venerdì 29 giugno 2012


Kali Yuga. L'Era della discordia e dell'ipocrisia   giugno 2010

Kali Yuga. L'Era della discordia e dell'ipocrisia
L'epoca in cui viviamo è complessa, difficile e per molti aspetti addirittura oscura: siamo infatti in Kali yuga, l'era della discordia e dell'ipocrisia.

Gli antichi testi vedici parlano di questo periodo storico come di un'epoca di decadenza e grandi conflitti, mentre i saggi già molte migliaia di anni fa prevedevano che nel corso di questo yuga il genere umano avrebbe creato serie complicazioni per sé e per il pianeta Terra.
In accordo all'antica cultura vedica, il tempo è scandito da una ripetizione ciclica di ere, detta Maha yuga, o Grande Era, che comprende quattro periodi distinti, detti yuga.

Il Satya yuga, o Era dell'Oro, ha una durata di 1.728.000 anni ed è la prima delle quattro epoche. In questa era, la virtù, sattva, è l’influenza dominante. Gli uomini sono spontaneamente coscienti della propria natura spirituale e coltivano la realizzazione del sé attraverso lo yoga della meditazione, metodo che risulta attuabile con successo vista la lunghissima durata media della vita di cui godono i suoi abitanti. Solo spiritualisti abitano il pianeta in questa era.

Il Treta yuga, la cui durata è di 1.296.000 anni, è detto Era d'Argento e si registra un leggero decadimento dei valori ma la realizzazione spirituale rimane sempre lo scopo principale nella società umana. Vengono compiuti opulenti sacrifici rituali per favorire l’elevazione di tutti gli esseri viventi e spiritualisti e materialisti, anche se separati geoculturalmente, risiedono sullo stesso pianeta.

Il Dvapara yuga, della durata di 864.000 anni, è l’Era del Bronzo: i valori subiscono un’ulteriore flessione, senza però scendere sotto livelli di eccellenza. La realizzazione spirituale si ottiene attraverso l’adorazione delle Divinità e spiritualisti e materialisti prendono nascita anche all’interno della stessa famiglia.

Infine viene il Kali yuga, la cui durata è di 432.000 anni. E’ l'epoca in cui viviamo oggi, l'Era del Ferro, iniziata circa cinquemila anni fa. In questo tempo il degrado è rapido e continuo, come enormemente ridotta è la durata della vita in confronto alle ere precedenti. Materialista e spiritualista convivono nello stesso individuo, costringendolo ad una lotta interiore senza fine.

Nelle ere che hanno preceduto il Kali yuga la realizzazione spirituale era possibile solo grazie alla pratica di severe austerità, commisurate alla straordinaria intelligenza e prestanza fisica degli individui che vivevano a quei tempi.

Le storie puraniche raccontano di yogi che in Satya yuga rimanevano in meditazione per decine di migliaia di anni, di sacerdoti che in Treta yuga compivano complicatissimi sacrifici rituali, nei quali non era consentito sbagliare neppure un accento nella pronuncia dei mantra prescritti, pena il fallimento della cerimonia stessa.

I brahmana dello Dvapara yuga adoravano le Divinità con uno sfarzo inimmaginabile ai giorni nostri. I metodi di realizzazione spirituale prescritti per le ere precedenti sono impossibili da seguire in Kali yuga e i testi sacri ne sconsigliano la pratica.

L'uomo di Kali yuga è generalmente poco attratto dalla realizzazione spirituale e preferisce indulgere in attività materiali. Identifica il proprio sé con il corpo, è molto concentrato sull'aspetto fisico e considera  il godimento sensoriale come il fine ultimo della propria vita.

Apparire è più importante che essere e uomini e donne non hanno conoscenza del proprio vero sé e si struggono nel tentativo di contrastare l'invecchiamento, considerato un male da nascondere. Pur di esibire un aspetto giovanile, felice e vincente secondo i canoni attuali, oggi è pratica normale ricorrere ad iniezioni di silicone, tagli e cuciture per sagomare il corpo nella vana speranza di frenarne l’inevitabile decadimento ed ottenere un'anelata quanto impossibile felicità materiale.

Il consumismo crea ed alimenta questi modi di pensare, costringendo la gente a rincorrere futilmente sempre nuove presunte esigenze.

In nome del progresso e della libertà il meccanismo consumistico invita a liberarsi dalle zavorre del pensiero moralista e valori quali l’onestà, la veridicità, la compassione, il rispetto o la tolleranza diventano ostacoli per chi desidera raggiungere facilmente notorietà, visibilità e ricchezza.

Ma sei o sette miliardi di esseri umani egocentrici finiscono per rendersi vicendevolmente la vita complicata e si ritrovano collettivamente in una situazione di sofferenza fisica, disagio psichico ed incertezza sociale a vari livelli.

La domanda da porsi è se la civiltà stia veramente progredendo oppure sta avvenendo l'esatto contrario?

La società vedica tradizionale era principalmente composta da piccoli nuclei di una ventina di famiglie che vivevano in modo semplice a contatto con la natura. Tutti coltivavano pensieri elevati sotto la guida di un maestro spirituale autentico che si preoccupava di assistere la società nella ricerca dell'equilibrio psichico, fisico e spirituale.

Il sistema sociale del varnasrama dharma garantiva armonia e protezione sociale e spirituale a tutti gli esseri viventi.

Nella società vedica essere era molto più importante che apparire e gli stessi regnanti vivevano in modo sobrio e distaccato le agiatezze che la loro posizione garantiva. L'opposto succede oggi!

Nei testi puranici troviamo storie di grandi personaggi che sacrificavano le proprie esigenze personali per il genuino benessere del popolo su cui regnavano.

Negli stessi testi apprendiamo come in età avanzata i grandi re ed gli imperatori preferissero ritirarsi nella foresta in totale povertà per meditare e praticare la spiritualità piuttosto che rimanere pateticamente aggrappati alla loro posizione privilegiata.

Chanakya Pandit, famoso politico vissuto in India circa 2300 anni fa, in un periodo in cui la civiltà vedica era ancora ben radicata, utilizzò la sua sottile ed efficiente diplomazia per permettere l'espansione di uno dei regni più importanti della storia indiana recente, quello di Chandragupta Maurya, della dinastia Gupta.

Chanakya Pandit di giorno vestiva abiti eleganti e raffinati, adeguati al ruolo che rivestiva ed usufruiva di tutti i privilegi offerti dalla sua posizione, ma non appena adempiuti i suoi doveri ufficiali egli si ritirava in una umile capanna dove studiava, pregava e scriveva testi per il beneficio sociale e spirituale della società. Ancora oggi i suoi scritti sono apprezzati e seguiti nel mondo intero.

I regnanti rappresentavano coerentemente una società che metteva davanti ad ogni cosa la realizzazione spirituale e non la ricerca della felicità materiale, per sua natura effimera e imprevedibile. Il popolo seguiva volentieri questi modelli illuminati, dal carattere esemplare, dando vita ad una civiltà armoniosa, feconda e felice, rimpianta da tutti quelli che oggi la studiano.

Cercare di ripristinare situazioni passate è tuttavia pura utopia, senza possibilità di reale successo.

L'obiettivo è piuttosto quello di risvegliare l'identità spirituale assopita in ogni individuo, di aiutare la gente a discernere la realtà spirituale dall'illusione materiale, ciò che è eterno dal temporaneo.

Queste sono le conoscenze indispensabili per ottenere equilibrio e serenità interiori e realizzare permanentemente la pace sociale.

Kali yuga ha generalmente un decorso degenerativo inarrestabile ma tuttavia il particolare Kali yuga in cui ci troviamo a vivere oggi possiede l'insolita benedizione di un sottoperiodo di attenuazione della negatività.

Se ci guardiamo intorno scopriremo come parallelamente al pensiero materialista comune se ne stia diffondendo uno di altra natura, in cui converge un numero sempre maggiore di individui alla ricerca di una alternativa positiva. Alimentazione naturale, modelli di vita meno stereotipati, dialogo e migliori relazioni con il prossimo, lettura di testi più profondi sono alcune delle attività che accomunano questa persone.

Un popolo “alternativo”, sostanzialmente poco interessato a mettere al primo ed unico posto della propria vita la carriera, il denaro o il sesso, che desidera riscoprire un modo di vita più semplice, che soprattutto ha il coraggio di guardarsi dentro.

Sri Caitanya Mahaprabhu
Il sottoperiodo dell'Oro che durerà complessivamente 10.000 anni, è iniziato 511 anni fa con la nascita di Sri Caitanya Mahaprabhu (1486-1544) in Bengala, India.

Sri Caitanya Mahaprabhu è universalmente riconosciuto come mistico e santo ed è figura Divina per chi segue la tradizione vaisnava.

Interessante notare che, quasi fosse una strategia ben precisa, contemporaneamente alla Sua venuta, sia in Occidente che in Oriente grandi personaggi storici hanno partecipato al rinascimento della società umana.

Sri Caitanya Mahaprabhu non ha solo lasciato insegnamenti d’inestimabile valore religioso, culturale ed etico, conservati negli scritti dei suoi discepoli diretti, ma ha anche lottato contro il sistema delle caste distribuendo la coscienza di Krishna (Dio) senza alcuna discriminazione ed avviando un movimento culturale e spirituale destinato ad unire le genti di tutto il mondo.

Sri Caitanya Mahaprabhu ha diffuso il canto e la recitazione del mantra

 

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

 

che viene considerato dai saggi di ogni epoca e dalle antiche scritture l'unico metodo  efficace per contrastare le influenze di Kali yuga, risvegliando efficacemente la coscienza spirituale in quest'era buia.

Sempre più religiosi e ricercatori adottano il mantra Hare Krishna nelle loro pratiche quotidiane, a prescindere da credo e orientamento filosofico.

Il mantra Hare Krishna si situa infatti di là di ogni categorizzazione materiale e la sua recitazione porta beneficio a chiunque, senza richiedere di abbracciare un'altra fede.

Dopo l'avvento di Sri Caitanya Mahaprabhu molti sono i maestri che si sono adoperati per portare al mondo intero il messaggio vedico e il mantra Hare Krishna. Tra loro, Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore del movimento Vaisnava conosciuto popolarmente come Hare Krishna, ha diffuso questo messaggio in Occidente in maniera pura ed originale, come mai era stato fatto prima. Con lui la cultura vedica esce dall'area accademica e trova applicazione pratica. Fu anche grazie agli insegnamenti di Bhaktivedanta Swami Prabhupada che il disordinato rifiuto di una società materialista basata sul consumismo vagheggiato dagli hippies a cavallo degli anni 60/70, per molti ha preso forma evolvendosi in una realtà positiva e spirituale.

 

Il vero anticonformista di oggi difficilmente consuma alcolici, fuma o esibisce atteggiamenti troppo eccentrici. L'alternativa si manifesta interiormente e questo tipo di anticonformista possiede la chiave che apre le porte del mistico e ineffabile mondo della conoscenza spirituale, a cui volendo si può accedere nonostante tutto intorno imperi il Kali yuga, la temibile Era del Ferro.

 

Parabhakti das

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