venerdì 17 agosto 2012

SAMSARA

Pubblicato in data 05/ago/2012 da 
www.fratellanzadiluce.com

I percorsi spirituali sono sempre dolorosi 

La vicenda di questo monaco è magistralmente descritta ed inserita tra gli scenari dalla valle del Ladak che da soli si impongono alla nostra attenzione. Avete notato la cura che il regista dedica ai dettagli naturalistici? I colori morbidi dell'autunno, la luce che pervade la valle in estate, sullo sfondo le vette imalaiane sempre coperte di neve.
Questa storia è poi marcata nel suo evolvere da momenti critici, potremmo dire da "frasi celebri" che segnano la progressione spirituale del giovane monaco.
Ricordo quella che motiva l'uscita dal monastero: " bisogna possedere una cosa per poterla abbandonare". C'è poi l'immagine del rametto nella corrente del fiume, metafora della nostra esistenza, destinato a finire in un grande mare. Ed ancora immergendosi due volte nelle acque del fiume il giovane monaco sancisce le sue scelte spirituali, i due passaggi fondamentali della sua esistenza: la fuga dall'ascesi ed il lento e doloroso ritorno.
Su tutto aleggia, mai risposta, la "key question" per tutti noi: "è più importante inseguire mille desideri o soddisfare uno solo?"





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