MAGDI ALLAM: LA DITTATURA FINANZIARIA SI REGGE SU QUELLA
MEDIATICA
L’Italia
non dispone più di una moneta sovrana, ma deve acquistare la moneta che
utilizza dalla Banca centrale europea che applica un
tasso di interesse del 4%. E’ assurdo. La moneta è un semplice
strumento che serve a parametrare la ricchezza posseduta. Ma la
ricchezza non è insita nella moneta.
Quali sono le linee guida che caratterizzano questo nuovo movimento politico?
Noi
abbiamo deciso di partecipare autonomamente alle prossime elezioni
politiche per rappresentare una autentica alternativa
all’insieme dei partiti che hanno mercificato il potere gestendolo
in maniera consociativa e svendendo l’Italia e gli italiani a vantaggio
di una vera e propria dittatura finanziaria incarnata
dalla sagoma di Monti.
Il governo uscente, in soli dodici mesi, è
riuscito a raddoppiare il numero degli italiani che patiscono la fame,
ha costretto 47 mila famiglie ad abbandonare la propria
casa a causa di una sopraggiunta povertà, provocando contestualmente
la chiusura, in media, di 200 imprese al giorno strangolate
paradossalmente da crediti che lo Stato non paga. In Italia oggi
si muore di credito perché chi deve pagare non ha i soldi. Lo Stato
deve 200 miliardi di euro alle imprese. Noi siamo l’unica alternativa
vera alla demagogia populista di Beppe Grillo e offriamo
una risposta ai tanti che intendono astenersi.
Alcuni
denunciano il rischio di un progressivo svuotamento delle democrazie
interne degli Stati nazionali ad opera di una
oligarchia europea di non eletti che tende ad imporre al comando
figure tecnocratiche non legittimate dal consenso. E’ un rischio reale o
demagogia populista?
Parto
dai fatti. Sono stato giornalista per 35 anni, ho una formazione
sociologica e credo nei numeri. Mario Monti, insediatosi premier
il 16 novembre del 2011, giurò sulla Costituzione di servire
l’esclusivo interesse nazionale dell’Italia. In quei giorni Monti sedeva
ancora nel direttivo della più grande banca d’affari al
mondo, la Goldman Sachs, era nel direttivo di una delle tre grandi
agenzie di rating, Moody’s, era nel direttivo del gruppo Bilderberg
(associazione paramassonica transnazionale, ndc) nonché
presidente europeo della commissione Trilaterale (altra potente
associazione fondata negli anni ’70 dal miliardario americano
Rockefeller). Soltanto nove giorni dopo, il 24 di novembre, Monti
annunciò la sua sospensione dalla partecipazione a queste
associazioni che, evidentemente, sono in chiaro conflitto con
l’interesse nazionale dell’Italia. I risultati di tali improprie
commistioni sono tristemente lampanti.
L’avvento al potere di Monti,
calato dall’alto da poteri finanziari forti grazie alla complicità del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha
rappresentato l’inizio di una involuzione in grado di svuotare i
contenuti della nostra democrazia sostanziale. Il Parlamento è stato di
fatto commissariato, i partiti privati delle loro
identità. Pd e Pdl, fino al giorno prima fortemente alternativi, con
l’arrivo di Monti si sono messi insieme come per incanto al fine di
sostenere la stessa strategia e lo stesso governo.
L’Italia esprime oggi un Parlamento di designati che elegge un
presidente della Repubblica designato dai designati. Inoltre, come se
non bastasse, abbiamo un capo del governo calato dall’alto da
poteri finanziari forti che, per giunta, ha l’ardire di definirsi il
salvatore della Patria. Questi sono fatti non opinioni. La democrazia
sostanziale in Italia è già di fatto morta.
A
leggere i principali giornali italiani, però, viene fuori una realtà
molto diversa da quella che lei racconta. Lei, tra
l’altro, è stato giornalista per molti anni. Perché nessun
giornalista, neppure in solitaria, approfondisce tali argomenti.
Pigrizia, inverosimiglianza o controllo stringente delle
informazioni?
La
dittatura finanziaria in atto si sorregge sulla dittatura mediatica. La
grande stampa nazionale è appiattita nel sostegno acritico
nei confronti di Mario Monti. C’è una convergenza nel rappresentarlo
falsamente come una specie di eroe nonostante che tutti gli indicatori
economici, relativi all’anno di governo di Monti, siano
fortemente negativi. Negli ultimi 12 mesi il numero degli italiani
che patiscono la fame ha raggiunto la cifra di 6,2 milioni, esattamente
il doppio rispetto all’anno precedente, 7 mila famiglie
sono state costrette ad abbandonare la propria casa perché non
riescono più a pagare il mutuo, 200 imprese muoiono quotidianamente, il
gettito fiscale è aumentato ma il debito pubblico è
cresciuto di altri 153 miliardi, superando così la soglia
psicologica dei 2000 mila miliardi di euro, il Pil è calato del 2,4%, la
disoccupazione è aumentata e il potere di acquisto da parte
delle famiglie è considerevolmente calato. Un italiano su tre oggi
fa la fila alle mense dei poveri. La fotografia della cruda realtà
certifica una cosa evidente: c’è una discrepanza incredibile
fra tra la realtà e la rappresentazione della realtà. Io credo che
all’interno della categoria dei giornalisti si debba fare una seria
riflessione sul livello medio di deontologia professionale
degli operatori dell’informazione.
Come
spiega la costanza nel proseguire sul solco delle politiche di rigore e
austerità nonostante il sostanziale fallimento,
fotografato dai numeri, di queste ricette? Possibile che in realtà
la crisi, volutamente amplificata, nasconda piuttosto il desiderio di
riorganizzare, su scala continentale, la società secondo
un modello sociale di tipo oligarchico?
Anche in
questo caso parto dai fatti. Le istituzioni finanziarie a cui fa
riferimento Mario Monti, Goldman Sachs, Moody’s ecc., sono
quelle che hanno creato la moltiplicazione a dismisura dei titoli
derivati. Al punto che, nel 2011, il valore di questi titoli fu stimato
in 780 mila miliardi di dollari. Una cifra, per capirci,
che equivale a 10 volte il valore del Pil di tutti i Paesi del mondo
messi insieme. Questo denaro virtuale deve essere riciclato. Per essere
riciclato deve quindi convertirsi in beni reali. La
mafia, gestendo cifre molto inferiori, fa la stessa cosa: lava il
denaro sporco acquisendo beni. Al fine di garantire il riciclaggio di
cifre così ingenti, alla speculazione finanziaria serve il
controllo diretto dei governi. L’indebolimento dell’economia reale, e
relativa sofferenza di lavoratori e imprese, è essenziale per
permettere agli speculatori di lucrare. Le imprese, spesso
costrette a chiudere perché creditrici, svendono necessariamente la
propria attività. Questa, in estrema sintesi, è la missione di Monti per
conto dei mondi che lo sostengono: riciclare i titoli
derivati consentendo alla speculazione finanziaria globalizzata di
mettere le mani sull’economia reale.
Come si esca da questo pantano?
Da
questo pantano si esce spiegando agli italiani quello che sta succedendo
e quindi portando queste tematiche all’attenzione dei
media. L’Italia non dispone più di una moneta sovrana, ma deve
acquistare la moneta che utilizza dalla Banca centrale europea che
applica un tasso di interesse del 4%. E’ assurdo. La moneta è un
semplice strumento che serve a parametrare la ricchezza posseduta.
Ma la ricchezza non è insita nella moneta. La ricchezza è insita nei
beni reali. Noi abbiamo dimenticato l’importanza della
proprietà popolare della moneta. Quindi, per ripartire, dobbiamo
innanzitutto riscattare la nostra sovranità monetaria.
Questo è il primo
punto del nostro programma. Dobbiamo, poi, abbattere
drasticamente il costo dello Stato che è di 800 miliardi di euro
all’anno. Lo possiamo fare soltanto rovesciando la piramide che oggi
vede al potere una cupola governata dalla Banca centrale
europea, dalla Commissione Europea e dal Fmi. Noi vogliamo mettere
al centro i Comuni. La nostra politica è concentrata nel risolvere i
problemi delle persone non della moneta, a noi interessano
le famiglie, non le banche.
Il 97% delle imprese medie e piccole
italiane sono a gestione familiare. La comunità locale è più importante
dei fantomatici mercati. Dobbiamo capovolgere tutto
questo. Dobbiamo attribuire ai Comuni la prerogativa di gestire le
risorse, compresa la riscossione delle tasse, applicando il principio
che le tasse si pagano una sola volta alla fonte.
Quindi
anche “Io Amo l’Italia” si pone su un piano di continuità con il
pensiero economico neoclassico che individua nel
dimagrimento dello Stato la soluzione per ripartire? Non sarebbe
forse meglio riscoprire il pensiero di Keynes che metteva al centro la
domanda e non i tagli?
Bisogna
però distinguere. Le municipalizzate, ad esempio, in Italia hanno
accumulato debiti per 50 miliardi. Il fatto che vadano ad
elezioni anticipate per malversazione finanziaria le principali
Regioni italiane è oltremodo significativo. Quando c’è un fiume di
denaro pubblico che transita, lì c’è sperpero, corruzione e
inefficienza. Questo deve finire. Lo sviluppo deve essere
prerogativa di coloro che non buttano il denaro dalla finestra, in primo
luogo gli imprenditori.
Tanti imprenditori efficienti vivono in
Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti. Noi dobbiamo partire da
questa realtà. I sindaci sono oggi gli unici amministratori eletti
direttamente con il voto dei cittadini e ogni giorno, a
differenza di altri, si confrontano con i problemi reali della
gente. Lo sviluppo deve rimanere appannaggio degli imprenditori che
devono trovare risposte ad un livello politico vicino e
territoriale. Sono però contrario al ritorno dello Stato
nell’economia.
Quindi un nuovo New Deal per l’Italia sarebbe, secondo questa impostazione, una ipotesi da rigettare?
L’Italia
ha uno straordinario patrimonio ambientale, culturale ed umano. Siamo
il Paese più bello al mondo. In Italia abbiamo il 70%
del patrimonio culturale mondiale. Abbiamo espresso eccellenze in
tutti i settori. Tutto questo è in pericolo perché, da un lato, l’Italia
è un territorio a rischio sismico, dall’altro l’incuria
da parte dell’uomo ha reso possibile la cementificazione selvaggia
che espone i territori al rischio di devastanti alluvioni e calamità
importanti.
Nella messa in sicurezza del territorio su
scala nazionale è possibile immaginare l’intervento dello Stato che
assume responsabilmente il compito di mettere in sicurezza questo
straordinario patrimonio culturale e paesaggistico, dando al
contempo lavoro a uomini e imprese. Lo Stato può fare tutto questo
solo riacquisendo la prerogativa di emettere direttamente la moneta.
Questo significa creazione di ricchezza, produzione di beni
e offerta di servizi. In casi come questo, particolarmente difficili
e complicati, è pensabile l’intervento diretto dello Stato nelle
dinamiche economiche che, comunque, deve prioritariamente
restituire i suoi debiti. In Gran Bretagna, ad esempio, oggi lo
Stato sta cancellando il proprio debito pubblico attraverso la sua Banca
centrale, che è pubblica. Il debito pubblico in assoluto
non è mai un problema. Gli Stati Uniti d’America, tanto per capirci,
hanno un debito pubblico che è 6 volte quello dell’Italia.
Il
grande economista Winne Godley, non a caso diceva “non esiste debito
cha il governo non possa onorare semplicemente
chiedendo alla propria banca centrale di staccare un assegno”. E’
possibile riformare dall’interno questa Europa tecnocratica?
Non è
possibile riformare questa Europa. Le istituzioni europee sono state
pensate per perpetuare l’esistente. Io sono parlamentare
europeo e mi sono reso conto che il tentativo di migliorare questa
Europa è velleitario.
A chi rispondono del loro operato il presidente della Bce Mario Draghi o quello della Commissione europea Herman Van
Rompuy?
A
nessuno. La Bce non è una istituzione benefica ma è un società per
azioni con scopo di lucro i cui azionisti sono delle banche
private. La Bce persegue perciò il profitto. Lo fa vendendo moneta
all’1% alle banche commerciali. Lo Stato, che non può più emettere
moneta, è costretto ad indebitarsi presso le banche
commerciali che non a caso sono detentrici del 75% del nostro debito
pubblico italiano. Noi abbiamo un meccanismo che fa sì che lo Stato per
ripianare il debito è costretto ad indebitarsi
ulteriormente. La Commissione Europea rappresenta un’altra grossa
anomalia, perché in uno Stato di diritto i tre poteri, legislativo ,
esecutivo e giudiziario, devono rimanere separati.
In
Europa, invece, il potere esecutivo e il potere legislativo sono
entrambi nelle mani della Commissione. Il Parlamento europeo non ha
sostanzialmente alcun potere. L’Europa, inoltre, non è uno
Stato di alcun tipo, né unitario, né federale né confederale: è
sostanzialmente una organizzazione internazionale. Una organizzazione
cha ha però un potere invasivo nei confronti degli Stati che
aderiscono all’Unione europea perché, tale adesione, li obbliga a
sottostare alle risoluzioni europee.
Tutto questo è contro il diritto
internazionale. Solo lo Stato può vantare un diritto
invasivo nei confronti dei cittadini. Se c’è un contrasto tra la
risoluzione europea e la legge dello Stato prevale la risoluzione
europea. E lo Stato che non applica la risoluzione europea viene
per giunta pesantemente sanzionato. Non è forse questa una
dittatura? La maggior parte delle leggi italiane, fate attenzione,
consiste soltanto nella riproposizione automatica e acritica delle
decisioni prese in sede europea da uomini che non hanno ricevuto
alcun mandato democratico.
Il Vaticano si è espresso favorevolmente nei confronti di Monti. Impressioni?
Sono
sconcertato. Sono sconvolto perché Monti è l’esatto opposto della
dottrina sociale della Chiesa. Monti mette al centro la moneta e
i mercati e ci dice che dallo spread dipende tutta la nostra vita,
che dobbiamo vivere per salvare l’euro e soffrire per ridurre il debito
pubblico. Questa concezione si scontra con chi considera
la persona come depositaria di un valore intrinseco, con chi crede
nella sacralità della vita, nella libertà di scelta e nella dignità del
uomo. Questi sono valori non negoziabili. Mi preoccupa
assai il fatto che la Chiesa, ai più alti livelli, si sia espressa a
sostegno di Monti. Ho paura che ciò possa accadere per ragioni
utilitaristiche e materiali, magari per strappare uno sconto
sull’Imu. Questo sostegno esplicito e ossessivo potrebbe cioè essere
il triste risultato di uno scambio poco spirituale. Ma gli italiani che
oggi fanno la fame per colpa delle politiche di Monti
non capiscono affatto l’atteggiamento della Chiesa.
Alcuni tuoi detrattori ti hanno dipinto come uno affetto dalla furia del convertito. Cosa rispondi a chi ti rivolge questo tipo
di critica?
Io sono
stato musulmano per 56 anni. Distinguo nettamente tra la dimensione
della persona e quella della religione. Considero tutte le
persone pari sul piano della dignità e delle libertà. Sono contro
qualsiasi tipo di discriminazione per ragioni di razza o religione. Al
tempo stesso sono consapevole del fatto che le religioni
non sono tutte uguali, che ogni religione contiene delle chiare
specificità. L’ebraismo e il cristianesimo non sono identici all’Islam.
Gesù Cristo e Maometto non sono la stessa cosa. Ciò che è
scritto nel Corano non è uguale a ciò che è scritto nei Vangeli. Ciò
che si predica nelle chiese non è ciò che si predica nelle moschee.
Quindi io denuncio il relativismo ideologico che, partendo
dall’amore per il prossimo quale fondamento del cristianesimo nel
quale credo fermamente, equipara l’islam al cristianesimo. Noi dobbiamo
amare tutti, compresi i musulmani, ma il relativismo è un
nemico pericoloso. Io rispetto e amo i musulmani come persone ma
condanno l’islam come religione. L’islam si fonda su due pilastri: il
Corano e Maometto. Nel Corano c’è la legittimazione ad
odiare chi non è musulmano mentre Maometto è stato fondamentalmente
un criminale, uno che ha direttamente partecipato nel 626 alle porte di
Medina allo sgozzamento e alla decapitazione di 500
ebrei. Questo fatto lo troviamo nella sua biografia ufficiale, non
in un testo critico. Di fronte a questi fatti io non rinuncio a dire la
verità. L’Islam è una religione che istiga e ordina la
violenza nei confronti degli infedeli ebrei e cristiani.
E’ migliorata la condizione dei Paesi nordafricani in seguito alle cosiddetta primavera araba?
E’
peggiorata. Il punto di riferimento per gli islamici non è la democrazia
ma la sharia. L’Egitto è un caso emblematico così come la
Siria, dove si sta perpetrando un crimine nei confronti dei
cristiani assassinati. Questa Europa è complice perché è schierata di
fatto dalla parte delle bande terroristiche dei Fratelli
musulmani e di Al Qaida.
Pitos - Tratto da: ilmoralista
frontediliberazionedaibanchieri.it
Nessun commento:
Posta un commento