martedì 15 ottobre 2013

yoga_cellulare

Sempre con più evidenza la scienza ha cominciato confermare veridicità di antiche tradizioni e di antiche filosofie. Ci stiamo trovando nel occhio di uragano che ci avvolge e che ci guida di ritornare al futuro riconsiderando tutto quello che vedevamo come i miracoli. I miracoli nei giorni di oggi stano diventando la realtà scientificamente provata.
Ci aspetta un periodo di un processo di lungo studio per re-imparare e re-riconoscere i veri poteri nascosti dentro di noi.
E’ arrivato il momento quando a voce alta finalmente ammettiamo che tutto questo che cosa credevamo avanzato in realtà era arretrato e altamente limitante per noi.
E’ arrivato il momento per un shock collettivo così grande come era grande shock quando un giorno un uomo gridò LA TERRA NON E’ PIATTA.

Tanja


“La meraviglia è conservare la forma perdendo completamente l’ego (…)…. Adesso è il corpo, direttamente, ad avere il potere, senza interventi esterni. Non che una coscienza superiore si imponga al corpo, ma è proprio il corpo a svegliarsi nelle proprie cellule; è una libertà delle cellule”.
La Madre

“È nella frontiera cellulare che si trova la chiave, ovvero il passaggio della morte. E se la trasformazione è possibile in un corpo è possibile in tutti i corpi”. “Sarà proprio il corpo a gettare un ponte tra la vita fisica quale noi la conosciamo e la vita sovramentale che si manifesterà”.
“Esiste anche una mente oscura, una mente del corpo, delle cellule stesse, delle molecole, dei corpuscoli.(…) Questa mente del corpo, realmente tangibile, per la sua oscurità, il suo attaccamento ostinato e meccanico ai movimenti passati, la facilità ne dimenticare, il suo rifiuto a tutto ciò che è nuovo, è uno degli ostacoli principali all’infusione della forza supermentale nel corpo ed alla trasformazione del funzionamento corporeo. Per contro, una volta definitivamente convertito, sarà uno degli strumenti più preziosi per stabilire la Luce e la Forza supermentali nella Natura materiale.”


Nel suo libro “La Biologia delle Credenze“ Bruce H. Lipton paragona la cellula al “tutto” cioè ad un essere umano. Infatti la

cellula è fisiologicamente simile al corpo umano.

La cellula: mangia, respira, riposa e lavora incessantemente.
Lipton “smonta” l’egemonia del DNA (epigenetica) cioè quello che molti chiamano “il dogma centrale”.
Nell’epigenetica sembra che sia importante l’ambiente e la comunicazione fra le cellule nel far emergere a volte malattie e disfunzioni del corpo, limitando l’influenza del DNA a semplice stazione ricevente.. tipo radio che sintonizzata

su una determinata frequenza emette musica o parole..o rumori sgradevoli se mal sintonizzata..
Dunque.. se si riuscisse a comunicare con le nostre cellule con particolari frequenze .. armonizzatrici.. semplicisticamente si potrebbero migliorare i nostri stati di benessere.. limitando l’uso di molecole farmacologiche.. o trovando i prodotti che entrano in sintonia con il nostro DNA…

L’epigenetica tratta delle modificazioni chimiche reversibili che una cellula effettua sul proprio DNA, al fine di modulare l’espressione dei suoi geni senza perderne il contenuto informativo originale. E’ un campo recente, di frontiera, figlio del Progetto Genoma e delle più recenti scoperte sulla cromatina.
Una volta ho sentito parlare (mi pare fossero ricercatori cinesi) di un team che voleva dimostrare la correlazione fra una maggiore espressione di un certo gene nelle piante di riso, e l’esposizione di queste ultime a una specifica frequenza sonora. Sembra che l’esperimento fosse riuscito, anche se non ho mai letto quanto fosse stato reputato attendibile da ulteriori studi.
Continuando con l’analogia antropomorfa (che non piace troppo alla scienza)…secondo te..quale è il cervello della

cellula???

Forse “non tutti sanno che” una persona viene ritenuta “morta” solo al cessare della sua attività cerebrale. Quindi se

si ferma il cuore…sei ancora vivo…

Se hai studiato un pò di biologia…forse stai pensando che il cervello della cellula sia il nucleo…Cioè la parte della cellula

in cui è contenuto il materiale genetico.

Durante i suoi studi, Lipton, mostra come la cellula possa sopravvivere…anchesenza il suo nucleo! Indispensabile

solo” per la riproduzione.

Forse non è proprio il cervello eh;-))
La cellula comunica con il suo ambiente esterno attraverso la propria membrana.

Dove sono inserite diverse proteine che fungono da “sensi”…

La cellula scambia costantemente informazioni con l’ambiente esterno, decide quali sono i segnali più o meno pertinenti.
In poche parole le cellule modificano se stesse in base all’ambiente esterno.
Il fatto che abbia una sorta di “sensi” ti fa venire in mente qualcosa? la manipolazione di se stessa in base ai sensi?
Se togliamo i “sensi” (le proteine) alla cellula…muore… Questo ha portato Lipton ha creare il neologismo Mem-brein
dall’assonanza del termine “membrana” in lingua Inglese.
Magri queste affermazioni hanno svegliato il tuo “spirito filosofico” e ti stai chiedendo:

“ehi…ma l’uomo vive anche e soprattutto in quella che Watzlawick chiamava la realtà di secondo ordine”.

Anche la cellula a modo suo sviluppa dei modi, secondari e mediati di comunicare con l’esterno…attraverso dei recettori

complessi (come quelli che generano cascate d’informazioni)…

E’ sempre bello osservare la natura per rendersi conto della sua incredibile intelligenza…e sapere, che noi esseri

umani, siamo uno dei suoi lavori meglio riusciti;-)

Per sapere di più leggi


Ecco macchina del tempo che riprogramma le cellule

Per la prima volta in letteratura la riprogrammazione di cellule staminali e non staminali, è stata ottenuta grazie ad un’emissione radioelettrica.
staminali.jpg
Cellule adulte riportate indietro, allo stato simil-embrionale, grazie all’emissione a bassissima intensita’ di un campo radioelettrico.
In modo da consentire ai biologi di riprogrammarle e trasformarle.
Da un lembo di pelle, grazie a questa sorta di ‘macchina del tempo’, si puo’ ottenere tessuto del cuore.
E attivare cosi’ un meccanismo generale di riparazione per organi e tessuti danneggiati, una speranza per chi lotta contro le malattie degenerative, come Parkinson,Sclerosi multipla, Sla.
La scoperta del team di ricercatori guidati da Carlo Ventura, professore di Biologia molecolare all’universita’ di Bologna, e’ un’evoluzione, uno sviluppo del lavoro di Shinya Yamanaka, studioso giapponese recente Nobel per la Medicina, premio ottenuto proprio grazie alle ricerche sulla riprogrammazione delle cellule, una ‘pietra miliare’ per chi se ne occupa.
Diversamente da Yamanaka che per ‘parlare’ alle cellule sperimentava vettori virali, per la prima volta in letteratura la riprogrammazione di cellule, staminali e non, e’ stata ottenuta grazie ad un’emissione radioelettrica.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista americana Cell Transplantation: la tecnologia si chiama Reac (Radio Electric Asymettric Conveyer) ed e’ stata brevettata da una coppia di studiosi di Firenze, Salvatore Rinaldi e Vania Fontani.
Da alcuni anni gia’ utilizzata in ambito clinico.
Oltre al laboratorio di biologia molecolare e bioingegneria delle cellule staminali diretto da Ventura, con la collaborazione di Claudia Cavallini, al team hanno partecipato l’istituto Rinaldi Fontani di Firenze e il dipartimento di scienze biomediche dell’universita’ di Sassari.
Lo studio ha riguardato i fibroblasti, cellule tipiche e numerose del tessuto connettivo. La novita’ della scoperta sta nel fatto che si parla di “riprogrammazione cellulare diretta”, spiega Margherita Maioli, coordinatrice del gruppo dell’ateneo sardo.
“Invece di mandare una cellula adulta non staminale indietro nel tempo finche’ non diventa praticamente embrionale e poi da li’ partire per ottenere un differenziamento, si e’ riusciti a far prendere a questa cellula adulta una stradadiretta” come “se si partisse gia’ da una staminale embrionale”.

Le-cellule-del-futuro_h_partb
Nelle cellule del nostro corpo risiede un Potere nascosto

che vede l’invisibile e premedita l’eternità….

Sri Aurobindo

Quando Sri Aurobindo lasciò il corpo, la Madre proseguì il suo yoga integrale realizzando quello che lei chiamò “lo yoga delle cellule” e che la portò nell’arco di vent’anni, ad una definitiva trasformazione della coscienza del corpo. Testimone di questo lavoro, di questa avventura  che apre al resto dell’umanità il passaggio ad un nuovo modo di essere uomini, è stato Satprem che ha fedelmente  registrato nell’Agenda tutto ciò che la Madre giorno per giorno riferiva in relazione alle sue esperienze, alle sue difficoltà, alla sua divina Volontà e contemporanea sottomissione al Signore Supremo.
L’ aver accettato di intraprendere da sola lo Yoga dell’Avatar, fare lo sforzo di far discendere il Supermentale e di trasformare la Materia, in cosa consisteva precisamente ? La Madre parlava molto in quel periodo,  generalmente in pubblico, ma molto poco del suo tentativo personale. Le sue esperienze presenti, quelle in corso, erano riferite solo a Satprem, qualche volta riportate nelBullettin, ma raramente gli altri la interrogavano su di esse.
Fin dal gennaio 1951, in un testo precedentemente pubblicato nel Bullettin, Lei  evoca i differenti livelli della  trasformazione integrale, scopo dello yoga integrale come noi lo conosciamo: “Nella trasformazione integrale, la natura esteriore e la coscienza interiore sono contemporaneamente trasformati. Il carattere, le abitudini, ecc. sono completamente cambiati, come pure i pensieri e lo sguardo mentale sulle cose”. E poi commenta: “Sì, ma c’è qualcosa che rimane invariato se non ce ne occupiamo e non persistiamo nello sforzo. Che cosa? La coscienza corporea”.
CHE COS’È LA COSCIENZA CORPOREA?
La coscienza fisica nel suo insieme. Ma in questa coscienza fisica nel suo insieme c’è il mentale fisico – un mentale che è occupato da tutte le cose ordinarie e che risponde a tutto ciò che ci circonda. C’è anche la coscienza vitale, che è la coscienza delle sensazioni , degli impulsi, degli entusiasmi e dei desideri. Infine c’è la coscienza fisica stessa, la coscienza materiale, la coscienza del corpo, ed è quella che fino al presente non è mai stata interamente trasformata. La coscienza globale, dell’insieme del corpo, è stata trasformata; si può rifiutare la schiavitù del pensiero, delle abitudini  che abbiamo smesso di considerare inevitabili. Ciò può cambiare – questo è stato cambiato. Ma ciò che resta da cambiare è la coscienza delle cellule”.
Ciò che da peso a queste parole, è che datano meno di un mese dalla morte di Sri Aurobindo e di circa una quindicina di giorni dopo che la vita all’Ashram ridivenne attiva. Ciò che la Madre dice qui, è che, a quel momento, lo yoga integrale era stato realizzato totalmente, fatta eccezione per la parte più esteriore: la trasformazione della coscienza del corpo. Occorre anche sottolineare come la Madre cerchi una definizione verbale della parte che resta da trasformare. Dal paragrafo citato noi possiamo dedurre: coscienza fisica = coscienza materiale = coscienza delle cellule.
Il corpo è generalmente considerato come la parte materiale, esteriore della persona umana. Nell’occultismo e nella spiritualità tuttavia, si fa una distinzione tra il corpo nel suo insieme, i suoi organi e le cellule. Il corpo nel suo insieme ha una sua propria coscienza; la cosa è riconosciuta in pratica, forse anche in teoria, da tutti gli atleti, poiché è la base stessa del loro allenamento. Ogni organo d’altra parte ha una sua coscienza individuale; è la mancanza di equilibrio e di armonia tra la coscienza degli organi che causa la malattia, l’angoscia fisica e il deterioramento. E le cellule di cui gli organi, e dunque il corpo, sono composti, hanno ugualmente la loro coscienza, benchè essa sia ancora molto poco sviluppata e individualizzata.
Le cellule costituiscono la materia di cui il nostro corpo è fatto, ma esse contengono anche, evidentemente, un elemento vitale, poiché esse sono viventi, e ciò che si sa un po’ meno, un elemento mentale. Questa coscienza delle cellule del corpo è la coscienza più elementare nell’essere umano e dunque l’ultima tappa nella trasformazione del corpo. Siccome la materia è direttamente relegata all’Inconscio attraverso l’intermediario del Subconscio, la coscienza delle cellule è di gran lunga la più difficile da trasformare, da divinizzare. E’ molto probabilmente a causa di questa difficoltà, che in precedenza non si è mai provato a risolvere, che Sri Aurobindo dovette compiere l’atto yogico senza precedenti di discendere vivente nella morte.
Sri Aurobindo e la Madre avevano raggiunto il dominio del corpo e delle sue parti  parecchi anni prima. E’ una delle tappe elementari nella maggior parte dei cammini dello yoga, per non dire tutti, e una precondizione per qualsiasi progresso ulteriore. Ora, fino a quando il dominio delle cellule non sia stato realizzato, il dominio del corpo e dei suoi componenti può solo essere parziale. E’ per questo motivo, evidentemente, che anche i più grandi yogi si sono ammalati e sono morti – ed è la ragione per la quale tutti gli umani devono morire. Tuttavia non bisogna dimenticare che lo scopo dello yoga di Sri Aurobindo e della Madre era una divinizzazione della materia, il che implica che le cellule, e il corpo, e l’essere umano, saranno resi immortali – poiché essere divino significa essere immortale. Ciò suppone la trasformazione della Coscienza inferiore, oscura, elementare, delle cellule, nella Coscienza sopramentale, divina.
Sempre nella conversazione del 6 gennaio 1950 la Madre dice: “C’è una coscienza nelle cellule: è ciò che noi chiamiamo  – coscienza fisica –  ed essa è interamente relegata al corpo. Questa coscienza ha molte difficoltà a cambiare perché sta sotto l’influenza della suggestione collettiva che è assolutamente opposta alla trasformazione. Si deve quindi anche lottare contro questa suggestione collettiva – non solo contro la suggestione collettiva del presente, ma contro la suggestione collettiva che appartiene alla coscienza terrestre nel suo insieme, la coscienza umana terrestre che risale alla primissima formazione dell’essere umano. Questa suggestione deve essere superata prima che le cellule possano essere spontaneamente coscienti della Verità, dell’Eternità della materia”.
La Madre qui, formula il passaggio essenziale del compito che l’attende. Poiché ella intraprendeva qualcosa che non era mai stato provato prima e cercava il suo cammino attraverso una foresta vergine in cui doveva scoprire passaggi, varchi, mezzi e i metodi.
“Affinchè questa trasformazione riesca, tutti gli esseri umani – e pure tutti gli esseri viventi compreso il loro ambiente materiale – devono essere trasformati. Diversamente le cose resteranno come sono: un’esperienza individuale non può cambiare la vita terrestre. Questa è la differenza essenziale tra la vecchia idea della trasformazione – e cioè divenire coscienti dell’essere psichico e della vita interiore – e la trasformazione  come noi la concepiamo e ne parliamo. Non è solo un individuo o un gruppo di individui, e neanche tutti gli individui, ma la vita – la coscienza globale di questa vita più o meno sviluppata – che deve essere trasformata. Senza questa trasformazione noi continueremo ad avere la stessa miseria, le stesse calamità e le stesse atrocità nel mondo. Qualche individuo vi sfuggirà grazie al suo sviluppo psichico, ma la massa generale resterà nello stesso stato di miseria”.
Esiste un proverbio secondo il quale la coda di un cane non può essere radrizzata, vale a dire che il carattere di una persona, o la natura umana, non possono essere cambiati. Sri Aurobindo e la Madre erano di un altro avviso, diversamente la trasformazione non avrebbe avuto alcun senso.

Noi sappiamo per esperienza, continua la Madre nella stessa conversazione, che se discendiamo nel subcosciente, al di sotto della coscienza fisica (materiale), e ancora più in basso nell’Incosciente, noi possiamo trovare in noi stessi l’origine di tutti gli atavismi, di tutto ciò che viene dalla nostra prima educazione e dall’ambiente nel quale abbiamo vissuto. Tutto ciò da una specie di caratteristica speciale all’individuo e alla sua natura esteriore. Si crede generalmente che noi siamo nati così e resteremo così. Ma scendendo nel subcosciente e più in basso ancora nell’incosciente, si può risalire all’origine di questa formazione e disfare ciò che è stato fatto, cambiare i movimenti e le reazioni della natura ordinaria attraverso un’azione cosciente e deliberata e così trasformare realmente il proprio carattere”.
E ancora la Madre chiarì : “L’Incosciente non è individualizzato, e quando si discende nell’Incosciente in se stessi, è l’Incosciente della Materia. Non si può dire che ogni individuo ha un suo proprio Incosciente, poiché questo sarebbe già un inizio di individualizzazione. E quando si discende nell’Incosciente non può essere l’Incosciente universale, ma perlomeno l’Incosciente terrestre”.
Questa discesa nel Subcosciente….“Ciò è stato fatto” disse la Madre. E da chi? Da chi altri se non da Lei e Sri Aurobindo?
“All’inizio, è il subcosciente che deve divenire cosciente”, ha detto la Madre. “A dire il vero, la principale difficoltà della trasformazione  integrale sta nel fatto che le cose risalgono costantemente dal subcosciente”.
Il subcosciente è un appuntamento di orrori, è un inferno in cui si deve però combattere la maggior parte delle difficoltà.
Sempre nel 1951 la Madre cercò con parole semplici e cristalline di spiegare che cosa fosse lo stato  sopramentale di coscienza: “C’è uno stato di coscienza, che si può chiamare –gnostico-, dove si possono percepire contemporaneamente tutte le teorie, tutte le credenze, tutte le idee che gli uomini hanno espresso nella loro coscienza più alta – le nozioni più contraddittorie, come le teorie buddiste, vedantiche, cristiane, tuttte le teorie filosofiche, tutte le espressioni della mentalità umana quando questa è arrivata ad afferrare una briciola di verità – e in questo stato, non solamente voi mettete ogni cosa al suo posto, ma tutto vi sembrerà meravigliosamente vero e assolutamente indispensabile per poter comprendere qualunque cosa per qualunque altra. Non c’è contraddizione in questa condizione – è una totalità, e una totalità dove si ha la piena conoscenza di tutte le verità espresse (che non sono sufficienti a esprimere la Verità totale), dove si sa il posto rispettivo di ogni cosa, perché e come si forma l’universo. Solamente – mi premuro di dirvi – non è attraverso uno sforzo personale che si arriva a questa condizione; non è perché ci si sforza di ottenerla che la si ottiene. Si diventacosì, spontaneamente (nel corso dello yoga integrale). È, se volete, il coronamento di una sincerità mentale assoluta, quando voi non avete più delle assunzioni di parte, non più delle preferenze o degli attacamenti ad una idea, quando voi non provate neanche più a sapere la verità. Si è semplicemente aperti nella Luce; è tutto.”
E poi la Madre conclude: “Vi dico questo, stasera, perché ciò che è fatto, ciò che è stato realizzato per uno, può essere realizzato da un altro. È sufficiente che un corpo abbia potuto realizzare ciò, un corpo umano, per avere la certezza che ciò si può fare (attraverso altri corpi). Voi potete mettere questo molto lontano davanti a voi per ora, ma potete dire: sì, la via gnostica è certa, perché essa ha cominciato a realizzarsi”.
La parola chiave qui è sicuramente la parola “corpo”. Il solo corpo di cui la Madre ha potuto parlare era il suo. Due mesi e mezzo dopo che Sri Aurobindo lasciò il corpo, lei aveva realizzato la Coscienza Unitaria Sopramentale nel suo corpo – ciò che, alla luce di quanto detto precedentemente, non può significare che le cellule del suo corpo.
All’inizio del 1954, la Madre ebbe un’esperienza sorprendente che ella annunciò: “Da qualche giorno, mi sveglio al mattino con la sensazione bizzarra di entrare in un corpo che non è il mio: il mio corpo è forte e in buona salute, pieno di energia e di vita, flessibile e armonioso, mentre quest’altro non possiede alcuna di queste qualità; il suo contatto diventa doloroso; provo una grande difficoltà ad  adattarmici ed ho bisogno di un lungo momento per arrivare a superare questo malessere”.
Aveva già il sentimento di avere un altro corpo.
Nel 1954 proseguendo il suo yoga delle cellule la Madre  dice che se si vuole trasformare il corpo,“bisogna anzitutto renderlo perfettamente in armonia con la coscienza interiore. E perciò si tratta di un lavoro in ogni cellula, per così dire, in ogni piccola attività, in ogni movimento degli organi”. E prosegue: “ Abbiamo un certo numero di anni davanti a noi prima di poter parlare con conoscenza del modo in cui ciò va fatto (la trasformazione del corpo), ma tutto ciò che posso dirvi, è che questa è cominciata”.
Uno degli ostacoli più ostinati contro la trasformazione del corpo è il mentale, a tutti i livelli, ma soprattutto il mentale fisico che si insinua costantemente con il suo disfattismo, il suo scetticismo, la sua distruttività, le sue paure, la sua inerzia pessimista e fatalista. Ma quando si riesce a neutralizzare tutto ciò...
“Il corpo abbandonato a se stesso senza questa specie di azione costante del mentale su di esso si comporta così: fin dal primo momento in cui c’è qualcosa che disturba, immediatamente esso ha un’aspirazione, un appello, uno sforzo per avere l’aiuto, ed è molto potente. Se nulla interviene è molto potente. E’ come se le cellule stesse scaturissero in un’aspirazione, un appello. Ci sono, nel corpo, dei tesori inestimabili e sconosciuti. Dentro tutte le cellule c’è un’intensità di vita, di aspirazione, di volontà di progresso, di cui non ci si rende abitualmente conto”.
E più avanti: “Ogni parte dell’essere ha una sua propria aspirazione, che ha lo stesso carattere della parte che aspira. C’è pure un’aspirazione fisica; il corpo può, le cellule del corpo comprendono ciò che sarà la trasformazione e, con tutta la loro forza, con tutta la coscienza che esse contengono, aspirano a questa trasformazione. Le cellule stesse del corpo – non la volontà centrale, il pensiero o l’emozione – le cellule del corpo si aprono così per ricevere la forza.
Sempre nel 1954 la Madre pubblica sul Bullettin “Qualche esperienza della coscienza corporea e Nuove esperienze della coscienza del corpo”.Eccone alcuni estratti:
“E’ assolutamente certo che, sotto l’influenza della luce sopramentale, la trasformazione della coscienza corporea prenderà posto anzitutto; in seguito verrà un progresso nel dominio dei movimenti e nel funzionamento di tutti gli organi del corpo ; che questo dominio si trasformerà poco a poco in una specie di modificazione radicale del movimento e poi della costituzione stessa dell’organo. Tutto ciò è certo, benchè assai  impreciso nella percezione. Ma ciò che prenderà posto infine – quando i differenti organi saranno rimpiazzati da centri di concentrazione di forze, di qualità e di natura differenti, che agiranno ciascuno secondo un proprio speciale modo –  ciò è ancora una concezione che il corpo non comprende completamente bene, perché è ancora troppo lontano dalla realizzazione e attualmente il corpo non può veramente comprendere ciò che è sul punto di poter fare”.
“Il corpo sopramentale sarà asessuato, poiché i bisogni della procreazione animale non esisteranno più. La forma umana manterrà dunque solamente la sua bellezza simbolica, e fin da ora si può prevedere la sparizione di certe protuberanze sgraziate,  quali gli organi genitali dell’uomo e le ghiandole mammarie della donna”.
Riassumendo: dopo che Sri Aurobindo ebbe lasciato il corpo, la Madre intraprese immediatamente il lavoro dello Yoga Integrale nel  punto che Sri Aurobindo aveva raggiunto – molto più in avanti, in effetti, di quanto non si sia mai supposto. Questa continuazione immediata fu resa possibile dal trasferimento del Mentale di Luce nelle sue cellule. Ella applicò a questa sadhana di trasformazione fisica tutto il suo potere e tutta la sua concentrazione, anche se ciò che fece passò praticamente inosservato alla cerchia di persone che le stavano intorno. Non è esagerato dire, vista la difficoltà del compito, che Lei avanzò alla velocità della luce.
Verso la fine del 1954 Lei aveva gettato tutte le basi dello sviluppo futuro. Aveva intrapreso il lavoro nel subcosciente, orribile impresa se lo crediamo, senza la quale la Materia non poteva essere trasformata, poiché il subcosciente è il fondamento della Materia. Lei era diventata pienamente cosciente del  ruolo delle cellule nel corpo, delle loro potenzialità così come della loro resistenza, profondamente ancorata alla svolgersi dell’evoluzione umana e generale. La coscienza delle cellule doveva essere divinizzata. A questa trasformazione fisica  o yoga delle cellule, si applicano i principi fondamentali dello Yoga Integrale: aspirazione, dono di sé, sincerità, equanimità, che devono però realizzarsi nelle cellule, attraverso le cellule del corpo.
E la Madre aveva già avuto la sua prima esperienza di un nuovo corpo, poiché ci aveva parlato già di“un corpo che non è il mio”……
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Passiamo quindi all’intento con le disposizioni indirizzate alla nostra struttura cellulare:  avvalendosi in parte testualmente degli esempi forniti durante la canalizzazione di Kryon intitolata “It’s in the DNA”data ad Astana in Kazakistan il 14 maggio 2011

Cara benevola struttura cellulare, ti amo.
Siamo assieme in questa esperienza su questo meraviglioso pianeta.
Io so che posso cambiare le informazioni nel mio DNA.
Scelgo di riscriverle per essere in salute e per ringiovanire.
Quando riproduci le cellule nel mio corpo riproducile al loro stato puro e incontaminato, perfette e funzionanti così come sono state originariamente progettate e designate ad essere.
Queste sono le mie istruzioni per te: salute, ringiovanimento, lunga vita, equilibrio, benessere, felicità.
Fai tutto ciò che serve.
Ti sono immensamente grato. Ti amo.

FONTI:

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