venerdì 16 maggio 2014

Mia cara amica,
si, sono  momenti bui, dove tutti, nessuno escluso, siamo sfiorati, avvolti,  finanche fagocitati. A volte la  speranza ci sembra un intrattenimento ingannevole, una  sospensione del nostro tempo comandata dall’illusione, una inutile attenzione verso il futuro a vantaggio di una vana promessa della vita. Ma ti assicuro che  non è così. Gli uomini che in un lontanissimo passato hanno inventato  parole come “speranza” o “felicità insieme a tante altre ancora, fra le più belle,  hanno sentito il grande bisogno di dare un nome a ciò che avevano realmente provato e di cui avevano avuto  concreto riscontro. Confidare nel futuro  é una buonissima disposizione del nostro animo affatto inutile o sciocca. A patto che confidare nel futuro significhi confidare nel presente, in quello che stiamo facendo, avendo cura che sia sempre qualcosa di buono. Proprio come hai fatto tu. Continua ad essere la grande artefice delle bellissime cose che il resto degli anni ti danno la possibilità di vivere.
Perciò, stai serena. Ci sarò sempre anch’io accanto a te, ci puoi contare.
Un abbraccio fortissimo e infiniti baci.

                                    Dolores
CASTANEDA: PERCHÉ SIAMO SCHIAVI
castaneda
“I bambini si portano dentro una magia naturale, che a poco a poco, crescendo, sono costretti a distruggere ed allora cominciano a pregare: la santissima Trinità, i santi, la Madonna, una grande Madonna azzurra con gli ori e gli incensi. Dobbiamo imparare a respirare e riscoprire gli alberi, le pietre, gli animali e tutta la macchina della Terra: hanno un respiro interno, come noi. Hanno ossa, vene, carne, come noi.”
Giordano Bruno

Esseri Oscuri posti sullo sfondo del Campo Energetico Umano

Perché desideriamo che qualcuno ci guidi quando possiamo fare da soli?»
«Gli sciamani dell’antico Messico scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita.» don Juan Matus
Rispetto a quanto riferito fino ad ora della concezione tolteca, le considerazioni che seguono possono apparire ancora più sconcertanti e possono generare una varietà di reazioni nel lettore: di difesa come il rifiuto o di consapevolezza profonda come angoscia, senso di schifo, paranoia. Rivolgo per questo al lettore lo stesso invito che il Nagual Carlos fece alla conferenza di Santa Monica, in California, nel 1993 – la sua prima apparizione pubblica dopo decenni di totale anonimato: