ABBANDONO DELL’EGO
Melkizedek è senza padre, né madre, né genealogia, senza inizio di giorni né fine (Paolo, Lettera agli Ebrei)
Chi non prende la sua croce e mi segue non è degno di me. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà, chi invece la perde la salverà (Gesù il Cristo, Luca 17:33)…Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli e le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo (Gesù il Cristo, Luca 14:25)…Se qualcuno vuol, seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Gesù il Cristo, Marco 8:34)
Un guerriero non ha bisogno di una storia personale. Un giorno scopre che non gli è più necessaria e la abbandona. Per aiutare il discepolo a cancellare la sua storia personale, il guerriero-maestro gli insegna tre tecniche: la rinuncia all’importanza di sé, l’assunzione della responsabilità del proprio agire e l’impiego della morte come consigliere (Carlos Castaneda, Don Juan in Viaggio a Ixtlan)
Verrà un tempo in cui l’uomo rinnegherà la sua stessa parentela, come noi oggi neghiamo la nostra con le scimmie (Kalil Gibran,Massime Spirituali)
Ci si oblia perdendosi in Dio; questo oblio è il vero martirio dell’amor proprio, sua morte e annientamento, dove esso non trova più risorsa alcuna: allora il cuore si dilata e si allarga. Si viene ristorati allorchè ci si scarica del peso pericoloso di se stessi (Pierre de Bèrulle 1575-1629)
Quando il caos è considerato reale, nasce l’ego. Se l’ego cessa di levarsi, Anche le passioni, bruciate per eoni di tempo, si congelano. Perciò un uomo saggio abbandona sempre il suo ego. Se non vi è un ego, come potranno i fenomeni esterni essere un ostacolo? L’abbandono dell’ego dipende dalla lunga costanza (Han Shan, maestro Zen, IX secolo d.C., Purifica la tua mente)
Perché esiste l’Io, esiste anche il suo nemico. Se non ci si manifesta in quanto Io non si manifesterà nemmeno il proprio avversario. Questo è solo un altro nome per ciò che significa: opposizione. Fino a quando le cose conserveranno una forma propria, esisterà sempre una “contro-forma”. Ogni volta che qualcosa assume determinazione, prende una forma particolare. Se il mio essere non viene concepito come una forma particolare, la sua “contro-forma” non avrà più ragione d’esistere. Dove non esiste opposizione, non c’è nulla che possa esservi contro. Questo è il significato di “né Io, né non-lo”. Se si abbandona completamente il proprio essere, se si diventa liberi dall’attaccamento ad ogni oggetto, si è in armonia con l’universo, Uno con tutte le cose, nella grande Solitudine. Se la forma del proprio nemico svanisce, non ci se ne accorge, ovvero non ci si arresta: lo spirito si muove, continuamente libero da ogni legame, e risponde semplicemente, agendo con pari semplicità dal profondo dell’essere. Se lo Spirito è libero da ogni occupazione, il mondo corrisponderà tale e quale al nostro mondo, formando con noi un’unità. Lo si potrà cogliere aldilà del bene e del male, della simpatia o dell’antipatia: non si sarà più turbati o legati a nulla. Ogni opposizione: guadagno e perdita, bene e male, gioia e sofferenza, sorgono da noi stessi, ed è per questo che nell’immensità del Cielo e della Terra nulla merita d’esser compreso più che il proprio essere (K. von Dürckheim porge al pubblico occidentale un estratto da un antico libro sulla Via della Spada dell’antica Scuola Ittôryû, fondata nel XVII secolo da ltô Ittôsai Kagehisa (156-1653), scritto anonimo)
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