mercoledì 26 dicembre 2012

di Padre Anthony Elenjimittam (universalista sincretista)

Prima di soffermarci sul potere redentivo e liberatorio della bhakti vorrei sottolineare alcune analogie tra il Vangelo e la Gita. In questi ultimi ottant’anni molto si è scritto sulle analogie esistenti tra gli insegnamenti fondamentali della Gita e il Nuovo Testamento, specialmente in materia di religione e di devozione. Nessuno può negare che ci siano numerose somiglianze fondamentali di notevole rilievo tra la dottrina religiosa della Gita e quella del cristianesimo. Tali somiglianze sono di tre tipi: somiglianze dottrinali generali, somiglianze dottrinali particolari, leggende.

A) La Gita, nonostante le sue incongruenze, afferma che c’è un Essere assoluto, esistente in se stesso e per se stesso, che non ha rapporti necessari con l’universo creato: “Illuso dalle tre influenze materiali (guna), il mondo intero ignora chi sono Io, l’Inesauribile, che trascende ogni influenza materiale” (Gita, VII, 13). Dio è perfetto ed è il reggitore dell’universo: “Tu sei il Brahman supremo. Dio onnipervadente. Tu sei il Padre di questo mondo, movente e immoto, e il suo adorabile e glorioso maestro. Tu non hai eguali: come potrebbe esserci qualcuno più grande di Te nei tre mondi, o Essere onnipotente e senza pari? Perciò, con obbedienza mi prostro ai tuoi piedi e imploro la tua grazia, o adorabile Signore. Come un padre verso il figlio, un amico verso l’amico, un amante verso l’amata, sii clemente con me, o potente Dio di tutti” (Gita, XI, 43). “Il mio spirito, che è la fonte di tutto, sostiene tutte le cose, ma non risiede in esse. Io sostengo permanentemente l’intero universo con una semplice scintilla della mia persona” (X, 42). Non solo per ciò che concerne la natura e gli attributi di Dio, ma anche per quanto riguarda l’origine del mondo, come ho detto prima, la Gita contiene insegnamenti molto simili a quelli del cristianesimo: “Dio è il padre dell’universo” (VII, 6); “I progenitori del genere umano nacquero dalla mente divina” (X, 6); “Egli è il creatore di tutte le cose, Egli è la fonte di tutto e
tutto proviene da lui” (X, 6).

B) Le somiglianze dottrinali particolari tra i Vangeli e la Bhagavad-Gita sono costituite da affermazioni della verità religiosa che hanno impressionanti analogie o sono quasi identiche. A titolo esemplificativo ecco alcuni passi della Gita e del Vangelo di Giovanni messi a confronto:
Vangelo secondo Giovanni
Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (1,3).
Bhagavad-Gita
Tutte le cose hanno in me la loro scaturigine. È da me che l’universo è stato creato (VII, 6-7).
Vangelo secondo Giovanni
E il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne tra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto (1, 10-11).
Bhagavad-Gita
Gli stolti non conoscono la mia natura trascendente. Quando scendo in questo mondo nella forma umana non mi rendono onore (IX, 10-11).
Vangelo secondo Giovanni
Chiunque crede in lui ha la vita eterna (3, 15).
Bhagavad-Gita
Chi crede in me non morirà (X, 31). Colui che mi adora verrà a me (IX, 25).
Vangelo secondo Giovanni
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me (6, 45). Se un uomo osserva la mia parola, non vedrà mai la morte (8, 51). Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno (11, 26).
Bhagavad-Gita
Coloro che credono in me e si rifugiano in me scampano agli anni e alla morte (VII, 29). Io amo coloro che mi sono devoti. Come si abbandonano a me, in proporzione io li ricompenso (IV, 11).
Vangelo secondo Giovanni
Chi mi ama anch’io lo amerò (14, 21); voi in me e io in voi (14, 20).
Bhagavad-Gita
Discendo di era in era per proteggere i buoni, per distruggere i malvagi e per ristabilire i principi della religione (IV, 8).
Vangelo secondo Giovanni
Per questo io sono nato e per questo io sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità… perché il mondo si salvi per mezzo di lui (18,37; 3,17).
Bhagavad-Gita
Chi conosce me, il Signore del mondo, è libero da ogni peccato e ottiene la vita (XIV, 2). Io sono la via… il rifugio, la vita e la morte (IX, 18).
Vangelo secondo Giovanni
Questa è la vita eterna: che essi conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (17, 3). Io sono la via, la verità e la vita (14, 6).

C) Vi sono inoltre somiglianze tra miracoli ed episodi della vita di Cristo e di Krsna. Le similitudini e le analogie esistenti tra la Gita e 7 Vangeli non sono da attribuirsi a una reciproca influenza o derivazione come affermano taluni pseudo-esegeti, quanto all’incontestabile esistenza di un’unica natura umana illuminata da un’unica e universale Luce-Logos “che illumina ogni uomo” che viene in questo mondo. 

Si potrebbe comunque ipotizzare un’influenza dei Vangeli sulla Gita, sempre che si dimostri che la data di composizione del testo indiano sia posteriore all’era cristiana, come sostengono taluni studiosi. Risulterebbe quindi vero quanto afferma san Giovanni Crisostomo nel suo sermone sul Vangelo di Giovanni: “Similmente i Siriani, gli Egizi, gli Indiani, i Persiani, gli Etiopi e altri popoli minori hanno tradotto nella propria lingua il vangelo annunciato da lui [Giovanni] e hanno imparato così a filosofare”. È mia opinione che cristianesimo e induismo si siano profondamente influenzati a vicenda a partire dal I secolo sino ad oggi. La stessa Gita è una prova convincente a sostegno della reciproca influenza tra le due religioni. 

L’induismo, per sua natura, è in grado di assimilare all’interno del suo credo correnti di pensiero di varia provenienza e di realizzare un sincretismo o un compromesso armoniosi con altre religioni. Ad esempio Din-Ilahi, la religione divina di Akbar il Grande, è il risultato di un tale compromesso.

 A proposito dell’influenza del cristianesimo sin dai tempi più antichi, Grierson afferma: “È probabile che gli abitanti dell’India settentrionale conoscessero le antiche comunità cristiane della Battriana - dove è storicamente provato che il Vangelo fu predicato sin dai tempi apostolici - e delle regioni vicine dell’Asia centrale, che tenessero il cristianesimo in grande considerazione e che ammettessero che i suoi seguaci possedevano una bhakti più perfetta della loro. 

È possibile, e forse probabile, che l’adorazione di Krsna bambino fosse un adattamento locale dell’adorazione di Cristo bambino introdotto in India dal nord-ovest, così come il rituale della festa della nascita di Krsna fu certamente presa a prestito dal Natale cristiano. Ma fu nell’India meridionale che il cristianesimo esercitò la maggiore influenza sull’induismo. Sebbene il concetto di paternità di Dio e la bhakti fossero originari dell’India, ricevettero un fortissimo impulso dalla fede delle comunità cristiane che influenzarono il Bhagavatam medievale dei riformatori del sud”

1. Nota: Hasting J., “Devotional Paths”, in Jacobi H., Encyclopedia of Religions and Ethycs. Tratto da “Mukti – La liberazione nella filosofia indiana” di Anthony Elenjimittam, ed. Mursi (tesi di laurea dell’autore).
http://mikeplato.myblog.it/index-8.html

   

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