martedì 22 maggio 2012

In arrivo un terremoto distruttivo al Sud Italia. Era stato previsto quello al Nord.

di Mina Cappussi

Un Mondo di Italiani
Ma allora perché la popolazione non viene messa al corrente del pericolo? Non è un diritto dei cittadini decidere del Italia del Nord luogo del terremoto del 20 maggio 2012proprio futuro? La Commissione Grandi Rischi sapeva che ci sarebbe stato un terremoto nel Nord Italia già da marzo, su due studi uno era allarmante. Invece ben tre studi su tre indicano un terremoto distruttivo al Sud.........

C’è da preoccuparsi, e non poco, per gli effetti di un terremoto di forte intensità che interesserà il Sud Italia nei prossimi mesi. Lo assicura il direttore del Centro Enea di Bologna, Alessandro Martelli, in un’intervista Antonio Amorosi pubblicata suAffari Italiani. L’esperto spiega che il sisma che si è verificato nei giorni scorsi in Emilia era stato ampiamente previsto e nella riunione del 4 maggio scorso, solo quindici giorni prima dell’evento, si era discusso delle azioni da intraprendere per tutelare eventualmente la popolazione e ridurre al minimo i danni. Se ne era parlato, ma in realtà non era stato fatto nulla di tutto questo.
Gli esperti se ne erano stati zitti, senza avvisare nessuno, convinti,terremoto Emilia Romagna dall’alto della loro scienza, di poter decidere della vita o della morte delle persone. Perché magari qualcuna delle sette vittime avrebbe potuto scegliere di andarsene, di non voler mettere a repentaglio la propria vita e quella dei propri familiari. Avrebbe potuto decidere di fare un viaggio…..Sono solo ipotesi, per carità, ma è terribile sapere che altri erano a conoscenza di quello che sarebbe accaduto e nessuno si è p reso la briga di avvisarti.
“Il terremoto in Emilia – ha precisato Martelli – era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono utilizzati in diversi Paesi. In Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, Nord,Martelli Alessandro Direttore Enea Centro e Sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre.

In marzo, dunque, è stato diramato un allarme per la zona Nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a Nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile”.

E come mai nessuno lo sapeva? La domanda nasce spontanea.

“Si tratta di metodologie sperimentali. Gli allarmi non vengono divulgati ma comunicati a un gruppo di esperti nazionali. Nella Commissione Grandi Rischi si sapeva, ne abbiamo proprio parlato il 4 maggio. Se ne discusse anche perché questo tipo di analisi non sono accettate da tutti i sismologhi. Io posso solo dire che la Commissione Nazionale Grandi Rischi era informata dai primi di marzo. In Emilia potrebbero esserci ancora altre scosse, ma l’intensità non è certa. Potrebbe trattarsi di assestamenti, ma anche di una ulteriore scossa elevata. Certo non era possibile evacuare delle zone per mesi, ma io dico che gli allarmi devono servire a verificare le strutture strategiche, e organizzare la protezione civile, informare la popolazione su come si deve comportare.
Più del Nord adesso però mi preoccupa il Sud. Per il Nord c’erano stati due studi. Uno allarmava per un eventuale terremoto e l’altro no. Ed è arrivato il terremoto in Emilia.Per il Meridione, invece, esiste un allarme più grave in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. Tutti e tre danno l’allarme rosso. Quindi questo preoccupa oltretutto perché prefigura un eventuale terremoto molto violento.
Oltretutto non dobbiamo dimenticare che nel Sud Italia sono ubicati stabilimenti che utilizano e stoccano sostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità. Sono impianti chimici, ci sono stabilimenti che contengono serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoi di stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori…Il problema è che le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e, generalmente, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali criteri antisismici siano stati adottati. Poi c’è il rischio da maremoto, evento raro, ma non impossibile e che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste, e in aree sismiche come ad esempio a Milazzo o se penso ai serbatoi sferici situati a Priolo-Gargallo,sono alquanto pessimista e preoccupato. Manca In Italia una specifica normativa per la progettazione antisismica degli impianti chimici”.
Insomma, ritorna quanto mai attuale l’annosa questione sulla prevedibilità o meno dei terremoti. A sentire il direttore del Centro Enea di Bologna, Alessandro Martelli, la prevedibilità è una cosa seria, sebbene manchino ancora dati e studi specifici che consentano di rilevare esattamente il momento e l’ubicazione di un terremoto. Però un’informazione alla popolazione si potrebbe fare, non allarmismo, ma indicazioni e precauzioni su come comportarsi dovrebbero essere divulgate in tute le aree oggetto di studio. Magari se in Molise avessero saputo che era in arrivo un terremoto non avrebbero inaugurato a cuor leggero la sopraelevazione in cemento armato di una scuola in laterizio. Se l’avessero saputo in Abruzzo probabilmente molti studenti universitari si sarebbero presi un periodo di ferie, anche un anno sabatico, magari. Meglio ancora. Le istituzioni preposte avrebbero presoin più seria considerazione le proteste degli studenti circa le crepe e le lesioni presenti nella Casa dello Studente, quella che è crollata per prima uccidendo tanti giovani. Chissà se le mamme e i papà degli studenti uccisi avrebbero voluto sapere quello che stava succedendo, chissà, forse avrebbero preferito un anno di corso in più e poter, ancora oggi, riabbracciare il proprio figlio. Forse i genitori di Elvio Romano, un esempio per tutti, avrebbero premuto per la verifica sismica della casa in cui dimorava il loro ragazzo, forti dell’esperienza delle mamme di Bojano, grazie alle quali, e solo grazie al loro coraggio, tutte le scuole di Bojano sono state chiuse prima che si potesse verificare un terremoto come quello di San Giuliano di Puglia. Sono tutte ipotesi, d’accordo, ma chi può arrogarsi il diritto di decidere sulle nostre teste e di fare delle scelte al posto nostro?
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