Difendere la famiglia ormai è reato
L’ultima
notizia è la chiusura (per fortuna temporanea) del profilo Facebook
della scrittrice e giornalista Costanza Miriano, che da sempre difende
la famiglia tradizionale: qualche anno fa fece scandalo il suo libro dal
titolo Sposati e sii sottomessa, accusato di “omofobia”.
Ma gli attacchi a chi sostiene un modello usuale di famiglia sono diventati luogo comune da un po’. Basti pensare ai sarcasmi e alle accuse sul Family Day, definito dal deputato Pd Franco Grillini “Una manifestazione pietosa a sfondo razzista. Che ricorda il nazifascismo”.
Ma gli attacchi a chi sostiene un modello usuale di famiglia sono diventati luogo comune da un po’. Basti pensare ai sarcasmi e alle accuse sul Family Day, definito dal deputato Pd Franco Grillini “Una manifestazione pietosa a sfondo razzista. Che ricorda il nazifascismo”.
Riproponiamo
qui un intervento di Mario Adinolfi (direttore del quotidiano La Croce)
che racconta punto per punto tutti i boicottaggi a cui è andato
soggetto il suo libro Voglio a mamma a difesa della famiglia tradizionale.
DIFENDERE LA FAMIGLIA ORMAI E’ REATO. Mario Adinolfi per ilgiornaleoff.it
“Appiccheremo
fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade
per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi
che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita
umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso,
impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi”.
Ogni
volta che in una università provano a impedire berciando che io
presenti il mio “Voglio la mamma”, ogni volta che organizzano una
contestazione fuori dal teatro dove vado con il mio libro, ogni volta
che qualche coglionaccio che si crede di sinistra perché vuole fare un
figlio affittando un utero chiede che non mi venga concessa una sala
istituzionale per incontrare la gente di un territorio interessata alla
mie opinioni, ogni volta insomma che vogliono togliermi la parola, io rileggo come in un mantra quelle righe di Gilbert Keith Chesterton. Poi appicco fuochi, sguaino
la spada e vado a dire, pensate un po': “Ognuno di noi è figlio di un
uomo e di una donna”. Oppure: “Ogni bambino vuole la mamma”. Oppure:
“Uccidere non è un diritto, esiste solo il diritto a vivere”. Robe così.
Cosa c’è di trascendentale? Non lo so. Fatto sta che da
quando un paio di mesi fa è uscito il mio “Voglio la mamma – da
sinistra contro i falsi miti di progresso”, nella mia vita si è
scatenato il pandemonio. Da una parte, per un affetto che non
so per quale via misteriosa si è alimentato, non passo giorno senza
dover andare in una qualche città a presentare questo libro che
parla di temi spinosi: famiglia, matrimonio gay, utero in affitto,
diritti dei minori, transessualità, turismo sessuale, aborto,
procreazione assistita, eugenetica, eutanasia (leggi l’intervista di Patrizia Pellegrino
su adozioni e famiglia tradizionale). Non proprio un cinepanettone,
insomma.
Dall’altra non passa minuto senza che mi becchi un insulto su
un social network, un invito per qualche litigata in qualche
trasmissione, una contestazione alla porta del luogo dove vado a
presentare il libro. Le accuse? All’università di Roma hanno scritto su uno striscione che non potevo parlare in un ateneo perché “omofobo e antiabortista”. Almeno
c’era una mezza verità, perché antiabortista lo sono veramente, come
Pier Paolo Pasolini, come Norberto Bobbio, come i “marxisti
ratzingeriani” di Vacca e Tronti. Tutta gente di sinistra che
la sinistra potente e prepotente ha tenuto ai margini. E allora provano a
tenere ai margini anche me e il mio libro. Che li ha irritati
moltissimo e sono pronti ad approvare la legge Scalfarotto per sbattermi
in galera per omofobia e togliersi una soddisfazione maoista: colpirne
uno per educarne cento.
Insomma nel
mio Pd qualcuno non tollera che uno come me che quel partito lo ha
fondato, è stato candidato alla segreteria nazionale, membro della
direzione fino a un anno fa parlamentare del gruppo alla Camera,
sostenitore di Matteo Renzi anche quando si perdeva e non oggi che sono tutti renziani, abbia deciso di indicare nella famiglia tradizionale che non arriva alla fine del mese, nel bambino magari malato che viene abortito, in quello sano che è oggetto di compravendita con gli uteri in affitto, nelle donne spesso di contesti nazionali disagiati che gli uteri se li affittano e i figli se li vendono, nell’anziano
malatissimo che invece che curato e amato nella malattia deve essere
soppresso per via eutanasica, i soggetti deboli da tutelare. Perché
che cazzo sei a fare di sinistra se non studi per individuare il
soggetto debole e agisci per tutelarne, estenderne, accrescerne i
diritti? No, nel Pd non vogliono studiare. E allora qualcuno manda la gente a contestarmi. E Facebook mi censura il capitolo sul matrimonio gay. Salvo poi essere costretti a ripubblicarlo, dopo che li ha tampinati per un giorno Avvenire, godendosi il loro imbarazzo.
Alla
fine gli schiavetti di Zuckerberg si sono scusati e hanno scritto che
il mio capitolo del libro l’avevano censurato “per errore”. Figuriamoci,
ci sono commessi delle librerie che nascondono “per errore” il
mio “Voglio la mamma” per farlo sparire dagli scaffali e quelli che
dicono che ci vuole un mese per ordinarlo. Io ho lettori
tignosi, alla fine abbiamo attivato l’email
adinolfivogliolamamma@gmail.com e il libro se lo ordinano lì, pagano via
bonifico e il giorno dopo hanno il volume a casa. Alla faccia
di tutti i boicottatori, alla faccia di tutti questi cialtroni che
pensano che i diritti da tutelare sono quelli dei tizi che vanno a fare
caciara al gay pride (leggi l’intervista a Vladimir Luxuria sul gay pride in Italia).
Quelli del locale trans Muccassassina hanno prodotto un video con tanto di magliette e insulto: Adinolfi fascista.
Ne consiglio a tutti la visione, così capirete che gente vuole piazzare
la propria confusione tra desiderio e diritto al posto della tutela di
un bambino che vuole sempre una mamma, della necessità di aiutare una
famiglia composta da genitori e figli a pagare meno tasse con il
quoziente familiare facendone pagare di più a single e coppie senza
figli, perché sfamare cinque o sei bocche è diverso che sfamarne una. Io
continuo a subire la quotidiana contestazione, guardo questi
buffoncelli e ne sorrido. Chiedono di essere difesi dalla
discriminazione e mi scrivono insulti a centinaia basati sul fatto che
sono grasso. Io li leggo e poi mi rileggo Chesterton: “Gli
uomini coraggiosi sono tutti dei vertebrati. Sono morbidi nella
superficie e duri in mezzo”. E così sia. Il mio blog è
www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it
aprile 2014
http://www.stampalibera.com/index.php?a=29898
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