domenica 21 settembre 2014

NON VIOLENTARE TE STESSO


E' stato detto :  “Chi senza provare attaccamento per il frutto dell'atto, esegue l'azione che gli incombe, quegli è colui che rinunzia, l'asceta unificato  ; non chi trascura il fuoco sacrificale e tralascia l'azione”.  Vers. 1  Canto VI  Bhagavadgita.
Un  personale pensiero.Dall' est del mondo  la  scrittura sacra,  resta nel tempo un valido e  compatibile insegnamento  per le attuali  coscienze. L'importanza  di porre l'uomo al centro della tematica  ha dato e ancora dà lume ed indirizzo.  
Così è stato da sempre, fin dai quei tempi lontani dove i precetti  procedevano oralmente con il ritmo del periodo,  dove  la divulgazione non possedeva i mezzi di comunicazione di adesso e l'unico sistema possibile, la parola,  cadenzava il passo del procedere  dell'umanità : lento.

Quello che prima necessitava tanto tempo per essere trasmesso ai pochi,  per le distanze da superare, per la mancanza dei testi,  per l'esclusione delle donne da tali  contesti, adesso è accelerato ed il progresso tecnologico affiancato da quello  sufficientemente civile non discrimina  più nessuno  permettendo così un  avanzamento  più rapido e maggiormente distributivo. Per la concomitanza di queste due cause,  civiltà e mezzi,  si può in verità sostenere che un tale ritmo l'umanità non l'aveva mai conosciuto prima. Tutto adesso può essere alla portata di tutti e un  grande lavoro di cambiamento, con l'imparare a conoscersi, può crescere a dismisura. E' un'occasione del tempo odierno che si presenta per la prima volta. Impossibile negarlo.
Chi dentro di sé riconosce la possibilità,  saprà che  per sperare in qualcosa di meglio dal concreto al sottile,  sino alla massima espansione  dell' Om Tat Sat dell'Oriente, la Realtà Ultima,  occorre gettare le fondamenta della costruzione  sulla persona,  che niente di grande può essere raggiunto o trasformato se non attraverso le singole unità  che lo compongono  e che non c'è altro modo. Come in un grande mosaico, ognuno è un tassellino che potenzialmente potrebbe cambiare l'intera figura.
E il singolo dovrà su questo tema, comprendere l'importanza del suo impegno.
I divieti e le restrizioni, la disciplina condizionata col  soggiogamento umano scaturito  dalla  distorsione delle religioni, come l'atteggiamento  univoco  centrato sull'acquisizione di tecniche fisiche  sostenuto  da altri insegnamenti,  ha provocato danni.   Ha condizionato l'uomo che per timore di non essere nel giusto, ha cercato di adeguarsi a tutta quella convenzione di canoni di comportamento, ritenendoli nello schema della presentazione i modelli virtuosi da seguire e che nell'elusione del vincolo avrebbero portato al patimento delle  pene eterne  o allo stallo evolutivo. La paura ha tolto la  possibilità di comprendere.
Ancora per  molti,  per scelta o per obbligo morale,  rimane  vivo questo sistema, per altri la visione cambia nell'interpretazione.
Il cambiamento interiore
Quando con la buona volontà, elemento indispensabile, si intraprende la strada, il roseo entusiasmo iniziale fa credere che sia  semplice percorrerla  e necessiti solo di conformarsi al modello. Questo  è stata per secoli il modo di proporre il divino all'uomo.Il modello ritenuto giusto appare possibile per essere adattato,  è correttamente invitante per la nostra moralità,  può fornirci la misura  del giusto e dello sbagliato, il limite massimo della libertà di azione personale, la tecnica corretta da seguire. Capita però, che per non disattendere alle regole designate , le pulsioni, i modi di fare, gli stessi pensieri , subiscano una coercizione  forzandosi nell'espressione spontanea. Quietarli con un rapido movimento mentale  gli asserva reprimendoli.  Non è conformandosi al modello che si può procedere.
Conformarsi al modello di colui che ha trasceso il “vizio” di non essere più egoista  o di non desiderare più alcun cosa che genera attaccamento,  significa compararsi, fare un paragone e cercare con sforzo di esserne la copia fedele.Chiunque con lo sforzo potrà apparire più benevolo nei confronti dell'altro, potrà non cedere alla passione,  potrà astenersi dall'essere aggressivo, come dal non voler più desiderare una  certa  cosa che lo turba, ma in realtà l'azione che usa è una sottile e violenta repressione.  Domare l'animale col bastone genera paura, disarmonia  e non comprensione.
Così i desideri intimi  e i vizi palesi, le parole non dette o dette troppo   saranno sotto controllo. Come  bestie nere ingabbiate saranno pronti ad uscire feroci e persino nei sogni ci daranno il tormento e  tenerli a bada come un bravo domatore riuscirà solo a spostarli un po' più sotto. Ma essi terranno testa, resusciteranno come turbamento e   degenereranno in  malattia.
L'ombra ha la meglio è una vittoria schiacciante e prende il sopravvento.
Per poter disperdere  quell'ombra ,  va guardata negli occhi costantemente e capire la ragione profonda del perché si presenta e quale vestito indossi,  affrontandola  nella causa con la sincerità massima verso sé stessi.
Sembra facile, ma spesso, il  cardine, la Madre di tutto  il  “conosci te stesso”, per parafrasi  la pietra filosofale, l'oro degli alchimisti, viene abbandonato per noia. Tralasciare di conoscersi non porta nessuna liberazione, come il forzarsi di essere è violenza verso sé stessi.
Nessun altro può fare questo per noi e la fretta non aiuta. La compulsione dell'azione frettolosa,  fa fare un rapido esame di sé stessi,  non raschia a fondo, è un alito leggero su un cumulo di immondizia,  non scoperchia l'importante  perché che si alimenta dentro e  e domani saremo come oggi : i domatori dell'ombra.
Pensare di essere una persona tranquilla e non aggressiva, mette un limite, poiché non è stato valutato che forse non si è ancora presentata un' occasione che può muovere quella reazione.Pensare di essere fuori da ogni desiderio è ancora un limite, perché domani si potrebbe presentare  una creatura meravigliosa e potremmo incantarci. Ritenersi amorevoli  verso tutto gli uomini  è un limite, perché domani un ladro potrebbe rubarci il portafoglio e non avremmo amore  verso di lui.Da sempre si ripete,  che la conoscenza interiore porta alla liberazione e  da questa alla Realtà Ultima, ma è la cosa più difficile da fare. Occorre molta pazienza, perseveranza, continuità per tutta la vita.
Consapevolezza
L'osservazione superficiale è un daffarsi puramente mentale è vedere il dentro con un occhio solo, in una maniera meccanica senza quella parte importante che richiede l'ammissione cosciente.Come sono in realtà,  cosa desidero veramente e dove non lascio fluire la mia natura? Dov'è che mi trattengo e cos' è che non voglio vedere perché fa troppo male ?Ecco che la cura dolorosa nel veder affiorare la verità della natura stessa, può essere la panacea,  il rimedio della misericordia  verso sé stessi.  Ammettere. Vedersi  senza timore di giudizio, perdonarsi per non aver compreso, amarsi ugualmente col proprio limite. Anche con l'egoismo presente si può procedere e  anche se permane quel desiderio che  arrecherà domani dolore,  nel compendio senza  rammarico dire  “Me ne rendo conto, sono proprio così”. Ravvedo in me una zona d'ombra, devo comprendermi come sono e continuare a guardarmi.  Qui dentro nessuno punisce.  Verrà domani un altro giorno e di verità in verità i due occhi insieme, il conoscere e la consapevolezza trascenderanno la visione e diverranno comprensione.Comprendendo oggi, il nostro modo di porci,  risulterà istantaneo domani, balzerà subito in evidenza, si farà chiaro come un lampo in ogni azione che andremo a compiere, si mostrerà evidente nel corso della giornata  e nel guardarlo comprenderemo dove e quando prende forma.
La repressione aggrava l'ombra inasprendola e alimentandola. L'antidoto  sta nel  tempo, maggior tempo indirizzato nell'intimo per  rischiarare e vedere le radici  e potrebbe sorprendere riuscire domani a compiere l'azione voluta da sempre, senza sforzo.La ricerca  della luce  non ha sfarzo, non garantisce rapido raggiungimento, non prevede riconoscimenti,  è lunga e faticosa. Ma nell'amore dell'opera, così come è donata a tutti, concede il suo beneficio :  il  libero arbitrio. Lascia l'uomo indipendente  di scegliere  se fermarsi o procedere, se arrendersi all'ombra  o affrontarla, se essere tiepido o vigoroso.Riuscendo a vedere il barlume della Realtà dentro, si farà luce, ma questa luce chiamiamola per amor del vero, “comprensione “  e da lì a quella più grande ed  Ultima, quella fuori  che fuori non è. 
Chi ha maturato l'idea ,  sa che la visione dell'Eterno  può esistere  solo in relazione alla possibilità della propria comprensione.
 “HARI  OM  TAT  SAT “ (verità della vita eterna)
(L.)
 http://www.liberamente.co/cms/articles/2014/09/20/non-violentare-te-stesso

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