lunedì 30 luglio 2012


le vie dello yoga
" ...senza esservi attaccato compi i tuoi doveri e il lavoro che deve essere fatto, senza posa; perché attraverso il compiersi dell'azione senza attaccamento, l'uomo raggiunge la perfezione". Baghavad Gita, III, 19


Il termine karma deriva dal verbo sanscrito kri, che significa fare: il karma yoga è detto infatti anche yoga della bella azione, o yoga del lavoro. Il principio essenziale del karma yoga è espresso in maniera sublime nella semplicità delle parole del poema indiano sopra riportate: di tutti gli esseri che vivono in natura, solo l'uomo lavora per ottenere una ricompensa, vuole trarre profitto o beneficio dalle proprie azioni. 

Agendo in questo modo, l'uomo diviene in realtà schiavo del proprio lavoro, perché quel lavoro è mosso da motivi egoistici. Osserviamo le persone che lavorano e noi stessi: nessuno ha mai un momento di riposo, il lavoro ci segue anche fuori dall'ufficio, a volte non ci abbandona neanche nel sonno. Il novanta per cento dell'umanità lavora come in schiavitù e ne risulta uno stato infelice.

Non c'è cosa più difficile al mondo che lavorare e non curarsi dei risultati, aiutare un uomo e non pensare di riscuoterne gratitudine; per questo un uomo che sa lavorare per cinque giorni - o anche per cinque minuti - senza un movente egoistico qualsiasi, senza badare al futuro, al paradiso o alla punizione, ha in sé la capacità di raggiungere elevati traguardi spirituali.

Per arrivare a questo ambizioso traguardo dobbiamo coltivare un atteggiamento di distacco. Se conserviamo un certo distacco, o meglio un non attaccamento verso il nostro lavoro e verso i suoi frutti esso non imporrà vincoli alla nostra anima. Questa è la vera libertà ed è il concetto centrale della Gita: lavorate incessantemente ma senza vincolarvi al vostro lavoro.

Come afferma Vivekananda: "Noi abbiamo diritto al lavoro, ma non ai suoi frutti. Lasciate stare i frutti. Perché preoccuparsene? Se desiderate aiutare qualcuno non pensate al suo contegno futuro. Se volete fare un'opera grande e buona, non curatevi del risultato".
Ogni pensiero di compenso impedisce il nostro progresso spirituale; anzi, alla fine porta sempre infelicità.

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