domenica 11 novembre 2012

....Internati in Internet Dal Pentagono a Google...


Quando si prende coscienza dell’attuale situazione mondiale si cerca una scappatoia, cosa non del tutto biasimabile. Avrete tuttavia notato che quanto più i cercatori si sentono impotenti di fronte all’Ordine Mondiale liberticida tanto più si rifugiano in Internet. 

Disgustati dalla lotta politica, i nuovi dissidenti si perdono nella Rete, dibattono nei forum, firmano petizioni anti N.O.M. e cercano l’informazione veramente «libera», che dia loro l’impressione di essere fuori dal nido di vipere, mentre in Internet ci sono proprio in pieno! Difficile da accettare, perché il web facilita così tanto la vita e tutti vi possono accedere liberamente. Eppure... A coloro che sono prigionieri della rete siamo solidali nell’anima. A coloro che da anni ripetono che Internet sia l’ultimo spazio di libertà, vogliamo dimostrare il contrario.

Poniamoci questa domanda: chi ha creato Internet e a quale scopo?

Avrete probabilmente già sentito parlare della DARPA ( Defense Advanced Research Projects Agency – Agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa). Incaricata dello sviluppo delle nuove tecnologie destinate all’esercito, la DARPA è all’origine di molte tecnologie che hanno avuto un enorme impatto nel mondo intero. Citiamo per esempio le reti informatiche, fra cui Arpanet, l’antenato di Internet. Internet è quindi nato nel Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il che non è da sottovalutare. È un’arma da guerra che è stata resa accessibile a tutti.


Le origini storiche della DARPA risalgono alla creazione, a partire dal 1940, del National Defense Research Committee (Comitato di ricerca sulla difesa nazionale). La creazione di tale comitato fu motivata dal lancio del satellite sovietico Sputnik nel 1957, un duro colpo per gli Stati Uniti che, sulla scia del nemico russo, si erano lanciati alla conquista dello spazio. Fu così che, il 7 febbraio 1958, il presidente Eisenhower firmò la direttiva che diede i natali alla DARPA, con l’obiettivo di far sì che la tecnologia dell’esercito americano fosse sempre superiore a quella dei suoi nemici.

Credete che un tale organismo possa condividere le sue armi con tutto il mondo, mosso da un sentimento irresistibile di altruismo? Pensate che l’esercito americano si preoccupi di portare la libertà ai cittadini del mondo, come vorrebbe farci credere? Se la risposta è sì, vuol dire che non disponete di tutti i dati. In nome della democrazia, della libertà e dei diritti dell’uomo, lo zio Sam è pronto a utilizzare qualsiasi arma, per quanto perniciosa possa essere, e ad aggirare tutte le convenzioni internazionali pur di sottomettere i resistenti al suo Ordine Mondiale.

Come vedremo, qualsiasi scoperta tecnologica proveniente dalla DARPA ha per scopo il controllo del bestiame umano. Controllo dei corpi, ma soprattutto delle coscienze.

Come sicuramente saprete, per quanto riguarda la ricerca tecnologica l’esercito è in anticipo di una cinquantina di anni rispetto alle tecnologie rese pubbliche. Ciò significa che quando decide di proporre una certa tecnologia al grande pubblico, significa che ne ha il controllo e che ha ampiamente valutato l’opportunità di una tale decisione.

Anche se il suo mandato è principalmente di carattere militare, e le sue scoperte devono pertanto rimanere segrete, molti progetti della DARPA hanno trovato diffuse applicazioni nel settore civile. Ne illustriamo brevemente alcuni esempi, affinché possiate comprendere il motivo per cui ci sono state offerte tali tecnologie.
I SETTORI DI RICERCA

Oltre a Internet, la DARPA è all’origine del sistema GPS che utilizziamo quotidianamente e che permette di localizzarci quasi all'istante.

Non si vedrà per forza il legame tra la DARPA e una corsa automobilistica, ma invece esiste. La DARPA Urban Challenge (Sfida urbana della DARPA) mette in competizione veicoli che si sfidano a Victorville, in California. Tuttavia, i piloti che ne sono alla guida non sono esseri umani, bensì dispositivi molto sofisticati, composti da GPS, sensori, rivelatori, telecamere e computer, il tutto installato in veicoli convenzionali. Questi robot dotati di un’intelligenza artificiale devono poter trovare un percorso tra migliaia di itinerari possibili, evitando tutti gli ostacoli che non sono indicati su una mappa, giungere al loro obiettivo e infine ritornare in tutta sicurezza al punto di partenza. Tutto questo senza alcun intervento umano.

Computer di bordo, GPS e piloti automatici sono fra le innumerevoli ripercussioni di questa gara nella nostra vita di tutti i giorni, sotto forma di automatismi sempre più sofisticati.

Un’interfaccia neuronale diretta (o BCI che sta per Brain-Computer Interface) è, come indica il nome, un’interfaccia di comunicazione diretta tra cervello e computer. Ufficialmente questi sistemi possono essere concepiti per assistere, migliorare o riparare funzioni umane di cognizione o di azione carenti. In un prossimo futuro, possiamo quindi attenderci che questa tecnologia sia proposta (il che equivale a dire imposta) a tutti. Legare il pensiero umano alla macchina è uno degli obiettivi perseguiti dalla DARPA fin dalla sua istituzione, un processo ormai in dirittura d’arrivo.

La ricerca in materia robotica occupa enormemente la DARPA. Quest’anno 7 milioni di dollari del budget globale dell’agenzia nazionale di ricerca militare saranno stanziati per un progetto denominato Avatar. Quest’ultimo consiste nel mettere a punto interfaccia e algoritmi che dovrebbero consentire all’uomo di lavorare in partenariato con un robot semiautonomo, che a termine dovrebbe servire a sostituire i soldati. Non siamo ancora ai livelli del film hollywoodiano in cui gli avatar sono creati a partire dal DNA dei militari, ma ci stiamo avvicinando a grandi passi. Questi bipedi completamente meccanizzati saranno controllati da soldati distanti diversi chilometri dal luogo in cui si svolge la missione. 


Questo progetto non è altro che un’ulteriore tappa dell’intensa ricerca robotica condotta dalla DARPA. Citiamo per esempio l’ Alpha dog, un cane robot in grado di trasportare fino a 180 chili con un’autonomia di una trentina di chilometri seguendo gli ordini del suo padrone umano. Oppure Cheetah Cheetah Cheetah (ghepardo), il robot a quattro zampe più veloce del mondo, in grado di raggiungere una velocità di 30 km/h grazie alla flessibilità della sua colonna vertebrale. Al momento è alimentato da una pompa idraulica esterna, ma sono previste sperimentazioni per renderlo autonomo. L’agenzia americana lavora anche sul primo esoscheletro motorizzato militare che potrà trovare applicazione in un prossimo futuro. Vivremo quindi in un mondo sopraffatto da robot di ogni genere.



Le ricerche sulle applicazioni della memoria olografica produrranno il «computer del futuro». La memoria olografica è una tecnica di memoria di massa che si avvale dell’olografia per immagazzinare un’enorme quantità di dati nei cristalli o nei polimeri fotosensibili. È spesso designata come la prossima generazione di immagazzinamento ottico dei dati. Questa breve presentazione, non esaustiva, dell’attività dell’agenzia che ci interessa intende dimostrare che tutte queste tecnologie vanno nella stessa direzione: la totale robotizzazione dell’umanità.
PERCHÉ TUTTE QUESTE RICERCHE?

Le spese amministrative della DARPA risultano minime, dato che il personale permanente è ridotto e rinnovato con un certa frequenza (5 anni in media). Il budget sembra quindi essenzialmente dedicato al finanziamento degli studi e dei programmi. Ma se un attore esterno è interessato a un progetto partecipa al suo sviluppo. È quindi praticamente impossibile farsi un’idea precisa delle somme investite. La DARPA non fa quasi niente da sola: subappalta le ricerche e lo sviluppo a molteplici contraenti. 

I laboratori universitari e le imprese che lavorano con l’agenzia americana si impegnano a mantenere una certa riservatezza. La DARPA dispone di antenne sui quattro continenti, il che significa che anche voi, a vostra insaputa, potreste lavorare per questa agenzia, e quindi per l’esercito americano, soprattutto se operate nel settore della ricerca scientifica, dell’informatica o semplicemente in ambito universitario. Molto abile, no? La domanda che dobbiamo porci se non vogliamo diventare un agente inconsapevole è: «Da dove viene il denaro che ricevo?» Ma la risposta non è facile da ottenere.

Se fate uno sforzo di riflessione capirete che in un prossimo futuro, l’esercito farà convergere tutte queste tecnologie: è peraltro ciò che sta già facendo. Pertanto, dopo aver abituato il pubblico alle tecnologie in voga, le userà contro di lui. Internet, GPS, telefono portatile ecc., il tutto è già uno. Spesso non sarà più possibile fare a meno del cellulare. Certamente c’è sempre qualche ribelle che afferma di potere farne a meno, visto che l’ha sempre fatto, ma rappresenta una specie in via d’estinzione. 

 Osservate le giovani generazioni: tutta la loro vita affettiva e sociale passa attraverso la sfera tecnologica: sottrarsi significa desocializzare. Oggi rifiutare la tecnologia vuol dire essere automaticamente marginalizzati, e lo sarà sempre di più. Per esempio, il giorno in cui non ci vedremo più alcun testo su insegne e manifesti ma solo pittogrammi da fotografare con lo smartphone, chi non possiede questo strumento cadrà al livello di analfabeta. Peggio ancora, perché le banche si interessano sempre di più ai micropagamenti mediante il telefono portatile: non potremo più fare acquisti senza disporre di un cellulare, tanto più che il denaro contante è chiamato a scomparire.

Ma perché i «disconnessi» danno così fastidio? Perché una tale ossessione nell’imporre la tecnologia a tutti? La risposta è semplice: consente di tracciare tutti gli individui. Tutto ciò che avviene tramite la tecnologia è dotato del marchio «sotto controllo americano». 

Chi detiene l’informazione detiene il potere: chi potrebbe farlo meglio dell’esercito americano? Disponendo di tutti questi dati che vi concernono, ha il controllo su tutta la vostra vita. Avete paura del microchip di cui si parla tanto in Internet? Con il telefono di nuova generazione, è possibile conoscere i vostri amici e le vostre frequentazioni; con il GPS, la vostra localizzazione e i vostri spostamenti; con Internet, i vostri centri d’interesse e le vostre preoccupazioni; con la connessione al vostro conto in banca, il vostro potere d’acquisto. Tutti questi dati possono essere registrati e utilizzati per effettuare sondaggi o fornire ad altri informazioni che vi riguardano. 

Oppure è possibile indirizzarvi una pubblicità personalizzata che corrisponda esattamente al vostro profilo. Se commettete un errore, non sarà difficile tagliare qualsiasi vostra risorsa. Ecco perché il filosofo francese Finkielkraut commenta: «Non ho il cellulare, non voglio essere controllato.»

Si potrà sempre obiettare che nessuno ha il tempo di interessarsi di tutti questi dati. Sbagliato. A parte i sistemi, quali Echelon o altri che registrano e scelgono automaticamente tutti i dati «sospetti», esistono anche agenti pagati per farlo. Ne costituisce un esempio il servizio d’informazione all’interno della Francia (DCRI), che impiega 5 000 agenti suddivisi in sette zone geografiche del territorio francese. Ognuna di queste zone rappresenta una piattaforma di controllo che ha accesso diretto a tutte le conversazioni telefoniche, a tutti gli SMS e alle e-mail che si sono scambiate in Francia. Vi lascio immaginare l’organismo americano equivalente.

Dato che la convergenza tecnologica è solo agli inizi, rischiamo di vedere realizzarsi prima del previsto la seguente profezia di Rudolf Steiner: «A partire dal 2200, vedremo apparire il divieto di pensare. Questo divieto verrà dall’America.» In realtà questo si manifesterà con un nuovo modo di pensare. Il pensiero umano sarà letteralmente connesso a Internet, e ciò sia a interfaccia neuronali, sia tramite la semplice forza della rete globale.

CHE COS’È IL PENSIERO?

Rudolf Steiner diceva che «il pensiero è elettricità». Secondo molti chiaroveggenti, i pensieri si manifestano sotto forma di onde elettriche che attraversano la sfera mentale dell’umanità. Più un pensiero è emesso in modo chiaro, più l’onda che gli corrisponde sarà precisa. 

Questa onda, entrando in contatto con il corpo mentale di una persona, penetra quest’ultima che la accetta, a meno che sia in grado di respingerla rispondendo con un’onda equivalente. Inversamente un’idea confusa emette un’onda debole che si dissolve rapidamente. Per questo l'oratore che crede in ciò che afferma è molto più convincente di chi ripete passivamente ciò che ha imparato da qualcun altro.

Immaginate la forza che può assumere un’onda di pensiero nutrita da molte persone: è ciò che avviene con il pensiero di gruppo. Quanto più elevato è il numero di persone che entrano in sintonia con un’idea, tanto più l’onda corrispondente a tale idea è facile da comunicare. Può perfino diventare irresistibile, come possiamo osservare in certi movimenti di massa.

Ma torniamo a Internet. Lo stesso procedimento si verifica con le onde elettromagnetiche. Tutta l’energia mentale che emettete quando siete davanti al vostro schermo non va persa. Incontra le onde emesse dal computer e le nutre. I circuiti elettromagnetici acquistano pertanto potenza e diventano i canali del vostro pensiero. Anziché captare le onde eteriche (ossia le onde elettriche naturali), il vostro pensiero naviga nelle onde elettromagnetiche.

 È senz’altro al movimento del pensiero che fa riferimento l’espressione «navigare in Internet». Più si nutrono le onde della macchina, più rafforziamo la Rete che diventa un limite per il pensiero. Immaginate la forza mentale accumulata da milioni di internauti in tutto il mondo. Non si tratta necessariamente di una forza qualitativa, ma è sicuramente una forza quantitativa. Come mantenere un pensiero libero e indipendente di fronte a tale forza?

Abbiamo quindi internauti attestatari e internauti contestatari, gli uni contro gli altri, l’importante è nutrire la Rete, la quale è indifferente ai pensieri dei suoi utenti. Militare, contestare e perfino informarsi attraverso Internet è del tutto illusorio. L’abbiamo spesso dimostrato, il pensiero umano è letteralmente attaccato dall’informatica. 

Anzitutto perché i raggi del computer, e in particolare quelli del microprocessore, nuocciono al funzionamento della ghiandola pineale, che è la sede della coscienza. In secondo luogo perché la capacità di riflessione è ridotta dalla macchina. Anziché costruire un ragionamento per associazione di idee (movimento attivo), l’internauta subisce una riflessione precostituita attraverso i link che lo conducono da una pagina all’altra, sviluppando un pensiero passivo, detto «lunare». Questa passività lo rende sempre più vulnerabile alle onde elettromagnetiche descritte sopra.

Quando l’uomo moderno avrà trascorso un certo tempo davanti al computer non avrà più alcun pensiero che non appartenga alla rete globale. Il problema è che non se ne rende conto. È questo il vero pensiero unico, presentato sotto una bella luce. Alcuni l’accolgono già con grande entusiasmo gridando «È il progresso!», mentre invece tutti sono letteralmente internati in Internet. Dopo la camicia di forza, prima fisica e poi chimica, ecco la camicia di forza psichica.

Gli esseri umani potranno accedere alla conoscenza totale, in qualsiasi momento, in tutta libertà. Ma il pensiero sarà guidato da una mano di ferro attraverso LA conoscenza unica, ripulita da tutte le idee che disturbano il sistema. E chi deciderà del contenuto di questa conoscenza? Il potere che censura Internet, ossia l’esercito americano. Checché si possa credere non si è mai visto tanta censura come nell’era di Internet.

IL CONTROLLO DELLA RETE

Essendo alla base del concetto di Internet, la DARPA continua a «sentirsi ampiamente responsabile della protezione di Internet», ha dichiarato il suo direttore, Regina Dugan. Di conseguenza, nel corso dei prossimi cinque anni aumenterà della metà il budget destinato alla cybercriminalità, il che significa che per quest’anno vi sarà un aumento di circa 200 milioni di dollari. Vi lascio immaginare che cosa si può fare con una somma del genere.

Certo non è un caso se Regina Dugan, già capo della DARPA, sia appena stata assunta da Google. Laureata con un dottorato in ingegneria meccanica, da luglio 2009 occupava il posto di direttore in seno all’organizzazione di ricerca e sviluppo dell’esercito americano. Specializzata nel settore della cybersicurezza, Regina Dugan è un’avanguardista delle nuove tecnologie.

Se la lotta contro il terrorismo ha permesso di emanare il Patriot Act e altre leggi liberticide, la lotta contro la cybercriminalità permetterà un controllo ancora maggiore, in questo caso situandosi a livello del pensiero. La caccia ai «dissidenti del pensiero» è iniziata. Peraltro Internet è stato concepito a tal fine.

Il che significa, semmai non ne siete ancora consapevoli, che Google e la polizia della nuova era, la vera polizia o pulizia del pensiero.

L’aforisma di Goethe, «nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo», è più che mai attuale. E voi, credete di godere di una totale libertà di pensiero?
Messo in linea il: 25.08.12

astronavepegasus.it

   

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