nubi
con ioduro d'argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per
dissolverle o spostarle. Si tratta della possibilità di
destabilizzare una regione o paese, in qualsiasi parte del mondo.
Oggi siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025."
Secondo il meteorologo statunitense Edward Norton Lorenz, padre della «teoria del caos», mai e poi mai
avremo conoscenze sufficienti per verificare le effettive conseguenze
di una modificazione climatica.
Se qualcuno trae vantaggio da essa, dal
lato opposto ci sarà qualcun altro che ne patirà un danno con
conseguenze anche catastrofiche, e non è detto che lo subisca in
termini lineari di tempo; una ripercussione che Lorenz chiama
«effetto farfalla».
Proprio negli anni suddetti si cominciò
a pensare di cambiare il meteo e di creare una situazione permanente
trasformando il clima.
"Così qualcuno cominciò a
pensare: cosa rende l'Europa prospera e le garantisce un tempo
favorevole? La corrente del Golfo del Messico. Bene, allora quel
qualcuno si mise a studiare come modificarla.
Non contento, iniziò anche a
chiedersi: possiamo provocare un terremoto? La risposta fu «si può
fare». Ma questo qualcuno chi è?"
La domanda, infatti, è particolarmente
inquietante: da chi scaturisce questa volontà politica che sta alla
base della catena di comando?
Brutte notizie dice Mini: "Gli
Stati stanno perdendo il controllo della situazione, che è
monopolizzata da ristrettissimi gruppi super-potenti". Il
generale le chiama «bande».
Sono costituite da "persone,
associazioni ed organismi, coaguli di potere che non hanno nessun
vincolo istituzionale, ma conseguono solamente il proprio interesse,
e nel nome di esso, sono disposte a mandare in crisi un sistema per
modificarlo a proprio vantaggio, utilizzando mezzi sia illeciti che
legali".
L'enorme potere di questo super-clan è
confermato dalla situazione mondiale di massima emergenza e dalle analisi di carattere strategico a livello militare.
In sintesi: la condizione difficile in
cui versa il pianeta è in aumento esponenziale; le risorse della
Terra sono in netta diminuzione; l'economia globale è in recessione.
Insomma, la coperta è sempre più corta.
E il ruolo delle Nazioni per definire
la minaccia è ormai ridotto a zero. Non sono più esse a decidere,
ad individuare o a prevedere i pericoli, sottolinea Mini. Sono
«altri» che fanno le analisi.
E compiere le valutazioni dei rischi
"vuol dire fornire le indicazioni per la politica. Dunque,
questa prerogativa non è più nelle mani degli Stati, nemmeno di
quelli forti".
"George W. Bush, quando ha avviato la «guerra infinita» innescata dagli attentati dell'11 Settembre, non è stato indirizzato da fonti istituzionali, ma da «qualcuno che lavora fuori da esse, addirittura contro».
La situazione è veramente critica:
molti Stati hanno l'acqua alla gola, colpiti dalla crisi e ricattati
dalla cupola finanziaria mondiale. La criminalità è in netto
aumento, il contrasto verso le mafie si è indebolito e la percezione
dell'insicurezza è cresciuta.
Ogni problema viene estremizzato: la
favola dello «scontro di civiltà» tra la cultura
giudaico-cristiana e quella musulmana resta «il faro politico di
tutte le relazioni internazionali». Così, non fa che crescere la
militarizzazione del pianeta:
«Le cose che venivano fatte con
strumenti civili oggi vengono attuate quasi esclusivamente con mezzi
militari, inducendo tali apparati a potenziare sempre più la loro
supervisione e il possesso di congegni tecnologici per ottenerla».
Lo spazio è definito un «bene comune»
e come tale dovrebbe essere salvaguardato. «Ma non succede, e la
percezione di scarsa sicurezza alimenta un incremento della
militarizzazione».
Come si sfrutta l'ambiente come arma?
«Per mezzo delle modifiche meteorologiche, ma soprattutto occultandone le informazioni.
Esiste infatti una pratica militare
chiamata «denial of service» (ovvero diniego d'accesso, solitamente
doloso; ndr) dove si stabilisce che è necessario non solo negare la
realtà o l'evidenza, ma anche i contenuti. E questo è già
un vero e proprio atto di belligeranza.
Determinate persone o paesi non devono
venire a conoscenza delle informative e ciò può causare catastrofi
di proporzioni bibliche, come il devastante tsunami dell'Indonesia.
L'annuncio del suo arrivo era
disponibile, ma alcune interferenze nella trasmissione, dovute ad
anelli mal funzionanti o volutamente tali, ne ha impedito la
tempestiva comunicazione."
Un altro aspetto emblematico è
rappresentato dal sistema Haarp. Invece di influire sull'ambiente a
carattere soltanto locale, dice Mini, ormai si può intervenire
ovunque.
Come? "Andando a creare,
artificialmente, dei punti più caldi o più freddi, e quindi
modificando il clima interferendo anche sulle correnti".
Lo stesso dicasi per le alterazioni che
provocano i terremoti, anche se il generale ricusa che il movimento sismico in Emilia sia stato «indotto».
Ma attenzione: "Nessuno può
disconoscere che ci siano state più di 2.000 esplosioni nucleari nel
sottosuolo terrestre, nelle profondità degli oceani e persino nello
spazio".
Già negli anni '90, per colpire
obbiettivi di interesse militare in Cina, "fu pianificato di
causare un terremoto con esplosioni dipartentesi dalla zona di
Okinawa".
La dismissione di migliaia di ordigni
nucleari, dopo la fine della guerra fredda, ha favorito un mercato di
materiali fissili da innesco.
Concludendo, per lasciare spazio alle domande, il generale Mini dice che
"Le grandi compagnie petrolifere si offrirono di reimpiegarli e
sappiamo che è possibile agire sulle faglie inducendo terremoti
tramite congegni nucleari o micro-nucleari".
Fonti: spiegalevele.blogspot.it
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