giovedì 6 dicembre 2012


Le borse sono in mano ai robot

5 DICEMBRE 2012 

Borse in mano ai robot, piccoli investitori sempre truffati

Il trading ad alta frequenza è già sfuggito di mano ai suoi creatori, ma i legislatori tardano a intervenire


05/12/2012
L’84% delle transazioni finanziarie è ormai in mano ai robot. Solo il 16% delle transazioni di borsa è portato a termine veri investitori che interagiscono con veri broker, il resto secondo il gruppo per le Quantitative and Derivative Strategies di Morgan Stanley’s è opera di computer che processano milioni di operazioni ad altissima velocità e frequenza, senza l’intervento di operatori umani. Il dato è relativo al periodo ottobre-dicembre del 2011.

UNA CORSA TRUCCATA - Gli algoritimi elaborano le tendenze di borsa e ordinano alle macchine di piazzare migliaia di ordini seguendo le tendenze del mercato, aprendo posizioni che sono chiuse immediatamente dopo con guadagni teoricamente risibili, ma che moltiplicati per il numero delle operazioni diventano imponenti. Questi trader privilegiati in virtù della loro potenza finanziaria e tecnologica godono per di più di vantaggi rilevanti rispetto alla platea degli investitori comuni, il più curioso dei quali è addirittura la possibilità di vedere gli ordini sul mercato un po’ prima che appaiano sui terminali dei piccoli investitori, nel caso del caso del Nasdaq si tratta di un vantaggio di appena 30 millisecondi, più che sufficienti alle macchine dei privilegiati per rilevare prima di altri quel che accadrà e approfittarne.
I PICCOLI SONO IMPOTENTI - I computer dedicati allo HFT possono bullarsi degli investitori tradizionali, emettere e cancellare ordini quasi simultaneamente, avvantaggiarsi d’informazioni riservate, lanciare rally e farli evaporare all’improvviso, avendo come unici concorrenti plausibili solo altri sistemi simili. Che una cosa del genere possa essere consentita come se fosse la cosa più normale del mondo, rimane un mistero legato all’influenza di quella finanza sulla politica e sulle autorità che dovrebbero intervenire per reprimere attività del genere e che invece sono “convinte” con facilità a lasciare che il settore si regoli da solo.
DILAGA - Il problema è che oggi l’attività di queste macchine si è ormai estesa a quasi tutti i tipi di contrattazione, dai mercati azionari a quelli monetari, fino a quelli che trattano le materie prime, facendo di fatto saltare qualsiasi correlazione tra il trading e le realtà economiche sottostanti. “La mano invisibile del mercato” è stata sostituita dalla manona invisibile dei computer che si battono armati di algoritmi arando il mercato e traendone profitti irrealizzabili da chiunque altro. Sembra evidente intuitivo poi che i profitti ricavati da queste attività siano sottratti alla concorrenza disarmata, ma secondo la fantastica matematica dei signori di Wall Street, quella che ad esempio si fonda sul credere che esista una cosa come la crescita infinita, sarebbe vero invece il contrario e quelli dello HFT porterebbero addirittura vantaggi ai mercati, che però sono giochi a somma zero e quindi contesti dove il profitto di alcuni arriva inevitabilmente a spese di altri.
LE PROVE - Proprio di recente The New York Times ha raccontato del rapporto firmato dal capo della Commodity Futures Trading Commission, Andrei Kirilenko, che mette nero su bianco proprio questa “scoperta”, anche se si tratta di un’evidenza disponibile a chiunque fin da una veloce analisi dei fondamenti del sistema, non fosse altro per i vantaggi evidenti e le discriminazioni che introduce a favore dei grandi operatori ad altra frequenza.
PAGANO I PICCOLI - Lo studio è stato accolto con prudenza, della quale però non c’è traccia nelle conclusioni di Kirilenko, che sostiene con forza sia i dati sui quali si è fondata la ricerca, eccellenti, che le conclusioni nette alle quali ha permesso di pervenire, su tutte quella per la quale HFT procurerebbe danni grossi agli investitori tradizionali, quelli che in teoria dovrebbero valutare la qualità di quanto commerciano e contribuire con le loro offerte a formarne il prezzo di mercato o ad allocare gli investimenti presso i progetti economici più redditizi. Risultati difficili da perseguire mentre i droni della grande finanza ronzano ad altezze irraggiungibili ai comuni mortali e muovono i mercati secondo logiche che nulla hanno a che fare con le loro teoriche ragioni d’essere
CREDIBILITA’ ZERO - Secondo Kirilenko se non si porrà rimedio gli investitori si sposteranno per forza verso mercati meno trasparenti, ma dove almeno non arrivano quelli dello HFT, perché mettere i propri soldi in un gioco dalle regole truccate dove la vittoria è riservata a chi fa e disfa le regole a proprio vantaggio alla fine erode la fiducia del clienti, già ai minimi dopo che al crack del 2008 sono seguite la farsa del “troppo grandi per fallire”, i salvataggi a carico dei contribuenti e anche una catena degli scandali che ha mostrato come tutto quanto era stato affidato alla responsabile autogestione dei colossi bancari e finanziari si è invece rivelato inquinato dagli abusi e dalle truffe, che non hanno risparmiato neppure la fissazione del LIBOR, il tasso che funziona da meridiano di riferimento per quasi tutte le transazioni finanziarie nel mondo.
SEGNI DI CRISI - L’unica nota positiva è in realtà un segnale d’allarme, perché se i profitti di questa particolare industria sono in calo nonostante l’allargarsi ad altre borse, i volumi sono calati negli ultimi tempi e non solo a causa di una vera e propria corsa agli armamenti che ha visto le banche dotarsi di macchine sempre più potenti e costose, fino a che anche il loro acquisto e gestione ha raggiunto costi stellari e costretto i protagonisti a dotarsi di veri e proprie strutture dedicate a mantenersi al passo della concorrenza.
UNA PRATICA PERICOLOSA - Secondo Kirilenko è abbastanza evidente che i profitti derivanti da HFT aumentino con l’aumentare dell’aggressività degli algoritmi e delle indicazioni impartite ai trader, ma con l’adozione di profili più aggressivi aumentano anche le probabilità che qualcosa vada storto, come nel caso dell’ormai famoso “flash crash”, che vide la borsa americana sprofondare quasi del 10% nello spazio di un amen a causa di qualcosa che è andato storto dalla parte dei trader ad alta frequenza. Quell’incidente nel 2010 ha avuto almeno il merito di spaventare alcuni legislatori e da spingerli ad interessarsi del fenomeno, ma per ora non sembra che la spinta sia tale vincere la corrente impetuosa dei lobbysti che spinge in direzione contraria
LA POLITICA ARRIVA DOPO - Solo di recente si è notato un interesse da parte di qualche politico statunitense al fenomeno, per ora prevalgono quelli che chiedono più informazioni sul fenomeno prima di dirsi pronti a decidere se lo HFT sia davvero quella bomba sulla quale sembra essersi seduta di nuovo l’economia mondiale o invece una normale evoluzione tecnica come furono quella del computer, del telefono o del telegrafo, che indubbiamente trasformarono l’operatività di borsa, senza che tuttavia se ne approfittasse qualcuno in maniera tanto discutibile e così poco fair.
CE LA FARANNO? - Il Nyt, nell’ottica del “giornalismo bilanciato” ha aggiunto in coda alle affermazioni di Kirilenko l’opinione di Terrence Hendershott, un professore un po’ di parte che si occupa della materia, che ha criticato la ricerca in quanto non prenderebbe in considerazione i vantaggi portati dall’introduzione della novità. Vantaggi che poi diventano uno solo, il calo delle commissioni che si è esteso agli investitori ordinari, anche se per questi le commissioni hanno davvero poca importanza se poi gli investitori sono chiamati a fare le loro puntate su un tavolo che sanno truccato, è evidente che il vantaggio sulle commissioni sia del tutto irrilevante, moralmente ed economicamente. Riusciranno i nostri eroi a sanare la situazione prima che il mondo si ritrovi di nuovo a piangere su un panorama di borse devastate dalla prossima crisi “imprevista”?
 ICONICON.IT

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