venerdì 14 settembre 2012

.. ..Biologo svela la teoria del mistero dell’autocombustione umana!

14/09/2012 
Biologo svela la teoria del mistero dell’autocombustione umana!

Vi ricordate i casi di morte assolutamente inspiegabili, in cui il corpo di una persona veniva ritrovato completamente, o quasi carbonizzato, senza  indizi di alcun genere che possano spiegare l’accaduto?
Tra gli studiosi del mistero,del paranormale, questi casi venivano classificati come “casi da autocombustione umana spontanea” ovvero il corpo prende fuoco da un misterioso calore interno,che si propaga a tutte le membra,provocandone la consunzione e l’incenerimento.
Per la scienza viceversa i casi in questione, pur rappresentando un mistero,sono attribuibili a più fattori,a più cause concatenanti:i casi studiati hanno evidenziato una maggior presenza,nel corpo,di alcool. I primi casi di combustione spontanea sono stati registrati nel 16 ° secolo. L’ultimo incidente simile è accaduto nel 2010 in Irlanda. Il biologo Brian J. Ford ha avanzato una teoria che potrebbe far luce su questo fenomeno unico e spaventoso. Secondo Ford, la causa più evidente di combustione spontanea è la presenza di alti livelli di acetone, che si accumula nel corpo umano, soprattutto negli alcolisti e nei diabetici...


Tanto per ricordare…
1951: Il caso di Mary Reeser
Facciamo un salto nel passato riscoprendo uno dei tanti casi di autocombustione, come quello di di Mary Reeser, una vedova di 57 anni, che  venne trovata il 1 luglio 1951 ridotta in cenere, in un appartamento che quasi non mostrava segni di danno.
Questo è considerato un altro punto di riferimento nei fenomeni di autocombustione umana, perché fu il primo esempio in cui fu usato ogni possibile mezzo di moderna investigazione scientifica per determinare la causa del misterioso fenomeno. La signora Mary Hardy Reeser si era recata a vivere a St. Petersburg il Florida per essere vicina al figlio. La sera del 1 luglio 1951 era rimasta a casa del figlio con uno dei nipoti, mentre il resto della famiglia era andato in spiaggia. Quando tornarono Mary Reeser aveva già fatto ritorno alla propria abitazione.



La moglie di Richard Reeser decise pertanto di andare a trovare la suocera per accertarsi che fosse tutto a posto. Secondo la sua testimonianza, non vi era niente nell’apparenza o nel comportamento di Mary Reeser tale da causare qualsiasi allarme. La donna manifestò l’intenzione di andare a letto presto, disse che aveva preso due pillole di Seconal (sonnifero) per assicurarsi una notte di riposo e che ne voleva prendere altre due. La signora Carpenter vide la sua inquilina intorno alle 21:00; indossava una camicia da notte e un paio di pantofole di raso nero e stava oziando su di una poltrona mentre fumava una sigaretta.

 Le coperte del letto erano state sollevate, segno che si apprestava a coricarsi. Quando la signora Carpenter si svegliò Lunedì mattina alle 5:00, avvertì un lieve odore di fumo, tuttavia non si allarmò, attribuendone la responsabilità ad una pompa per l’acqua situata in garage che si era surriscaldata. Pertanto si alzò, andò a spegnerla, e tornò a letto. Alle 8:00 arrivò un telegramma per Mary Reeser. La signora Carpenter firmò la ricevuta e andò nell’appartamento dell’inquilina per consegnarglielo. Quando appoggiò la mano sulla maniglia della porta, notò che era calda. Allarmata corse a chiamare aiuto, e due imbianchini, dall’altra parte della strada raccolsero l’appello. Uno di loro aprì la porta, e non appena entrò si sentì investito da un’ondata di aria calda. Pensando di poter salvare Mary Reeser si guardò intorno freneticamente, ma non vide alcun segno di lei. Il letto era vuoto. 

L’unico segno di incendio era una piccola fiamma su una trave di legno, su una divisoria che separava la sala da un cucinotto. All’arrivo dei pompieri le fiamme furono spente e una parte della divisoria abbattuta. Quando il vice comandante dei pompieri iniziò l’ispezione del locale, non credette ai suoi occhi. Nel mezzo del pavimento era chiaramente visibile un area carbonizzata di circa 120-150 cm, all’interno della quale trovò alcune molle annerite di una poltrona e i resti di un corpo umano, che consistevano in un fegato carbonizzato ancora attaccato ad un pezzo di spina dorsale, un teschio rattrappito, che per il calore si era ridotto alle dimensioni di una palla da baseball, un piede che calzava ancora una pantofola di raso nero e un mucchio di cenere..

Ovviamente le ricerche e le indagini su questi fenomeni continuano, anche perchè siamo per ora solo nel campo delle teorie, ma per dimostrare che l’autocombustione umana sia dovuta solo alla presenza di acetone nel sangue, va tutto dimostrato!
Erika B.
Redazione Segnidalcielo


 

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