Il ragazzo che vive secondo natura
«il più piccolo degli orti è esso stesso compendio dell’intero Pianeta, una metafora tessuta da fibre vegetali, terra e acqua che ci insegna un modo responsabile di vivere il palcoscenico più grande, quello fatto di fiumi, montagne, mari, pianure. L’orto dona una visione privilegiata a chi lo coltiva. Serenità e una spolverata di saggezza. Così percorriamo le geometrie di ortaggi e ne usciamo pronti per affrontare le noie quotidiane»
“Sei troppo intelligente per lavorare la terra”. È la frase con cui un amico commentò la scelta straordinaria di Devis Bonanni, 28 anni. Nell 2008 ha lasciato il lavoro e ha deciso di vivere della terra che coltiva in un paesino della Carnia (Friuli –Venezia Giulia), dopo anni di esperimenti che ha raccontato in un blog, ora diventato un libro Pecoranera (Marsilio) in libreria dal 7 marzo.
“Ti stancherai presto” profetizzò l’amico. “Sono ancora qui” dice Devis a Panorama.it. “non potrei più immaginare di vivere senza l’orto, qualunque cosa finirò per fare nella vita. Lavorare la terra è una parte di me, è come camminare, respirare”.
Vive di ciò che cresce nel suo appezzamento (Pecoranera, appunto), e delle uova delle sue galline. Per le spese gli bastano 200 euro al mese che guadagna vendendo il surplus. La sua casa di legno è aperta a coloro che vogliono passare del tempo in mezzo al verde offrendo in cambio due braccia e un po’ di sudore.
Il racconto dell’avventura di Pecoranera (quella che “ha imboccato la cattiva strada o non soddisfa le aspettative degli altri”), si apre con una riflessione tagliente “I bisogni schiacciano noi e ammorbano il Pianeta… Sediamo a tavola annoiati da tanta abbondanza e sapore. Senza fame non ci sarà pietanza in grado di soddisfarci. Perché abbiamo bandito la fame dalle nostre tavole?. Risparmiamo al nostro corpo la fatica del movimento e allontaniamo la fame dalla nostra tavola. Risparmiamo al nostro corpo ogni genere di fatica! Il nostro corpo immoto si ammala nel suo stesso torpore. Allora corriamo sul tapis roulant come criceti che non hanno altro mondo che la propria gabbia.”
La scelta di vivere seguendo i ritmi della natura e soprattutto rispettandola, era da tempo nascosta nell’anima di Devis, fin dalle superiori. Ha studiato il “computer” per la gioia della nonna e di “computer” è vissuto per 5 anni, facendo il tecnico in un’azienda informatica. Ma la sua mente e il suo tempo libero erano già occupati dalle zolle, dalle fatiche di sottrarre l’insalata alle lumache e dall’emozione di vedere le piante curvarsi sotto il peso dei pomodori, rossi e succosi.
Finché un giorno, alla fine delle ferie estive del 2007, ha deciso che rientrare in ufficio era insopportabile. È tornato, ma solo per dire addio. E aprire la porta della nuova vita.
Devis è cresciuto a Raveo, un pugno di case e qualche centinaio di abitanti nel cuore delle montagne carniche, ha letto gli anarchici e tratto ispirazione da Henry David Thoreau, autore di Walden, ovvero vita nei boschi. È rimasto folgorato dall’esperienza dell’ecovillaggio-comune di Bagnaia che ha pensato di ricreare nella sua terra. “All’inizio gli ideali socio- politici e l’ambientalismo erano importanti e lo sono ancora” spiega Devis Bonanni “Ora per me contano di più il rapporto con la terra e con il cibo. Ci affidiamo a medici laureati per farci curare quando ci ammaliamo, magari due volte l’anno. Ma non ci interessa più da dove arriva quello che mangiamo. È tutto così sofisticato da aver perso perfino la sua natura. Fare l’orto ci fa capire quanta fatica ci vuole”.
Nel libro Devis si confronta con la furia distruttrice della grandine “Per qualche giorno fui colpito dall’anoressia del lutto”, con la disperazione di perdere un animale e con l’impudenza di un cervo che si mangia i germogli costati tanta fatica. Le pagine profumano della prima polenta fatta con il grano cresciuto a Pecoranera. Tra le righe si svelano persone: Eros l’amico, Guerrino, il mentore, il professore di agraria e i suoi consigli per cominciare, le donne di Carnia, e si contano gli oggetti che riposano sulla credenza della casa di Devis (14, ma erano stati 103). Si affrontano momenti di sconforto: “compilai un curriculum e mi presentai a un centro per impiego”…
Con Sara e Sebastiano, la coppia con cui doveva partire l’ecovillaggio l’esperienza è conclusa. “Devo decidere cosa farò. Se aprire un’azienda agricola vera e propria, ma non penso di essere tagliato per tutta quella burocrazie” rivela Devis, o cercare qualche impiego part time per l’inverno”. Quello che è certo è che comunque vada a Pecoranera, e nella vita, il sole dopo la grandine insegna: “Per quanto grande sia la piaga che colpisce la sua terra solo un raccolto potrà andar perduto. C’è una sorta di franchigia della tragedia. La Natura ritorna sempre alla vita e noi con lei”.
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