martedì 30 ottobre 2012

Tutto Inutile?

Viator

Prendo spunto dal video realizzato dal tuber Anima Libera e pubblicato dal blogEliotropo Rosa per esporre alcune considerazioni sul tema della (presunta) inutilitàdella controinformazione e del (mancato?) "risveglio collettivo." Di seguito vado a riproporre il video in questione.


Avrete riconosciuto la voce di Paolo Barnard, noto giornalista autore di inchieste e saggi "non allineati", dunque come da prassi estromesso dal panorama informativomainstream italiano.


Ebbene, dal mio punto di vista la visione di Barnard stavolta  non è condivisibile. Ho come la impressione che in alcune occasioni il giornalista bolognese stenti ad affrancarsi dagli irretimenti dovuti ad alcuni meccanismi di autodifesa sistemici, e questa - per l'appunto - è una di esse.

A quali meccanismi mi riferisco? In primo luogo alla concezione secondo cui una informazione di denuncia alla quale non faccia seguito una qualche rimarchevole manifestazione collettiva, sia da considerarsi inutile.

Questo ordine di pensiero ritengo scaturisca da una idea sessantottesca, per non dire sanculottesca della rivoluzione. Stiamo parlando di una concezione che la stessa storia ha bocciato senza appello. Azione e lotta senza quartiere; oceaniche folle inferocite intente a scandire slogan da riprodurre su striscioni e vessilli; scontri urbani tra cittadini in protesta e forze dell'ordine; squadriglie di infiltrati mischiate ai manifestanti con il preciso incarico di esercitare violenza allo scopo di criminalizzare - complici i mass media -  la folla in protesta. Tutta roba sperimentata nei trascorsi decenni con risultati che sarebbe eufemistico definire mediocri.

La contestazione giovanile degli anni '60 ed i moti No Global degli anni '90 - per citare due tra i maggiori movimenti dissenzienti degli ultimi decenni - hanno fondato la loro attività quasi esclusivamente sulle azioni collettive, e mi sembra che i risultati siano sotto gli occhi di tutti.
Cosa è cambiato in concretoGuardiamoci intorno. La base sociale continua a subire, e la oligarchia continua a dettare legge. La globalizzazione ha proseguito il suo decorso fino allo effetto domino che - come previsto - ha disfatto la economia occidentale, con i risultati che conosciamo.

Forse dovremmo soffermarci a chiederci quali siano stati i motivi di tali fallimenti.
Uno di essi, a mio parere, risiede nel fatto che anziché essere dettati da una profonda presa di coscienza da parte di tutti i cittadini coinvolti, tali movimenti scaturirono da un effimero, modaiolo eccesso di malcontento popolare. Intorno ad un nocciolo costituito da pochi ideologi realmente consapevoli, andò a coagularsi una polpa formata da individui mossi da impulsi emulativi e propositi non debitamente chiari e definiti. Persone capaci di agire solo in funzione del rapporto di subordinazione instaurato con i "capi" del movimento.

La elementare verità alla quale tutti noi lentamente stiamo pervenendo è che il vero cambiamento non può essere perseguito attraverso atti violenti, né tanto meno mediante inutili manifestazioni collettive circoscritte in un tempo e un luogo predefiniti. Il cambiamento per essere duraturo deve necessariamente fondarsi su solide basi etiche che accomunino tutti i cittadini coinvolti. Regole che una volta acquisite entrino a far parte del bagaglio intellettuale del cittadino, assurgendo a paradigma al quale rapportare il proprio comportamento in ogni singolo momento della intera esistenza, non soltanto in occasione del corteo o del picchettaggio.

Di conseguenza è imprescindibile comprendere come il primo passo verso un reale cambiamento debba essere mosso verso il perseguimento di una siffatta diffusa consapevolezza. Una meta che una volta raggiunta renderebbe del tutto superflua qualsiasi interazione tra la popolazione e i biechi individui che pretendono di gestirne le sorti dall'alto dei loro palazzi fortificati.

Ecco un breve videoclip in cui Ben Stewarts, autore dei documentari Esoteric Agendae Kymatica illustra la fallimentarietà del pensiero collettivo, e spiega come il solo modo di essere realmente rivoluzionari risieda nello sviluppo del pensiero individuale, di una profonda consapevolezza, diventando leader di noi stessi.



Ciò premesso, ecco perché la opera di risveglio delle coscienze compiuta dalla informazione (cultura) alternativa alla fine risulta tutt'altro che vana. Il fatto che la utilità di questo movimento non sia misurabile sulla base di 'azioni collettive' volte alla sensibilizzazione di una sorda, cieca, muta classe politica, a mio modo di vedere è un sintomo positivo, la dimostrazione del raggiungimento di una inedita maturità da parte del cittadino.


Un cittadino che - sebbene indignato - cessi di accodarsi alle manifestazioni apparecchiate dalle più svariate organizzazioni, manifestazioni  estremamente ben tollerate dal sistema in quanto oltremodo gestibilie quindi in un certo senso organiche ad esso, a mio avviso è un cittadino finalmente consapevole.

L'ottimo lavoro svolto dalla informazione alternativa può inoltre verificarsi anche solo contando la enorme mole di nuove organizzazioni, siti, blog e canali YouTube che continuano a nascere spontaneamente sulla onda di questa irrefrenabile presa di coscienza. Attenzione: qui non si tratta di un mucchio di pecorelle che si limitano ad annuire ascoltando i discorsi di un capo popolo (sia esso contestatore o paladino del sistema), ma di persone che avendo acquisita la necessaria consapevolezzaagiscono in prima persona, si mobilitano individualmente allo scopo di aprire gli occhi del loro prossimo. Questa è vera rivoluzione.

Ritornando alle argomentazioni esposte da Barnard nel video di Anima Libera - a rischio di finire fuori tema - vorrei esprimere il mio disaccordo circa la opinione secondo cui la vita vissuta nelle vesti di "vip" sarebbe una "cosa molto bella" ed "un altro livello di mondo." Questa sorta di spot nei confronti della notorietà -  per quanto improntato su una evidente vis polemica -  ritengo sia fuorviante.


A mio modo di vedere essere famosi non è che una elevazione al quadrato del livello di schiavizzazione al quale tutti noi - nostro malgrado - ci troviamo assoggettati  fin dalla nascita. Non credo sia appropriato affermare che i cosiddetti 'vip' godano di una qualche 'intoccabilità.'


Più semplicemente, i personaggi famosicessano di remare contro il sistema che li ha incoronati "vip". Solo da questo elemento discende la loro 'intoccabilità.' Intoccabili in quanto innocui; tristemente allineati alla 'confessione' sistemica.

Il piglio severo con cui Barnard si riferisce a personaggi come Grillo e Travaglio - rappresentanti eccellenti, con Santoro, Gabanelli, Saviano e diversi altri, del left gatekeeping nostrano - risulta legittimo, seppure scontato (non dico "ingenuo", dal momento che lo stesso Barnard fu uno dei primi a denunciare il fenomeno nel nostro Paese).

Proprio per questa ragione ho la sensazione che Barnard si contraddica quando nel paragrafo: "Il Metodo di Questo Lavoro" del suo ultimo saggio "Il Grande Crimine",scrive quanto segue:
"Nell’intento di capirci qualcosa, ero a un bivio: i signoraggisti non mi offrivanogaranzie di autorevolezza, essendo un gruppo assortito di avvocati, medici, traders, giuristi, internettiani non meglio qualificati e/o imprecisati affaristi, insomma, tutto meno che economisti e monetaristi. Eccezion fatta per un paio di nomi accreditati, come ad esempio il prof. Willem Buiter, della London School of Economics, che ne avrebbe parlato apertamente, il quale però interrogato da me replicò: “Chiunque veda nel signoraggio bancario un complotto, è un orso decerebrato”. Che fare allora? A chi chiedere di analizzare il presunto ‘complotto del signoraggio’ con la dovuta competenza ma anche libertà di pensiero? Scartai l’ipotesi di rivolgermi a un accademico italiano, semplicemente perché avrei speso più tempo a capire da quale corrente politica e/o massonica era appoggiato che a intervistarlo. La mente corse allora a Michael Moore, e al suo ultimo Capitalism a Love Story. In quel film, che com’è noto attacca frontalmente proprio le più micidiali e potenti banche del mondo, appare un economista americano di tutto rispetto, William Black. Autorevole docente di giurisprudenza ed economia, più volte testimone eccellente al Congresso degli Stati Uniti contro i recenti scandali bancari, persino minacciato di morte per le sue denunce contro i banchieri e gli affaristi, Black era il mio uomo."

Ora, sarei curioso di sapere quali sarebbero gli elementi che renderebbero un prof. Buiter, un Michael Moore o un William Black degni della credibilità e della fiducia che Barnard non ripone in Travaglio e Grillo. 

L'istituto "London School of Economics" fu fondato - ed è tuttora gestito - dalla Fabian Society, una delle principali organizzazioni mondialiste del pianeta (leggi: Nuovo Ordine Mondiale). Siamo certi che le opinioni espresse da un rappresentante di un tale ente possano essere ritenute affidabili? Eppure Barnard non esita a definire Buitler come: "un nome accreditato."

Passiamo a Michael Moore. Mi chiedo se si sia reso conto - Paolo Barnard - che la ultima opera del documentarista statunitense - prodotta niente popò di meno che dalla Paramount - sia una continua, irresponsabile - e non so quanto disinteressata -istigazione alla rivolta violenta. 

Affidarsi a un tentativo di rivolta violenta - oggi come oggi, con l'abnorme divario tecnologico, organizzativo e mediatico che separa la base sociale dalle forze militari e di polizia - vorrebbe dire tuffarsi dalla padella nella brace. 

La violenza (eticamente inaccettabile, sempre e comunque) non farebbe che fornire al potere le indispensabili motivazioni per effettuare un ulteriore giro di vite ed introdurre nuove misure liberticide con il beneplacito della opinione pubblica.Chiunque non sia del tutto cieco avrà intuito come in questi cupi anni sia in atto una chirurgica campagna di provocazione indirizzata proprio a scatenare una rivolta violenta, per le ragioni di cui sopra.

Quanto a William Black, che Barnard definisce "autorevole" in quanto docente presso una università sovvenzionata (come tutte le università) da fondi sistemici, e "credibile" poiché "minacciato di morte per le sue denunce contro banchieri ed affaristi", mi domando cosa differenzi la sua autorevolezza da quella di tanti altri personaggi raccomandati dal sistema dopo avere divulgato notizie che il pubblico è stato indotto a ritenere "scottanti", ma che di scottante avevano ben poco, dal momento che si limitavano a rimestare argomenti già ampiamente risaputi, utili a consolidare la versione 'filmica' della realtà e la percezione di una informazione libera. Personaggi perseguitati da minacce di morte che (fortunatamente) non si sono mai concretizzate.

Tornando alle considerazioni iniziali,  ritengo che il tempo di "agire" - perlomeno nel senso inteso da  Barnard - sia finito. Il che è una fortuna. Paradossalmentebisognerebbe iniziare ad agire di meno, soprattutto quando le azioni che si intendono compiere non scaturiscono da un dettame di coscienza, ma da sollecitazioni provenienti da soggetti terzi, siano essi movimenti politici, sindacali, religiosi, o capipopolo o left gatekeeper travestiti da novelli Robespierre.

Agire di meno, e consapevolmenteSe è vero che libertà è partecipazione - come cantava il mai abbastanza compianto Giorgio Gaber - risulta imprescindibile tracciare una profonda linea di demarcazione tra la partecipazione popolare - instaurata tra individui di pari grado - e la partecipazione incondizionata che molti di noi, a volte sconsideratamente, offrono allo stesso sistema da cui sono vessati e schiavizzati. La misura con cui contribuiamo singolarmente a tenere in piedi questo indecente baraccone non può che risultare inversamente proporzionale rispetto allo ascendente che potremmo sottrargli negandogli la nostra collaborazione.

Ebbene, a me sembra che da qualche tempo stia accadendo proprio questo. Le persone stanno affrancandosi dagli incantesimi sistemici, stanno realizzando quanto sterili siano le forme di protesta 'convenzionali' patrocinate dal sistema, e stanno recuperando - questa volta definitivamente - la loro smarrita individualità e consapevolezza a discapito della mentalità da branco.

Rispondendo alla domanda che dà il titolo al post, secondo me il lavoro svolto dalle migliaia di blogger e giornalisti indipendenti (tra cui Barnard) sono tutt'altro che inutili.Ritengo che proprio grazie a questo potente, amorevole impegno congiunto, mai come oggi il cittadino sia stato vicino a una autentica presa di coscienza. Questo radicale mutamento sta diffondendosi sottotraccia, silenziosamente, come una sorta di virus benefico che poco a poco sta modificando nel profondo le coscienze e - di conseguenza - le abitudini di vita. Un mutamento inarrestabile, la cui crescita sta coincidendo con un assottigliamento dello ascendente che il sistema esercita sulla popolazione.

Qualche prova tangibile?

Ebbene, basti ricordare ciò che accadde lo scorso anno,  quando la campagna di vaccinazione contro la "influenza suina" si concluse in un flop epocale; basti pensare allo ormai sempre più diffuso superamento del tabù in ossequio al quale per molti decenni il sionismo ha potuto fare il bello e il cattivo tempo.

Abbassando il tiro, avete notato come il prezzo della carne sia in netto, costante decremento? Questo perché la domanda va riducendosi in maniera esponenziale; ed a nulla sono valsi i rimedi palliativi studiati dalle aziende produttrici, ad esempio la immissione sul mercato di nuovi tipi di insaccati a base di carni bianche. Il settore è precipitato in una grave e probabilmente irreversibile crisi.

E ancora, chi mai si sarebbe aspettato che una azienda come Microsoft sarebbe rimasta al palo grazie al rifiuto opposto da gran parte dei suoi fedeli utenti, di aggiornare i loro computer a nuovi, sostanzialmente inutili sistemi operativi?


E della politica, vogliamo parlarne? Accantonando le ormai regolari - per quanto improduttive, ove non dannose - contestazioni violente, risulta difficile non notare come in linea di massima gli auditori in occasione di discorsi, conferenze e comizi si siano ridotti al lumicino.


Ciò detto, un cosa mi sembra certa: il mutamento è nell'aria. Certo non il mutamento globale che molti auspicano e che a mio avviso mai potrà verificarsi in un mondo materiale come il nostro, ma un mutamento che interessa quella parte di consapevolezza oscurata in passato dall'opera certosina del sistema, e che sta riemergendo per tornare a contrapporsi alla ignoranza, all'odio, al nichilismo. Il consumatore sta ritornando ad essere individuo raziocinante; il telespettatore non adopera più il telecomando per cambiare canale, ma per spegnere la tv, molte volte definitivamente.


Resta ancora molto da fare. I mass media tradizionali proseguiranno a disinformare affinché tale silenziosa rivoluzione resti il più a lungo possibile relegata oltre i confini della realtà fittizia dipinta da tv e carta stampata. Ma a chi - come Paolo Barnard (che nel mio piccolo continuerò a seguire, stimare e ringraziare per la sua integrità ed onestà) - afferma che sia tutto inutile, sommessamente suggerisco di tendere bene l'orecchio, perché - come si dice -  un singolo albero che cade fa molto più rumore di una intera foresta che cresce.


   

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