martedì 25 marzo 2014

Insegnare ai nostri figli a comunicare


Un articolo di
I 5 sensi sono lo strumento che usiamo per formare i nostri schemi mentali e per interpretare la realtà. Il mondo oggettivo NON esiste: ognuno di noi vive il mondo che crea giorno per giorno ponendo l’attenzione su determinate esperienze e attribuendo i significati che riteniamo più opportuni. Insomma questa realtà ce la creiamo proprio noi con le nostre intuizioni e i nostri pensieri, registrando questi “dati” su determinati canali preferenziali e agendo conseguentemente. Interpretiamo il mondo con i canali VISIVO, UDITIVO e CINESTESICO, il più delle volte miscelando i 3 canali.



Individuando il sistema rappresentazionale corretto, se voglio trasmettere un messaggio e voglio aumentare la possibilità di essere ascoltato con attenzione e compreso, devo usare il sistema rappresentazionale del mio interlocutore. Con un po’ di pratica e attenzione è facile riconoscere le parole chiave che ci danno l’indicazione corretta se vede, immagina o sente, ascolta o martella, sussulta.

Insegna a CALIBRARE la comunicazione a tuo figlio giocando: insegnagli ad accorgersi e sperimentare tutti e 3 i sistemi rappresentazionali. Si troverà avvantaggiato nel comprendere meglio un più ampio numero di persone e a farsi capire meglio.

Ecco qualche idea di dialogo:


Che cosa ti fa provare questa esperienza?
Prova a disegnare questa melodia.
Che colore ha questo suono per te?
Pensa al tuo piatto preferito: è cremoso, profumato, ti piace vederlo?
Qual’e’ il tuo più bel ricordo della giornata che abbiamo passato insieme?
Perché?

Inventa tu e “calibra” su tuo figlio, su tua figlia le domande che creano il miglior “stato”, le domande che arrivano nel profondo della sua anima. Lo comprendi immediatamente: non c’è bisogno della PNL per questo …


Questo aspetto è fondamentale per la felicità dei nostri figli: nei momenti più belli attiveremo tutti e 5 i sensi e tutto sarà più bello, amplificato e completo.
Prova anche a mettervi insieme di fronte ad uno specchio a raccontarvi esperienze stupende, sensazioni piacevoli e scambiarvi complimenti. E’ un’ancora formidabile che rende più intenso il vostro rapporto.


Crescendo come genitore, allenati ad accorgerti della pluralità dei loro sentimenti e sarai più propenso a comprendere la comunicazione delle altre persone anche se è diversa dalla tua. Dando l’ESEMPIO con il tuo comportamento, sarai la guida per tuo figlio. Perché le parole si perdono col tempo, ma l’esempio rimane per sempre nella mente di chi lo percepisce. Rendi l’esempio congruente, con le tue parole (tono e volume), le tue azioni, il linguaggio del tuo corpo.

Rispetto ai giudizi invece, come comunichiamo con nostro figlio?


Se gli dico sempre bravo, lega la sua autostima al giudizio degli altri.
Se gli dico sempre bravo, può sedersi e abbassare i suoi standard.
Se gli dico sempre bravo, come reagirà quando si troverà di fronte a persone che lo criticano?


Prova a chiedergli : COME TI SENTI DOPO AVER FATTO QUESTO BEL DISEGNO? COME TI SENTI ORA CHE HAI MESSO A POSTO I TUOI GIOCHI? CHE EMOZIONE PROVI A GIOCARE CON ME ORA?

In questo modo nostro figlio penserà a qualcosa che trova dentro di sé e quindi la sua felicità non sarà più eccessivamente dipendente dal giudizio degli altri, ma sarà parte di lui, dentro il suo misterioso essere.
Acquistare una barca non ci fa diventare marinai, similmente nostro figlio che viene alla luce non ci fa diventare automaticamente genitori.
E’ un processo lento ed entusiasmante, e dobbiamo restare focalizzati sulla bellezza della creatura di cui abbiamo la responsabilità almeno per i primi 5 anni della sua vita, perché proprio in questo tempo si forma in modo importante il suo modo di pensare, agire e credere.
E’ più facile crescere una pianta armoniosa dall’inizio, piuttosto che correggerla quando il suo fusto ha preso una direzione che vogliamo cambiare.

Sono moltissimi i problemi di comunicazione che ricevo quando incontro genitori preoccupati di ragazzi dai 10 ai 18 anni. Difficile comunicare, comportamenti che non sono accettati, reazioni che non si comprendono. Viene alla luce spesso una mancanza di conoscenza profonda dei figli e difficoltà di “ricalcare” per guidare la comunicazione.
Sia Bandler che Don Bosco dicono la stessa cosa (pur con fini leggermente diversi…): Se volete che a vostro figlio piaccia fare quello che volete voi, fate con lui ciò che gli piace!

http://www.enciclopediadellapnl.com/art/insegnare-ai-nostri-figli-a-comunicare.php

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