venerdì 30 novembre 2012


 LA SUPERMENTE

Il Giornale OnlineDal Dictionary of Sri Aurobindo’s Yoga
da ANIMA COSMICA

Tutti coloro che tentano di superare la natura ordinaria, tutti quelli che tentano di realizzare materialmente la più intime esperienza che li ha messi in relazione con la Verità Divina, tutte queste persone, invece di rivolgere il loro sguardo verso l’aldilà o ai Piani Superiori, se provano a realizzare fisicamente ed esternamente il cambiamento di coscienza che hanno realizzato in se stessi, sono apprendisti superuomini.

L’uomo è un essere di transizione, non definitivo, perchè in lui ed al di sopra di lui inizia il radioso cammino ascendente che conduce alla “superumanità ” divina. La transizione dall’uomo al superuomo è la prossima realizzazione dell’evoluzione terrestre. In ciò consiste il nostro destino e la chiave per liberare la nostra esistenza umana, protesa verso il Divino, ma limitata e travagliata, destino inevitabile perchè è l’intenzione dello spirito e la logica conseguenza del processo naturale.

Sri Aurobindo

Sri Aurobindo è venuto sulla terra per annunciare la manifestazione del mondo supermentale e non solamente lo ha annunciato ma ha in parte incarnato la stessa forza e mostrato con esempi quello che si deve fare per prepararsi a manifestarla. La cosa migliore che possiamo fare è studiare tutto quello che Egli ci ha detto e cercare di seguire il suo esempio per prepararci alla nuova manifestazione.

La Madre

da: THE HOUR OF GOD

L’apparizione nel mondo materiale ed animale della possibilità umana, fu la prima scintilla di una Luce divina futura, la prima lontanissima promessa di una divinità che doveva nascere dalla Materia. L’apparizione del Superuomo nel mondo umano sarà il compimento di questa divina promessa. Fuori dalla coscienza materiale, in cui la nostra mente lavora come uno schiavo incatenato, s’alza il disco di un segreto sole di Potere, Gioia e Conoscenza.

La Supermente sarà la forma compiuta di quel radioso fulgore.
La Superumanità non è l’uomo salito al proprio apice naturale, non un grado superiore di grandezza, conoscenza, potere, intelligenza, volontà, carattere, genio, forza dinamica, santità, amore, purezza o perfezioni umane. La Supermente è qualcosa che si troverà oltre l’uomo mentale e i suoi limiti; è una coscienza più grande della più grande coscienza propria alla natura umana.

La Verità non può essere raggiunta dal pensiero della Mente ma solo con un’ identità e una visione silenziosa. La Verità vive nella calma Luce senza parole degli spazi eterni; essa non interviene nel rumore e nelle chiacchiere delle discussioni logiche.

Il pensiero nella mente può al massimo essere il brillante e trasparente rivestimento della Verità; non è nemmeno il suo corpo. Guardate attraverso il rivestimento, non ad esso, e potrete intravedere forse qualcosa della sua forma. Può esserci un corpo di pensiero di Verità, ma sono il Pensiero e la Parola supermentali spontanee che balzano completamente formate fuori dalla Luce, senza nessuna difficile contraffazione e mescolanza mentali. Il Pensiero supermentale non è un mezzo per giungere alla Verità, ma un modo per esprimerla; poiché la Verità nella Supermente è trovata in sé e autoesistente. È una freccia scagliata dalla Luce, non un ponte per raggiungerla.

Abbandonate interiormente il pensiero e la parola, siate immoti dentro, guardate in alto nella luce e esteriormente nella vasta coscienza cosmica che vi circonda. Siate sempre di più un tutt’uno con lo splendore e la vastità. Allora la Verità si rivelerà a voi dall’alto e penetrerà in voi da tutt’intorno.

La mente è meno intensa nella sua purezza come nel suo silenzio; poiché in una mente impura il silenzio sarà rapidamente colmato da luci ingannatrici e false voci, eco o sublimazione delle proprie vane presunzioni ed opinioni, o risposta ai propri orgogli, vanità, ambizioni, brame, avidità e desideri segreti. I Titani e i Demoni le parleranno molto più facilmente che le Voci divine.

Il silenzio è indispensabile, ma anch’esso ha bisogno di vastità. Se la mente non è silenziosa, non può ricevere le luci e le voci della Verità superiore o, ricevendole, mescola ad esse le proprie tremolanti voci e il proprio cieco e presuntuoso balbettio. Attiva, arrogante, rumorosa, deforma e sfigura ciò che riceve. Se non è ampia, non può dare accoglimento al potere effettivo e alla forza creatrice della Verità. 

 Può esserci qualche luce, ma viene ridotta, limitata e resa sterile: la Forza che scende viene confinata ed ostacolata e si ritira nuovamente, da questo estraneo piano ribelle, sulle proprie vaste altezze. Od anche, se qualcosa scende e rimane, è come una perla nascosta nel fango; poiché nessun cambiamento può avvenire nella natura, oppure può nascere solo una sottile intensità che a malapena alza lo sguardo alle vette, ma che conserva ben poco dell’origine, diffondendo ancor meno sul mondo circostante.

L’uomo è un essere mentale la cui coscienza mentale agisce qui involuta, oscura e sminuita in un cervello fisico. Persino nell’uomo più evoluto essa è ostacolata nelle sue luminose possibilità di forza e libertà supreme da questa dipendenza, tagliata fuori persino dai propri poteri divini, impotente a cambiare la nostra vita oltre certi ristretti e precari limiti; è una forza imprigionata e frenata, più spesso non è nient’altro che un servitore o non può che offrire ciò di cui la vita e il corpo hanno bisogno o provvedere alle loro distrazioni. Il divino Superuomo sarà uno spirito gnostico.

La Supermente in lui si approprierà degli strumenti mentali e fisici, e, restandovi sopra e penetrando le nostre partì inferiori già manifestate, trasformerà la mente, la vita e il corpo.
La mente è la forza più alta nell’uomo. Ma in lui la mente è un potere ignorante, oscurato e in lotta. 

E persino quando è più luminosa rende questa luminosità solo come una sottile luce pallida e riflessa. Una Supermente libera, sovrana, che esprima gli splendori divini, sarà lo strumento centrale del Superuomo. Il suo moto non intralciato di conoscenza esistente in sé, di potere spontaneo e di felicità incontaminata, imprimerà sull’esistenza terrestre l’armonia della vita degli dèi.

L’uomo in sé è poco più di un’ambiziosa nullità. È una piccolezza che raggiunge un’ampiezza e una grandezza che si trovano oltre di lui, un nano innamorato delle altezze. La sua mente è un oscuro raggio negli splendori della Mente universale. La sua vita è un istante che lotta, esulta, soffre, un avido piccolo momento agitato dalla passione e colpito dalla sofferenza, o che desidera in modo cieco e muto la Vita universale. Il suo corpo è un effimero granello che si affatica e pena nell’universo materiale.

Non può essere questa la fine della misteriosa spinta della Natura verso l’alto. C’è qualcosa di là, qualcosa che l’umanità dovrà essere, e che ora viene visto solo a sprazzi intermittenti attraverso le fenditure nel grande muro di limitazioni che rifiutano la sua possibilità ed esistenza. 
Da qualche parte dentro di lui c’è un’anima immortale che lascia trasparire qualche scintilla della sua presenza, sopra c’è uno spirito eterno che lo adombra e sostiene la continuità d’anima della sua natura.

 Ma la dura cappa che costituisce la struttura della sua personalità ostacola la discesa di questo spirito più grande, e quella luminosa anima interiore è avvolta, soffocata, oppressa negli spessi rivestimenti esteriori. L’anima è raramente attiva eccetto in pochi individui, nella maggior parte è appena percettibile. Più che essere parte della sua realtà esterna e visibile, l’anima e lo spirito nell’uomo sembrano invece esistere sopra e dietro la sua natura.

Sono, allo stato subliminale nel suo essere interiore, o allo stato ultracosciente sopra di lui in qualche condizione ancora non raggiungibile, più possibilità che cose presenti e realizzate nella sua coscienza esteriore. Lo spirito non è tanto già nato nella Materia, quanto sul punto di nascere.

Questo essere imperfetto, con la propria coscienza ostacolata, confusa, male ordinata e il più delle volte inefficace, non può essere ne il compimento ne l’ultimo slancio della Natura verso le altezze. Qualcosa di più deve ancora scendere dall’alto, che appare solo in frammenti spezzati attraverso improvvise fenditure nel muro gigantesco delle nostre limitazioni. 

Oppure, resta qualcosa che, dal basso, deve ancora evolvere, qualcosa che dorme sotto il velo della coscienza mentale dell’uomo o che, semivisibile, s’alza a lampi – allo stesso modo in cui in passato la vita dormiva nella pietra o nel metallo, la mente nella pianta e la ragione nella caverna della memoria animale, sottogiacente all’apparato imperfetto delle proprie emozioni, del meccanismo dei suoi sensi e del suo istinto. 

C’è in noi qualcosa che non è ancora espresso, che deve essere liberato da un’illuminazione che sopraggiunga dall’alto. Nelle nostre profondità è tenuta prigioniera una divinità, una nel suo essere con una divinità più grande pronta a scendere dalle vette sovrumane. In questa discesa, e in questa unione risvegliata, riposa il segreto del nostro avvenire.

La grandezza dell’uomo non è tanto in ciò che egli è ma in ciò che egli rende possibile. La sua gloria è essere il luogo chiuso e il laboratorio segreto di una fatica vivente in cui un divino Artigiano prepara la superumanità. Ma egli viene ammesso anche ad una più grande grandezza e per questo, contrariamente alla creazione inferiore, gli è stato permesso di divenire parzialmente l’artigiano di questo cambiamento divino; il suo assentimento consapevole, la consacrazione della sua volontà e della sua partecipazione sono necessarie perché la gloria che lo sostituirà possa scendere nel suo corpo. La sua aspirazione è l’invocazione della terra al creatore supermentale.

Se la terra chiama e il Supremo risponde, anche adesso può essere l’ora per quell’immensa e gloriosa trasformazione. Ma quale dev’essere per la Coscienza della terra che incarniamo la conquista da fare con questa ascesa senza precedenti dalla mente alla Supermente e quale il riscatto del cambiamento supermentale? Per quale scopo dovrebbe l’uomo abbandonare i suoi sicuri limiti umani per questa rischiosa avventura?

 Innanzi tutto vediamo che cosa fu guadagnato quando la Natura passò dall’incoscienza o dall’inerzia brute di ciò che sembra Materia inanimata al risveglio vibrante della sensibilità nell’ambito delle piante. Fu conquistata la Vita; le acquisizioni furono i primi inizi di un verme brancolante e chiuso su sé stesso, il quale raggiunse una coscienza che si tende ignara per crescere verso la vibrazione dei sensi, per prepararsi ai desideri vitali, ad una gioia e ad una bellezza viventi. 

La pianta conseguì una prima forma di vita ma non poté possederla; in quanto quella prima coscienza organizzata di vita possedeva certo sensazioni e ricerche ma in modo cieco, muto, sordo, impigliato al suolo, ed era rinchiusa nei suoi nervi e nei suoi tessuti; non poteva liberarsene, non poteva andare dietro il proprio sé nervoso come fa la mente vitale dell’animale; ancor meno poteva osservarsi dall’alto per conoscere, cogliere e controllare i propri impulsi, come fa la mente che osserva e pensa nell’uomo. 

Questa fu una conquista imprigionata, poiché c’era ancora una grossolana oppressione da parte della prima Incoscienza, che aveva ricoperto tutti i segni dello Spirito con il fenomeno bruto della Materia e dell’Energia nella Materia. In nessuna maniera la Natura avrebbe potuto fermarsi qui, poiché in sé conteneva molto ancora occulto, potenziale, inespresso, non organizzato, latente; l’evoluzione doveva per forza andare più lontano. L’anima doveva sostituire la pianta alla testa e sulla vetta della Natura.

Che cosa quindi fu acquisito quando la Natura passò dall’oscurità del regno vegetale al risveglio dei sensi, dei desideri, delle emozioni risvegliate e alla libera mobilità della vita animale? La conquista fu la liberazione dei sensi, delle sensazioni, del desiderio, del coraggio, dell’abilità, mettendo alla sua portata gli oggetti del desiderio, della passione, dell’azione e della brama, della battaglia e della conquista, del richiamo sessuale, del gioco e del piacere, e di tutta la gioia e la pena della creatura vivente e cosciente. Non solo la vita del corpo che l’animale ha in comune con la pianta, ma una vita mentale che comparve per la prima volta nella storia della terra, crescendo da una forma a una forma più organizzata, finché raggiunse al meglio il limite della propria formula.

L’animale raggiunse una prima forma mentale, ma non poté possederla, poiché questa prima coscienza mentale era asservita a un ristretto campo d’azione, al pieno funzionamento del corpo, del cervello e dei nervi fisici, costretta a servire la vita fisica e i suoi desideri, i bisogni e le passioni, limitata a incalzanti impieghi dello stimolo vitale, ai desideri, alla sensazione e all’azione vitali, incatenata ai propri mezzi inferiori, allo spontaneo combinarsi in associazione di memoria ed istinto. Non poteva allontanarsene, non poteva andare dietro queste cose come fa l’intelligenza dell’uomo per osservarle; ancor meno poteva guardarle dall’alto come fa la ragione e la volontà umane per controllare, ampliare, riordinare, superare e sublimare.

Ad ogni passo cruciale dell’ascesa della Natura, c’è una rovesciamento di coscienza nello spirito in evoluzione. Allo stesso modo in cui uno scalatore, da una vetta raggiunta a fatica, si volge al basso e guarda con un potere di visione magnifìcato e più ampio tutto ciò che prima si trovava sopra o sullo stesso piano, ma che ha ora ai suoi piedi, l’essere evolutivo non solo trascende il proprio sé passato, la sua precedente condizione ora superata, ma domina da un livello più elevato di esperienza e di visione di sé, con una nuova sensazione percettiva, o una nuova visione comprensiva e un potere di attuazione in un sistema maggiore di valori, domina tutto ciò che fu un tempo la propria coscienza, ma che ora si trova sotto di lui ed appartiene ad una creazione inferiore. Un tale capovolgimento è il segno di una vittoria decisiva e il sigillo di un progresso radicale nella Natura.

La nuova coscienza raggiunta nell’evoluzione spirituale è sempre superiore in grado e in potere, sempre più ampia e comprensiva, più ampia in visione e sensazione, più ricca e bella nelle facoltà, più complessa, organica e dominante della coscienza che era prima nostra, ma che abbiamo ora lasciato dietro di noi. Esistono una più grande vastità, un più grande spazio, altezze precedentemente invalicabili, profondità e intimità inaspettate. 

Esiste una risplendente espansione che è il segno stesso della mano del Supremo sulla propria opera. Possiamo notare che ogni grande passo radicale in avanti che la Natura ha già fatto, è stato infinitamente più grande nel suo cambiamento, in modo incalcolabile più vasto nelle sue conseguenze, del suo debole predecessore. 

Avviene una miracolosa apertura ed una sempre più ricca e più ampia espressione, la creazione attraversa una nuova illuminazione e i suoi significati vengono innalzati. Nel mondo in cui viviamo su uno stesso livello o piano non esiste alcuna uguaglianza, ma una gerarchia di ripide superiorità sempre crescenti che spingono i loro pendii montani verso il Supremo.

Siccome l’uomo è un essere mentale, naturalmente immagina che la mente sia nell’universo il grande capo, l’attore e il creatore o l’agente insostituibile. Ma è un errore; anche per la conoscenza la mente non è il solo o più grande strumento possibile, l’unico aspirante o scopritore. La mente è un maldestro episodio fra la vasta e precisa azione subcosciente della Natura e la più vasta e infallibile azione supercosciente della Divinità.

Non c’è nulla che la mente faccia che non possa essere fatto meglio nella sua immobilità e nella calma libera da ogni pensiero.

Quando la mente è calma, la Verità ha una possibilità di essere sentita nella purezza del silenzio.

La Verità non può essere raggiunta dal pensiero della Mente ma solo con un’ identità e una visione silenziosa. La Verità vive nella calma Luce senza parole degli spazi eterni; essa non interviene nel rumore e nelle chiacchiere delle discussioni logiche.

Il pensiero nella mente può al massimo essere il brillante e trasparente rivestimento della Verità; non è nemmeno il suo corpo. Guardate attraverso il rivestimento, non ad esso, e potrete intravedere forse qualcosa della sua forma. Può esserci un corpo di pensiero di Verità, ma sono il Pensiero e la Parola supermentali spontanee che balzano completamente formate fuori dalla Luce, senza nessuna difficile contraffazione e mescolanza mentali.

Il Pensiero supermentale non è un mezzo per giungere alla Verità, ma un modo per esprimerla; poiché la Verità nella Supermente è scoperta in sé e autoesistente. È una freccia scagliata dalla Luce, non un ponte per raggiungerla.
Smettete interiormente con il pensiero e la parola, siate immoti dentro, guardate in alto nella luce e esteriormente nella vasta coscienza cosmica che vi circonda. Siate sempre più un tutt’uno con lo splendore e la vastità. Allora la Verità si rivelerà a voi dall’alto e penetrerà in voi da tutt’intorno.

Solo, la mente è meno intensa nella sua purezza come nel suo silenzio; poiché in una mente impura il silenzio sarà rapidamente colmato da luci ingannatrici e false voci, eco o sublimazione delle proprie vane presunzioni ed opinioni, o risposta ai propri orgogli, vanità, ambizioni, brame, avidità e desideri segreti. I Titani e i Demoni le parleranno molto più facilmente che le Voci divine.

Il silenzio è indispensabile, ma anch’esso ha bisogno di vastità. Se la mente non è silenziosa, non può ricevere le luci e le voci della Verità superiore o, ricevendole, mescola ad esse le proprie tremolanti voci e il proprio cieco e presuntuoso balbettio. Attiva, arrogante, rumorosa, deforma e sfigura ciò che riceve. Se non è ampia, non può dare albergo al potere effettivo e alla forza creatrice della Verità. 

Può esserci qualche luce, ma viene ridotta, limitata e resa sterile: la Forza che scende confinata ed ostacolata si ritira nuovamente, da questo estraneo piano ribelle, sulle proprie vaste altezze. Od anche, se qualcosa scende e rimane, è come una perla nascosta nel fango; poiché non può avvenire nessun cambiamento nella natura, oppure può nascere solo una sottile intensità che a malapena alza lo sguardo alle vette, ma che conserva ben poco dell’origine e diffonde ancor meno sul sul mondo circostante.

Supplemento a domani n. 59 del 15 febbraio 1981

In che cosa consiste l’esistenza superiore o suprema verso la quale tende la nostra evoluzione? Per rispondere a questa domanda, occorre studiare certe categorie di supreme esperienze ed inusate concezioni di cui è assai difficile parlare con esattezza in una lingua diversa dall’antico sanscrito che è stato il solo a trattarne sistematicamente in una certa misura. Nella lingua inglese, i termini che più vi si avvicinano hanno altre associazioni, e il servirsene può condurre a numerose inesattezze, anche gravi. 

La terminologia dello yoga riconosce, oltre l’esistenza del nostro essere fisico e vitale, chiamato ” corpo grossolano”, doppiamente composto dall’involucro detto di nutrimento e dal veicolo vitale, ed oltre quella del nostro essere mentale, chiamato “corpo sottile” semplicemente composto dall’involucro mentale o veicolo mentale, una condizione suprema o divina: l’essere supermentale, chiamato “corpo causale” composto a sua volta da un quarto e quinto veicolo, detti di conoscenza e beatitudine. (…)

Come indica il suo nome, in realtà, questo corpo causale (kârana) in opposizione agli altri due che sono degli strumenti (karana), questa cima della manifestazione (la Supermente), è anche la sorgente e il potere realizzatore di tutto ciò che la precede nell’evoluzione attuale. Le nostre attività mentali sono infatti un derivato, una selezione della Conoscenza divina, una deformazione di essa fino a quando restano separate dalla verità da cui segretamente discendono. 

Ciò vale anche per le nostre sensazioni ed emozioni rispetto alla Beatitudine, per le nostre energie nervose e le nostre azioni rispetto alla Volontà e all’Energia della Coscienza divina, e infine anche per il nostro essere fisico rispetto alla pura essenza della Beatitudine e della Coscienza. 

 L’evoluzione di cui siamo testimoni sulla terra, e della quale noi siamo la più alta vetta, può, in un certo senso, considerarsi come una manifestazione inversa attraverso la quale i supremi Poteri, nella loro unità e nella loro diversità, utilizzano, sviluppano e perfezionano la sostanza e le attività imperfette della Materia, della Vita e della Mente affinché esse possano esprimere sempre più, nella relatività cangiante, l’armonia degli stati divini ed eterni da cui sono sorte (i piani supermentali). Se questa è la verità dell’universo, lo scopo dell’evoluzione ne è allo stesso tempo la causa. Tutto ciò che è immanente nei suoi elementi a poco a poco si libera e si manifesta.

Sintesi dello yoga: vol. I Introduzione

La Supermente, nella sua vera essenza, è una coscienza‑verità, una coscienza sempre libera dall’Ignoranza, il fondamento della nostra esistenza naturale presente o evolutiva, e da cui la natura in noi cerca di pervenire alla conoscenza di sé e del mondo, alla giusta coscienza e al giusto uso della nostra esistenza nell’universo.

La Supermente, poiché è una coscienza‑verità, ha in sé questa conoscenza intrinseca e questo potere di vera esistenza; il suo corso è rettilineo e può andare diritto allo scopo, il suo campo è vasto e può anche essere reso illimitato. Questo perché la sua vera natura è conoscenza: non deve procurarsela, ma è parte integrante di essa.

La Supermente è il grado di esistenza oltre la mente, la vita e la Materia, e, come la mente, la vita e la Materia si sono manifestate sulla terna, cosi anche la Supermente dovrà, nell’inevitabile corso delle cose, manifestarsi in questo mondo materiale. In effetti, una supermente è già qui, però è involuta, nascosta dietro questa mente, questa vita e questa Materia manifeste, e non agisce ancora apertamente o nel suo potere particolare; se agisce è attraverso questi poteri inferiori e modificata dai loro caratteri non è ancora riconoscibile. 

Solo con l’avvicinarsi e la venuta della discesa della Supermente essa può essere liberata sulla terra e rivelarsi nell’azione delle nostre parti materiali, vitali e mentali, in modo che i nostri poteri inferiori possano divenire parti di una totale attività divinizzata di tutto l’essere: ciò ci darà una divinità completamente realizzata o la vita divina. Cosi infatti la vita e la mente involute nella Materia si sono realizzate qui; poiché solo ciò che è involuto può evolvere, diversamente non potrebbe esserci emersione.

La manifestazione di una coscienza‑verità supermentale è pertanto la realtà capitale che renderà possibile la vita divina. Solo quando tutti i moti del pensiero, gli impulsi e le azioni saranno governati e diretti da una coscienza‑verità autoesistente e luminosamente automatica, e tutta la nostra natura sarà costituita da essa e fatta della sua sostanza, la vita divina sarà completa e assoluta. 

Persino così com’è, in realtà, sebbene non nell’apparenza delle cose, è una segreta conoscenza e verità autoesistente all’opera per manifestarsi nella creazione. Il Divino è già immanente dentro di noi, noi stessi siamo quello nella nostra più intima realtà, e questo dobbiamo manifestare; è quanto costituisce la spinta verso il vivere divino e rende necessaria la creazione della vita divina anche nell’esistenza materiale.

Una manifestazione della Supermente e della sua coscienza‑verità è quindi inevitabile; deve avvenire presto o tardi nel mondo. E tuttavia ha due aspetti, una discesa dall’alto e un’ascesa dal basso, un’autorivelazione dello spirito e un’evoluzione nella Natura. L’ascesa è necessariamente uno sforzo, un’operazione della Natura, una spinta o uno sforzo che essa compie per innalzare le proprie parti inferiori con un cambiamento, una conversione o trasformazione evolutivi o rivoluzionari nella realtà divina, e questo può accadere tramite un processo e un progresso o per mezzo di un rapido miracolo. La discesa o l’autorivela‑ dello Spirito è un atto della suprema Realtà dall’alto che rende possibile la realizzazione e può apparire sia come l’aiuto divino che determina il compimento del progresso e del processo sia come la sanzione del miracolo.

L’evoluzione, come la vediamo in questo mondo, è un processo lento e difficile, e, realmente, richiede di solito ere per raggiungere risultati stabili; questo succede perché nella sua natura stessa, l’evoluzione è un’emersione da inizi incoscienti, un inizio dalla nescienza e un lavoro nell’ignoranza degli esseri naturali di ciò che sembra essere una forza incosciente. 

Ci può essere, al contrario, un’evoluzione nella luce e non più nell’oscurità in cui essere che evolve sia un partecipante e un cooperatore cosciente, questo è precisamente ciò che deve succedere qui: Anche nello sforzo e nel progresso dall’Ignoranza alla Conoscenza, questo deve essere in parte, anche se non completamente, il tentativo che si deve fare sulle altezze della natura e deve essere totalmente così nel movimento finale verso il cambiamento, la realizzazione, la trasformazione spirituali. 

Dev’essere così a maggior ragione quando c’è una transizione attraverso la linea che divide l’Ignoranza e la Conoscenza, e che l’evoluzione è di conoscenza in conoscenza più grande, di coscienza in più grande coscienza, di essere in essere più grande. Non c’è allora più alcuna necessità del passo lento dell’evoluzione ordinaria; ci può essere una rapida conversione, una veloce trasformazione dopo trasformazione, cosa che sembrerebbe alla nostra presente mente normale una successione di miracoli.

Un’evoluzione su piani supermentali potrebbe essere di quella natura; potrebbe anche essere, se l’essere ha così scelto, un passaggio più tranquillo di uno stato supermentale o di una condizione di cose a qualcosa al di là ma ancora supermentale, da un piano a un piano divino, una costruzione di gradazioni divine, una libera crescita fino alla Supermente suprema od oltre, fino a piani d’essere, coscienza e Ānanda non ancora sognati.

Dal Dictionary of Sri Aurobindo’s Yoga
da ANIMA COSMICA

   


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