sabato 7 luglio 2012


Osho Rajneesh - vipassana - zen walk

Caricato da in data 28/feb/2009

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Meditazione Vipassana

Meditazione Vipassana come insegnata da S. N. Goenka nella tradizione di Sayagyi U Ba Khin

Cos'è la meditazione Vipassana?

Vipassana, termine che significa "vedere le cose in profondità, come realmente sono", è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India. Essa fu riscoperta ed insegnata più di 2500 anni fa come metodo universale per uscire da ogni tipo di sofferenza, un'arte di vivere.      

La tecnica di Vipassana - S.N. Goenka

Vipassana (che nell'antica lingua indiana Pali significa "vedere le cose in profondità, come realmente sono") è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India. Fu infatti riscoperta e insegnata da Siddhatta Gotama il Buddha più di 2500 anni fa come metodo universale per uscire da ogni tipo di sofferenza. 
Vipassana è una tecnica pratica di auto-osservazione, un metodo scientifico che porta alla graduale purificazione della mente. E' una tecnica universale, praticabile da tutti, definita da S.N. Goenka un'Arte di Vivere.
 

La meditazione Vipassana: un'arte di vivere


Tutti noi cerchiamo pace e armonia, perché questo è ciò che manca alla nostra vita. Di tanto in tanto ci sentiamo agitati, irritati, disarmonici. E quando proviamo questi malesseri, non ci limitiamo a soffrirne personalmente, ma spesso li riversiamo sugli altri. L'infelicità pervade l'atmosfera attorno a chi è sofferente e chiunque venga in contatto con questa persona ne risente a sua volta. Certamente non è questo il giusto modo di vivere. 

Si dovrebbe vivere in pace con se stessi e con gli altri. Dopotutto l'essere umano è un essere sociale; deve far parte della società e avere a che fare con gli altri. Ma come si può vivere in pace? Come si può rimanere in armonia dentro di sé e mantenere attorno a sé pace ed armonia in modo che anche gli altri possano vivere in modo pacifico ed armonioso? 

Per poter uscire dalla nostra infelicità, dobbiamo conoscere la ragione che ne sta alla base, la causa di questa sofferenza. Se esaminiamo il problema, ben presto ci appare chiaro che quando iniziamo a generare nella mente una qualche negatività o impurità, siamo destinati a divenire infelici. Negatività e impurità nella mente non possono coesistere con pace e armonia. 

Come iniziamo a generare negatività? Ancora, investigando, la cosa diviene chiara. Divento teso e infelice quando trovo qualcuno che si comporta in un modo che non mi piace, o quando scopro che sta succedendo qualcosa che non è di mio gradimento. Succedono cose indesiderate e comincio a creare tensione dentro di me. Non accade ciò che desidero, sulla mia strada sorgono degli ostacoli, e di nuovo genero tensione in me; creo dei nodi interiori sempre più forti. E nel corso della vita continuano ad accadere cose indesiderate, ciò che vogliamo potrà avverarsi oppure no, e questo processo di reazione, del creare nodi - nodi gordiani - fa sì che l’intera nostra struttura mentale e fisica divenga così tesa, così piena di negatività che la vita diventa insopportabile. 

Ora, un modo per risolvere il problema è di organizzare le cose in modo che nulla di indesiderato avvenga mai e che tutto vada esattamente così come lo vogliamo. Dovremmo sviluppare il potere di far sì che le cose indesiderate non accadano e invece accada solo ciò che desideriamo, oppure qualcun altro che venga in nostro aiuto dovrebbe avere questo potere. Ma ciò non è possibile. Non esiste nessuno al mondo i cui desideri vengano sempre esauditi, a cui tutto accada secondo i propri voleri, senza mai nulla di indesiderato. Continueranno a verificarsi fatti e situazioni contrari ai nostri desideri e ai nostri voleri. Così sorge la domanda: come possiamo non creare tensioni e rimanere in pace e in armonia? 

In India ed in altri paesi persone sagge e sante del passato hanno studiato questo problema, il problema della sofferenza umana, e hanno trovato una soluzione: non appena qualcosa di indesiderato accade e si inizia a reagire generando collera, paura o qualsiasi negatività, allora, appena è possibile, si deve spostare la propria attenzione su qualcos'altro. Per esempio ci si alza, si prende un bicchiere d'acqua, si beve; la collera allora non potrà moltiplicarsi e anzi comincerà a calare. Oppure ci si mette a contare: uno, due, tre, quattro; oppure si comincia a ripetere una parola, o una frase, magari il nome di una divinità o di una persona santa a cui si è devoti - e così la mente si svia e, fino ad un certo punto, ci si libera dalla negatività, dalla rabbia. 

Questa soluzione è risultata valida, ha funzionato e funziona ancora. Così facendo la mente si sente libera dall'agitazione. Tuttavia questa soluzione agisce solo a livello conscio: in effetti, sviando l'attenzione, si spinge la negatività nel profondo dell'inconscio e a quel livello le impurità continuano a riprodursi e a moltiplicarsi. Alla superficie c'è uno strato di pace ed armonia, ma nel profondo della mente giace un vulcano addormentato di negatività rimossa che prima o poi esploderà con una violenta eruzione. 

Altri esploratori della verità interiore si sono spinti più lontano nella loro ricerca: sperimentando all'interno di se stessi la realtà della mente e della materia, compresero che sviare l'attenzione è solo un modo di sfuggire al problema. La fuga non è una soluzione: occorre affrontare il problema. Ogni volta che della negatività sorge nella mente, semplicemente osservatela. Non appena un’impurità mentale viene osservata, essa inizia a perdere forza e gradualmente si dissolve. 

Una buona soluzione: essa evita entrambi gli estremi: soppressione e libera manifestazione. Finché seppelliamo la negatività nell'inconscio, essa non viene sradicata; d’altra parte se permettiamo che si manifesti nell'azione fisica o verbale, creiamo soltanto nuovi problemi. Invece, se la osserviamo semplicemente, l’impurità se ne va, e ne siamo liberi. 

Sembra magnifico, ma è veramente realistico? Non è cosa semplice fronteggiare le proprie negatività. Quando la collera sorge, essa ci travolge così rapidamente che neppure ce ne accorgiamo, per cui, sopraffatti dalla rabbia, commettiamo azioni fisiche o verbali che sono dannose per noi e per gli altri. E più tardi, quando la collera è passata, ci lamentiamo e ci pentiamo, chiedendo scusa a questa o quella persona, oppure a Dio: “Ho sbagliato, ti prego, perdonami”. Ma la volta seguente, in una situazione simile, reagiamo di nuovo allo stesso modo. Tutto questo pentirsi non ci aiuta per niente. 

La difficoltà è che non mi accorgo di quando ha inizio una negatività. Incomincia in profondità, a livello inconscio, e quando raggiunge il livello conscio ha acquistato una forza tale che mi travolge e non riesco a osservarla. 

Supponiamo che io assuma una segretaria privata che mi avverta quando la collera ha inizio: "Attento, sta iniziando la collera!" Ma dato che non posso sapere quando la collera può incominciare, dovrei disporre di tre segretarie private per tre diversi turni di lavoro, 24 ore su 24! Ma diciamo che me lo possa permettere: ora la collera ha inizio, e immediatamente la segretaria mi avvisa: “Attenzione, sta iniziando!”. Ebbene, la prima cosa che farei sarebbe di prendermela proprio con lei: "Sciocca, pensi di essere pagata per insegnare a me?" Sarei così sconvolto dalla collera che nessun consiglio mi potrebbe aiutare. 

Ma mettiamo che invece prevalga il buon senso e che io non la insulti; anzi, che le dica: "Tante grazie, ora devo sedermi ed osservare la mia rabbia". Ma è possibile? Non appena chiudo gli occhi e cerco di osservarla, nella mia mente si presenta immediatamente l'oggetto della mia rabbia - la persona o la situazione che le ha dato inizio. Ma allora non sto osservando la rabbia stessa. Sto solo osservando lo stimolo esterno di quell’emozione. Questo non farà che moltiplicare la collera, il che non è certo una soluzione. È molto difficile osservare una negatività astratta, un'emozione astratta, separata dall'oggetto esterno che l'ha provocata. 

Ma una persona che è giunta alla verità ultima trova l'autentica soluzione. Scoprì che, quando nella mente sorge una negatività, simultaneamente a livello fisico iniziano a succedere due cose. Una è che il respiro perde il suo ritmo normale. Ogni volta che nella mente appare una negatività, si inizia a respirare più forte. Ciò è facile da osservare. A un livello più sottile, cominciano delle reazioni biochimiche all'interno del corpo, che danno luogo a delle sensazioni. Ogni impurità genererà sensazioni di questo o quel tipo in una qualche parte del corpo. 

Ecco allora una soluzione pratica. Una persona normale non riesce ad osservare le negatività astratte della mente: paura astratta, collera o passione. Ma con un allenamento e una pratica adeguati, diventa molto semplice osservare il respiro e le sensazioni nel corpo, che sono entrambe collegate direttamente con le negatività mentali. 

La respirazione e le sensazioni mi aiuteranno in due modi: in primo luogo mi faranno da segretari privati. Non appena sorge una negatività nella mia mente, il respiro perde la sua normalità e avverte: "Attenzione, c'è qualcosa che non va!" E siccome non posso prendermela con il respiro, devo accettare l'avvertimento. Così anche le sensazioni mi avvertiranno che c'è qualcosa che non funziona. Allora, così avvertito, inizio ad osservare il respiro, inizio ad osservare le sensazioni. E ben presto scopro che la negatività se ne va. 

Questo fenomeno mentale-fisico è come una medaglia a due facce. Da una parte ci sono tutti i pensieri e le emozioni che sorgono nella mente, dall'altra il respiro e le sensazioni nel corpo. Ogni pensiero o emozione, ogni impurità mentale che sorge, si manifesta nel respiro e nella sensazione di quel momento. Così, osservando il respiro o le sensazioni, sto di fatto osservando le negatività mentali. Anziché sfuggire al problema, affronto la realtà così come è. Scoprirò che le impurità perdono la loro forza e non riescono più a travolgermi come in passato. Se persevero, alla fine esse scompaiono completamente e rimango in pace e felice. 

In questo modo la tecnica di auto-osservazione ci mostra la realtà nei suoi due aspetti: esterno e interno. Fino ad ora abbiamo sempre guardato all'esterno, lasciandoci sfuggire la verità interiore. Ho sempre cercato fuori di me la causa della mia infelicità; ho sempre incolpato e cercato di cambiare la realtà esterna. Ignorando la realtà interiore non ho mai compreso che la causa della sofferenza giace dentro di me, nelle mie cieche reazioni alle sensazioni piacevoli e spiacevoli. 

Ora, con la pratica, riesco a vedere l'altra faccia della medaglia. Divento consapevole del mio respiro e di ciò che accade dentro di me. Che si tratti di respiro o di sensazione, imparo ad osservare semplicemente, senza perdere l’equilibrio mentale. Smetto di reagire, smetto di moltiplicare la mia infelicità. Invece, lascio che le impurità si manifestino e poi se ne vadano via. 

Più si pratica questa tecnica e più rapidamente le negatività si dissolveranno. Gradualmente la mente si libera dalle impurità, e diviene sempre più pura. E una mente pura è sempre piena di amore, amore disinteressato per gli altri, piena di compassione per le debolezze e le sofferenze degli altri, gioiosa dei loro successi e della loro felicità, piena di equanimità in ogni situazione. 

Quando si arriva a questo stadio, tutto l'andamento della propria vita cambia. Diventa impossibile fare - verbalmente o fisicamente - qualcosa che disturbi la pace e l'armonia degli altri. Al contrario, la mente equilibrata non solo diventa piena di pace in se stessa, ma diffonde pace ed armonia nell’atmosfera circostante, e ciò inizia ad influenzare anche gli altri, aiutandoli. 

Imparando a rimanere equilibrati di fronte a qualsiasi esperienza interiore, si sviluppa il distacco anche da tutto ciò che si incontra nelle situazioni esterne. Questo distacco non è però fuga o indifferenza riguardo ai problemi del mondo. Chi pratica regolarmente Vipassana diventa più sensibile alle sofferenze degli altri e fa del suo meglio per alleviarle - non con l’agitazione, ma con una mente piena di amore, compassione ed equanimità. Impara il sereno distacco: come essere pienamente impegnati, pienamente coinvolti nell’aiutare gli altri, mantenendo allo stesso tempo una mente equilibrata. Così, mentre si lavora per la pace e la gioia degli altri, si rimane felici e in pace. 

Questo è ciò che ha insegnato il Buddha, un'arte di vivere. Egli non fondò e non insegnò una religione o un “ismo”. Non istruì mai i suoi seguaci a praticare dei riti o dei rituali, delle vuote e cieche formalità. Al contrario, insegnò a osservare semplicemente la natura così come è, osservando la propria realtà interiore. Per ignoranza si continua a reagire in modi che sono nocivi per se stessi e per gli altri. Ma quando la saggezza si risveglia - la saggezza di osservare la realtà così come è - allora l'abitudine a reagire viene abbandonata. Quando smettiamo di reagire ciecamente, allora diveniamo capaci di agire davvero - con azioni che nascono da una mente equilibrata, una mente che vede e comprende la verità. Tali azioni non potranno essere che positive, creative, utili per noi stessi e per gli altri. 

Ciò che è necessario, allora, è “conoscere se stessi”, un consiglio che è stato ripetuto dai saggi di ogni tempo. Ci si deve conoscere non solo a livello intellettuale, al livello delle idee e delle teorie, né solo a livello emozionale o devozionale, accettando ciecamente ciò che abbiamo ascoltato o letto. Questa conoscenza non è sufficiente. Si deve invece conoscere la realtà a livello effettivo. Si deve sperimentare direttamente la realtà di questo fenomeno mentale e fisico: solo questo ci aiuterà a liberarci dalle nostre sofferenze. 

Questa esperienza diretta della nostra realtà interiore, questa tecnica di auto-osservazione viene chiamata “meditazione Vipassana”. Nella lingua dell'India ai tempi del Buddha, la parola passana significava guardare, vedere ad occhi aperti, nella maniera abituale. Ma vipassana è osservare le cose così come sono in realtà, non semplicemente come sembrano essere. Si deve penetrare la verità apparente fino a raggiungere la verità fondamentale dell'intera struttura mentale e fisica. Quando si sperimenta questa verità, si impara a non reagire più ciecamente, a non creare più negatività; e così, naturalmente, le impurità accumulate in precedenza saranno gradualmente eliminate. Ci si libera dalle sofferenze e si sperimenta la vera felicità. 

http://www.atala.dhamma.org/pub/tecnica.php
 

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