NON VIOLENTARE TE STESSO
E'
stato detto : “Chi senza provare attaccamento per il frutto dell'atto,
esegue l'azione che gli incombe, quegli è colui che rinunzia, l'asceta
unificato ; non chi trascura il fuoco sacrificale e tralascia
l'azione”. Vers. 1 Canto VI Bhagavadgita.
Un personale pensiero.Dall' est del mondo la scrittura sacra,
resta nel tempo un valido e compatibile insegnamento per le attuali
coscienze. L'importanza di porre l'uomo al centro della tematica ha
dato e ancora dà lume ed indirizzo.
Così è stato da sempre, fin dai quei tempi lontani dove i precetti
procedevano oralmente con il ritmo del periodo, dove la divulgazione
non possedeva i mezzi di comunicazione di adesso e l'unico sistema
possibile, la parola, cadenzava il passo del procedere dell'umanità :
lento.
Quello che prima necessitava tanto tempo per essere trasmesso ai
pochi, per le distanze da superare, per la mancanza dei testi, per
l'esclusione delle donne da tali contesti, adesso è accelerato ed il
progresso tecnologico affiancato da quello sufficientemente civile non
discrimina più nessuno permettendo così un avanzamento più rapido e
maggiormente distributivo. Per la concomitanza di queste due cause,
civiltà e mezzi, si può in verità sostenere che un tale ritmo l'umanità
non l'aveva mai conosciuto prima. Tutto adesso può essere alla portata
di tutti e un grande lavoro di cambiamento, con l'imparare a
conoscersi, può crescere a dismisura. E' un'occasione del tempo odierno
che si presenta per la prima volta. Impossibile negarlo.
Chi dentro di sé riconosce la possibilità, saprà che per sperare in
qualcosa di meglio dal concreto al sottile, sino alla massima
espansione dell' Om Tat Sat dell'Oriente, la Realtà Ultima, occorre
gettare le fondamenta della costruzione sulla persona, che niente di
grande può essere raggiunto o trasformato se non attraverso le singole
unità che lo compongono e che non c'è altro modo. Come in un grande
mosaico, ognuno è un tassellino che potenzialmente potrebbe cambiare
l'intera figura.
E il singolo dovrà su questo tema, comprendere l'importanza del suo impegno.
I divieti e le restrizioni, la disciplina condizionata col
soggiogamento umano scaturito dalla distorsione delle religioni, come
l'atteggiamento univoco centrato sull'acquisizione di tecniche
fisiche sostenuto da altri insegnamenti, ha provocato danni. Ha
condizionato l'uomo che per timore di non essere nel giusto, ha cercato
di adeguarsi a tutta quella convenzione di canoni di comportamento,
ritenendoli nello schema della presentazione i modelli virtuosi da
seguire e che nell'elusione del vincolo avrebbero portato al patimento
delle pene eterne o allo stallo evolutivo. La paura ha tolto la
possibilità di comprendere.
Ancora per molti, per scelta o per obbligo morale, rimane vivo
questo sistema, per altri la visione cambia nell'interpretazione.
Il cambiamento interiore
Quando con la buona volontà, elemento indispensabile, si intraprende
la strada, il roseo entusiasmo iniziale fa credere che sia semplice
percorrerla e necessiti solo di conformarsi al modello. Questo è stata
per secoli il modo di proporre il divino all'uomo.Il modello ritenuto
giusto appare possibile per essere adattato, è correttamente invitante
per la nostra moralità, può fornirci la misura del giusto e dello
sbagliato, il limite massimo della libertà di azione personale, la
tecnica corretta da seguire. Capita però, che per non disattendere alle
regole designate , le pulsioni, i modi di fare, gli stessi pensieri ,
subiscano una coercizione forzandosi nell'espressione spontanea.
Quietarli con un rapido movimento mentale gli asserva reprimendoli.
Non è conformandosi al modello che si può procedere.
Conformarsi al modello di colui che ha trasceso il “vizio” di non
essere più egoista o di non desiderare più alcun cosa che genera
attaccamento, significa compararsi, fare un paragone e cercare con
sforzo di esserne la copia fedele.Chiunque con lo sforzo potrà apparire
più benevolo nei confronti dell'altro, potrà non cedere alla passione,
potrà astenersi dall'essere aggressivo, come dal non voler più
desiderare una certa cosa che lo turba, ma in realtà l'azione che usa è
una sottile e violenta repressione. Domare l'animale col bastone
genera paura, disarmonia e non comprensione.
Così i desideri intimi e i vizi palesi, le parole non dette o dette
troppo saranno sotto controllo. Come bestie nere ingabbiate saranno
pronti ad uscire feroci e persino nei sogni ci daranno il tormento e
tenerli a bada come un bravo domatore riuscirà solo a spostarli un po'
più sotto. Ma essi terranno testa, resusciteranno come turbamento e
degenereranno in malattia.
L'ombra ha la meglio è una vittoria schiacciante e prende il sopravvento.
Per poter disperdere quell'ombra , va guardata negli occhi
costantemente e capire la ragione profonda del perché si presenta e
quale vestito indossi, affrontandola nella causa con la sincerità
massima verso sé stessi.
Sembra facile, ma spesso, il cardine, la Madre di tutto il
“conosci te stesso”, per parafrasi la pietra filosofale, l'oro degli
alchimisti, viene abbandonato per noia. Tralasciare di conoscersi non
porta nessuna liberazione, come il forzarsi di essere è violenza verso
sé stessi.
Nessun altro può fare questo per noi e la fretta non aiuta. La
compulsione dell'azione frettolosa, fa fare un rapido esame di sé
stessi, non raschia a fondo, è un alito leggero su un cumulo di
immondizia, non scoperchia l'importante perché che si alimenta dentro
e e domani saremo come oggi : i domatori dell'ombra.
Pensare di essere una persona tranquilla e non aggressiva, mette un
limite, poiché non è stato valutato che forse non si è ancora presentata
un' occasione che può muovere quella reazione.Pensare di essere fuori
da ogni desiderio è ancora un limite, perché domani si potrebbe
presentare una creatura meravigliosa e potremmo incantarci. Ritenersi
amorevoli verso tutto gli uomini è un limite, perché domani un ladro
potrebbe rubarci il portafoglio e non avremmo amore verso di lui.Da
sempre si ripete, che la conoscenza interiore porta alla liberazione e
da questa alla Realtà Ultima, ma è la cosa più difficile da fare.
Occorre molta pazienza, perseveranza, continuità per tutta la vita.
Consapevolezza
L'osservazione superficiale è un daffarsi puramente mentale è vedere
il dentro con un occhio solo, in una maniera meccanica senza quella
parte importante che richiede l'ammissione cosciente.Come sono in
realtà, cosa desidero veramente e dove non lascio fluire la mia natura?
Dov'è che mi trattengo e cos' è che non voglio vedere perché fa troppo
male ?Ecco che la cura dolorosa nel veder affiorare la verità della
natura stessa, può essere la panacea, il rimedio della misericordia
verso sé stessi. Ammettere. Vedersi senza timore di giudizio,
perdonarsi per non aver compreso, amarsi ugualmente col proprio limite.
Anche con l'egoismo presente si può procedere e anche se permane quel
desiderio che arrecherà domani dolore, nel compendio senza rammarico
dire “Me ne rendo conto, sono proprio così”. Ravvedo in me una zona
d'ombra, devo comprendermi come sono e continuare a guardarmi. Qui
dentro nessuno punisce. Verrà domani un altro giorno e di verità in
verità i due occhi insieme, il conoscere e la consapevolezza
trascenderanno la visione e diverranno comprensione.Comprendendo oggi,
il nostro modo di porci, risulterà istantaneo domani, balzerà subito in
evidenza, si farà chiaro come un lampo in ogni azione che andremo a
compiere, si mostrerà evidente nel corso della giornata e nel guardarlo
comprenderemo dove e quando prende forma.
La repressione aggrava l'ombra inasprendola e alimentandola.
L'antidoto sta nel tempo, maggior tempo indirizzato nell'intimo per
rischiarare e vedere le radici e potrebbe sorprendere riuscire domani a
compiere l'azione voluta da sempre, senza sforzo.La ricerca della
luce non ha sfarzo, non garantisce rapido raggiungimento, non prevede
riconoscimenti, è lunga e faticosa. Ma nell'amore dell'opera, così come
è donata a tutti, concede il suo beneficio : il libero arbitrio.
Lascia l'uomo indipendente di scegliere se fermarsi o procedere, se
arrendersi all'ombra o affrontarla, se essere tiepido o
vigoroso.Riuscendo a vedere il barlume della Realtà dentro, si farà
luce, ma questa luce chiamiamola per amor del vero, “comprensione “ e
da lì a quella più grande ed Ultima, quella fuori che fuori non è.
Chi ha maturato l'idea , sa che la visione dell'Eterno può
esistere solo in relazione alla possibilità della propria comprensione.
“HARI OM TAT SAT “ (verità della vita eterna)
(L.)
http://www.liberamente.co/cms/articles/2014/09/20/non-violentare-te-stesso
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