martedì 14 luglio 2015

Rabindranath Tagore


L'uccello prigioniero nella gabbia

L'uccello prigioniero nella gabbia, 
l'uccello libero nella foresta: 
quando venne il tempo s'incontrarono, 
questo era il decreto del destino. 
L'uccello libero grida al compagno: 
« Amore mio, voliarno nel bosco! » 
L'uccello prigioniero gli sussurra: 
« Vieni, viviamo entrambi nella gabbia ». 
Dice l'uccello libero.- « Tra sbarre, 
dove c'è spazio per stendere l'ali? » 
Ahimé », grida l'uccello nella gabbia, 
Non so dove appollaiarmi nel cielo ». 

L'uccello libero grida: 
« Amore mio, canta le canzoni delle foreste ». 
L'uccello in gabbia dice: 
« Siedi al mio fianco, 
t'insegnerò il linguaggio dei sapienti ». 
L'uccello libero grida: « No, oh no! 
I canti non si possono insegnare ». 
L'uccello nella gabbia dice: « Ahimé, 
non conosco i canti delle foreste ». 

Il loro amore è intenso e struggente, 
ma non possono mai volare assieme. 
Attraverso le sbarre della gabbia 
si guardano e si guardano, ma è vano 
il loro desiderio di conoscersi. 
Scuotono ansiosamente le ali e cantano: 
« Vieni vicino a me, amore mio! ». 
L'uccello libero grida: 
« E' impossibile, temo le porte chiuse della gabbia ». 
L'uccello in gabbia sussurra.- « Ahimé, 
le mie ali sono morte e impotenti ».

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