sabato 4 gennaio 2014

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La notizia ha del sensazionale: in Vaticano verrebbe tenuta gelosamente nascosta una macchina capace di vedere il passato, attraverso una sorta di televisore.
Uno strumento scientifico portentoso e fantastico, che potrebbe divenire pericoloso per l’intera umanità: il “cronovisore”, così si chiama la scoperta, captando gli eventi del passato, li farebbe vedere come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti.
La macchina sarebbe stata inventata da un ricercatore italiano, padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, monaco benedettino, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell’isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto nel 1994.


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Il racconto che segue riguarda uno di quegli avvenimenti che, se confermati, avrebbero davvero potuto cambiare il mondo.
Questa è una vecchia storia,inizia infatti nel 1972,ma come tutti i segreti ormai trapelati,non resta altro che far passare un po’ di tempo, smettere di parlarne, e lasciare che vada a finire nel dimenticatoio. Domenica del Corriere n° 18 del 2 maggio 1972, viene pubblicato un articolo sensazionale a firma di Vincenzo Maddaloni
“Scoperta che potrebbe dare una svolta alla storia dell’Umanità
Inventata la macchina che fotografa il passato”
È il vero volto di Cristo captato e fotografato quasi duemila anni dopo?
L’articolo prosegue raccontando che l’ immagine che vedete pubblicata, sarebbe quella captata con una macchina inventata da Padre Pellegrino Ernetti (1925-1994) e da un gruppo di altri dodici scienziati, rappresenterebbe il volto di Cristo, ancora vivo ,sulla croce.
Ma come si è procurato questa immagine il giornalista Maddaloni?
”Un mese fa, una persona della quale non posso fare il nome, e che chiamerò signor X, mi disse che padre Pellegrino Emetti, un monaco dell’ordine dei benedettini, assieme a un gruppo di dodici fisici è riuscito a costruire un complesso di apparecchiature di altissima precisione che consentono di ricostruire immagini, suoni, avvenimenti accaduti centinaia e centinaia di anni or sono……
Lo dico al signor X e gli dico anche che il suo racconto mi sembra addirittura pazzesco.
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Ma il signor X non disarma, mi mostra una foto che ritrae un Cristo morente sulla croce: non mi spiega come se l’è procurata, ma dice che è una delle tante immagini del Cristo “captate”.
A questo punto al giornalista non resta che intervistare Padre Pellegrino Maria Ernetti.
Ma chi è questo monaco benedettino che sembra volere sconvolgere la storia dell’ Umanita’ con le sue scoperte?
Padre Ernetti, vive in un convento dell’ Isola di S.Giorgio,a Venezia,47 anni,docente di prepolifonia, (la musica prima dell’ anno mille) al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, laureato in fisica, esorcista ordinato dal Vescovo della diocesi di Venezia, nominato dall’ AISC (Associazione Italiana Santa Cecilia) direttore del segretariato per gli studi maschili di musica sacra.
Maddaloni dichiara di incontrare il monaco a Roma, nel suo studio dell’ Accademia S.Cecilia, e questi è disposto a parlare con il giornalista, a patto che non gli vengano chiesti i nomi degli altri collaboratori e nemmeno di rivelare dove si trova la macchina.
L’ incontro dura un paio di ore, durante questo tempo Padre Ernetti rivela che la sua invenzione si basa su un principio di fisica riconosciuto da tutti, “secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano eterne ed onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse sono energia.”
…Captare,ma come? Chiede Maddaloni,
“Con l’uso di apparecchiature adatte.
La nostra équipe è stata la prima nel mondo a costruirle.
L’attrezzatura è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini.
Si sa che ciascun essere umano da quando nasce a quando muore lascia dietro di sé come una doppia scia, una sonora e una visiva, una specie di carta di identità diversa per ogni persona.
È in base a questa carta d’identità che si può ricostruire la singola persona in tutti i suoi fatti e i suoi detti, per questo motivo si è in grado oggi di risentire e di rivedere i personaggi più grandi della storia.”
Padre Ernetti spiega al giornalista alcuni esperimenti effettuati per testare la macchina,considerando,all’inizio,degli avvenimenti relativamente vicini nel tempo e di cui esisteva una documentazione certa,per potere controllare la veridicita’ delle captazioni.
Pio XII, Benito Mussolini, vengono ripresi, con questa macchina, battezzata in seguito come “cronovisore”.
Confortati dai risultati, estendono la ricerca nel tempo,cogliendo un discorso di Napoleone,sino ad arrivare in seguito a captare immagini degli antichi mercati di Traiano.
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Maddaloni chiede a Padre Ernetti di confermare che la macchina ha localizzato e quindi poi ricostruito il “Thyestes”, una tragedia teatrale rappresentata a Roma nel 169 A.C.,nel tempio di Apollo.
Composta da Quintus Ennius, quest’ opera , di cui a noi erano giunti solo dei piccoli frammenti, che ne facevano solo intuire la bellezza, era scritta in una latino difficile ed irregolare per l’ epoca, forse per questo era andata distrutta.
Alla richiesta pero’ il monaco risponde :”Non mi trascini in un campo in cui non posso parlare “
A questo punto il giornalista mostra a padre Ernetti la foto ricevuta dal signor X e chiede:
“Padre Ernetti, questa è una fotografia del Cristo ripresa dalla vostra“macchina”. Lei cosa può aggiungere, che commento può fare?
Padre Ernetti guarda la foto, sorride compiaciuto e dice:
“Verrà il tempo in cui potrò parlare.”
Maddaloni insiste:
“Ma quando potrà parlare,Padre Ernetti?
Quando ci sarà una controprova ai nostri esperimenti.
Gli americani stanno tentando anche loro di scoprire quello che noi abbiamo già scoperto.
Soltanto allora, quando noi potremo confrontare i risultati delle nostre esperienze con le loro, potremo dare notizia ufficiale della scoperta.”
La Domenica del Corriere pubblica l’ intervista,con relativa foto.
Dopo qualche settimana, alla redazione del Giornale dei Misteri arriva una missiva poi pubblicata nel n° 17,il signor Alfonso De Silva,da Roma scrive alla rubrica curata da Sergio Conti una lettera aperta a Padre Ernetti dove sostanzialmente dice
“Trattasi di una mistificazione alle spese dei lettori che non hanno avuto l’occasione di visitare il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (Todi).
Il volto, bellissimo, è infatti, quello del Crocifisso ligneo, opera dell’artista Cullot Valera, venerato in quel Santuario.
Invio l’immagine ricordo acquistata presso il Santuario, affinché possiate rendervi conto della mistificazione e pubblicarla sulla vostra Rivista”
L’ immagine di cui De Silva parla,è effettivamente molto somigliante, corrisponde perfettamente anche nelle ombre.
Scoppia la polemica.
Padre Ernetti viene accusato di mistificazione,e come succede spesso per gli uomini di chiesa,per difendersi si trincera dietro il silenzio. Anche la veridicità della traduzione completa del “Thyeste “ viene messa in discussione,ed in totale, visto che il monaco benedettino non risponde alle accuse,piano piano la polemica si spegne e l’ opinione pubblica si convince che la faccenda fosse tutto frutto della fantasia del religioso, che sembra non chiedere altro che essere dimenticato.
Questo sino al 1990, quando improvvisamente decide di rompere il silenzio e rispondere a Don Borello, che tiene una rubrica sulla rivista Arcani.
Anche Don Borello e’ un fisico, ed anche lui studia la possibilita’ di rileggere le tracce del passato,ma polemizza sul metodo di Padre Ernetti,che, come vedremo in un prossimo post,non gradirà affatto la cosa,enunciando la sua “sacrosanta verita’”.
 Le notizie raccolte sono state in parte concesse da Alberto Roccatano, fra l’ altro autore del libro uscito a luglio 2008“Un benedetto benedettino e l’audiovisore temporale (distrutto) “edizioni Andromeda. Le parti scritte in verde rappresentano spezzoni dell’ intervista pubblicata sulla Domenica del Corriere del 2 maggio 1972.
Erano molti anni che non si sentiva piu’ parlare del monaco benedettino Padre Pellegrino Maria Ernetti (1925-1994) e del cronovisore,una macchina che gli avrebbe permesso di captare,a ritroso nel tempo, la passione di Gesu’ sulla croce.
Questi ormai da tempo aveva sospeso gli esperimenti e non rilasciava dichiarazioni sull’ argomento,avendo ricevuto ordini superiori in questo senso.
Non gli era stato vietato pero’ di parlarne con amici e vedremo piu’ avanti che proprio un suo amico raccogliera’ importanti confidenze sull’ argomento.
Eravamo rimasti al punto in cui Padre Borello, un altro fisico studioso della stessa materia di Padre Ernetti,dopo anni di ricerche pubblica il suo libro intitolato “Come le pietre raccontano”.
Nella prefazione del libro di Don Borello,si illustra la sua teoria,si attacca Padre Ernetti e si screditano ulteriormente le sue ricerche. Secondo Don Borello,le dichiarazioni fatte da Padre Ernetti nel 1972 non possono corrispondere a realta’ scientifica,a conferma di cio’ racconta di avere incontrato appositamente il monaco benedettino a Roma,e che questi in quella occasione non gli abbia dato alcuna spiegazione scientifica sul funzionamento della macchina.
Questa volta Padre Ernetti,provocato da un altro religioso come lui, reagisce e nel novembre 1990,quattro anni prima della sua morte,scrive una amareggiata lettera a Don Borello dove, oltre a minacciare una querela fra l’altro dice:
«L’esistenza dell’apparecchio (la macchina del tempo) è una sacrosanta verità», afferma Ernetti
«Che si abbia captato (con quella macchina) tante cose del passato è pure una verità;
che tra queste cose captate ci sia anche l’immagine di Gesù e il Thieste di Ennio è una verità».
Ora bisogna dire che anche le teorie e gli studi di Don Borello sono seri,e piuttosto interessanti.
In pratica la sua critica a Padre Ernetti nella prefazione del libro aveva centrato lo scopo di scatenare la reazione del monaco benedettino,e produrre questa lettera che ribadisce l’esistenza di una macchina per viaggiare a ritroso nel tempo.
Di seguito,lo stralcio di un intervista a Don Borello da parte di Renzo Allegri del giornale Chi n° 45 del 10 novembre 1999 che rimette in discussione anche l’ immagine captata del Cristo: La foto di Cristo, che lui diceva di aver “captato” dallo spazio, venne da lei contestata.
R «Non fui io a contestarla, ma altri.
Scoprirono che si trattava di una immagine di Cristo raffigurata nel santuario di Collevalenza, dipinta con indicazioni dettate da madre Speranza, una religiosa stigmatizzata e con fenomeni mistici.
Ma Padre Ernetti sostenne che le critiche erano infondate, anzi deponevano a suo favore.
Lo afferma proprio anche nella lettera che mi inviò nel 1990.
Dice: “Il nostro Cristo fu captato nel 1953, mentre quello di Collevalenza venne realizzato circa sei anni dopo; e quando madre Speranza lo vide nella nostra foto, fece salti di gioia, perché corrispondeva a quello della sua visione: questi sono fatti storici».
D. Ammesso che la “macchina del tempo” di Padre Ernetti sia esistita, dove potrebbe essere finita?
R «Ernetti mi spiegò che le autorità civili e religiose, preoccupate per le conseguenze che simili invenzioni avrebbero potuto portare, gli avevano proibito di continuare le ricerche. E lui obbedì. Lo afferma anche nella lettera del 1990».
D. Esistevano veramente quei pericoli?
R. «È chiaro che una invenzione del genere “sconvolge” il mondo. Se si riesce a ricostruire quanto è accaduto, è possibile risolvere tutti i dubbi, tutti i delitti, tutte le congiure. Non ci sarebbero segreti, vita privata. Ogni azione, per il fatto che diventa energia, vagherebbe nello spazio e potrebbe essere captata da chiunque abbia il “cronovisore”».
Quindi, anche Don Borello, dopo questa lettera, sembra aver cambiato idea nei confronti di Padre Ernetti,perlomeno sulla buona fede di questi,ora egli non ha alcun dubbio.
Molto avrebbero potuto ottenere insieme questi due studiosi ,se fossero stati favoriti a collaborare, visto che la teoria di base era la stessa.
La differenza consisteva nel “dove” andare a recuperare le tracce energetiche lasciate da ogni persona,e se per Don Borello queste erano recuberabili nella materia ,per Padre Ernetti si potevano captare nello spazio dove rimanevano,perpetue ed onnipresenti.
Nell’ aprile 1994 Padre Ernetti muore,apparentemente portandosi il segreto del cronovisore nella tomba.
Imprevisto arriva l’ennesimo cambio di fronte.
Una lettera anonima arriva ad una rivista,l’ autore si presenta come il figlio di un caro amico di Padre Ernetti, dice di conoscerlo sin da bambino,e che questi, in punto di morte, lo abbia chiamato al suo capezzale.
L’anonimo dichiara che Padre Ernetti gli confessò tutta la storia del cronovisore come falsa.
Nessuno sapra’ mai il nome di questa persona.
Di nuovo,quindi,il monaco benedettino viene rimesso in discussione. Padre Brune, grande amico di Padre Ernetti,per rispetto della memoria dello stesso,nel 2002 pubblica un libro sull’ argomento,forte del fatto di aver raccolto molte confidenze di Padre Ernetti , avendolo frequentato in maniera continuativa per 30 anni e disposto a difenderlo a spada tratta.
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Il titolo del libro è “Il nuovo mistero del Vaticano”, viene ritenuto come un libro bomba,essendo scritto da un noto teologo francese ,che non si sofferma a criticare lo stato Vaticano o parlare di faccende papali, ma tratta unicamente della macchina che sarebbe servita per i viaggi nel tempo.
E Padre Brune, in un intervista rilasciata al settimanale Chi n°29 del luglio 2002,conferma e rafforza la sua opinione,ben descritta nel volume correlato di informazioni inedite,frutto delle conversazioni con Padre Ernetti,circostanze precise,dettagli sconcertanti,nomi di scienziati che avrebbero partecipato al progetto, fra i quali alcuni Premi Nobel.
Fra le molte cose rivelate nel suo libro Padre Brune riferisce di aver conosciuto Padre Ernetti nel 1964 e gia’ in quel tempo il cronovisore era stato sequestrato dal Vaticano.
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C’era stata una riunione con il Papa e poi, di comune accordo,la macchina era stata smontata e nascosta in una sala dello Stato Pontificio .
Di seguito uno stralcio dell’ intervista del settimanale Chi a Padre Brune:
D. Le fece i nomi degli scienziati che collaborarono con lui?
R. «Mi parlò di Enrico Fermi, di un allievo di Fermi, di uno scienziato portoghese, mi sembra si chiamasse De Matos, di un premio Nobel giapponese e di Werner von Braun, lo scienziato tedesco, inventore della V2, direttore della NASA e progettista del missile che ha portato l’uomo sulla luna. Secondo Padre Ernetti, von Braun fu il più importante suo collaboratore in questa scoperta. Complessivamente furono dodici gli scienziati che lo aiutarono a realizzare il cronovisore».
D. Esistono documentazioni di qualche tipo di questi esperimenti?
R. «Padre Emetti mi ha detto che tutto quello che videro venne anche filmato. Nel filmato si è perduta la tridimensionalità, ma resta pur sempre un documento straordinario. Questi filmati furono poi mostrati a Papa Pio XII, ed erano presenti anche il presidente della Repubblica Italiana del tempo, il ministro dell’istruzione e vari membri dell’Accademia pontificia. Quindi molte persone hanno visto e constatato».

D. Perché il Vaticano avrebbe “sequestrato” la macchina?

R. «Il Papa, i cardinali, gli scienziati, gli uomini politici che videro il cronovisore in funzione si resero subito conto della grande pericolosità di quello strumento. Se quella macchina fosse stata divulgata avrebbe sconvolto l’esistenza dell’intera umanità. Il cronovisore capta tutto ciò che è avvenuto, senza distinzione. senza poter selezionare. Non ci potrebbero più essere quindi segreti di Stato, segreti scientifici, industriali, commerciali, diplomatici, segreti personali. Non ci potrebbe più essere vita privata. Quella macchina in mano a governanti senza scrupoli avrebbe potuto instaurare la più feroce delle dittature. Furono perciò tutti concordi, compreso Padre Ernetti, a non divulgarla. Venne smontata e consegnata alle autorità ecclesiastiche».

D. Quindi la macchina ora si trova in Vaticano?

R. «Sì. Ma Padre Ernetti mi ha detto che i disegni del progetto si trovano depositati anche presso un notaio in Svizzera e presso un notaio in Giappone».
D. Per concludere questa nostra conversazione, lei quindi non ha alcun dubbio sulla reale esistenza della “macchina del tempo” inventata da Padre Ernetti?
R. «Nessun dubbio. Per avere dei dubbi in questo senso dovrei “calpestare” la serietà morale di un sacerdote straordinario, di uno scienziato eccezionale e di un grande amico. E io non ho nessunissimo appiglio per poter fare questo». mimmuccio I testi scritti in verde sono riproduzioni parziali delle interviste originali e descritte. Ringrazio Alberto Roccatano per i documenti relativi ai fatti forniti.A. Roccatano fra l’altro è l’autore del libro uscito a luglio 2008 “Un benedetto benedettino e l’audiovisore temporale (distrutto)” edizioni Andromeda

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